Sono tornate.
Quindici nel 2005. E forse di più quest’anno. Le matricole riaccendono l’entusiasmo degli investitori. Ma sono tutte un vero affare? Ecco qualche suggerimento per destreggiarsi fra le Ipo (initial public offering), le aziende pronte a quotarsi.
Occhio ai fattori di rischio. Il fai-da-te non è da escludere in partenza ma bisogna dedicarci del tempo e leggere almeno le pagine sugli elementi di rischio. Altrimenti meglio optare per un fondo o un Etf.
Meglio l’Ops. Nella tabella elaborata dalla banca dati Euripo-Universoft, c’è un indicatore relativo alle recenti matricole: è la quota di Ops, cioè quante azioni l’azienda ha collocato in offerta pubblica di sottoscrizione. L’Ops è da preferire all’offerta pubblica di vendita (Opv).
Se la forchetta è ampia. Sempre nella tabella Euripo, c’è la colonna sull’incertezza valutativa: ad un’alta percentuale corrisponde una grande forchetta di prezzo. Nell’iter normale di quotazione, un’incertezza valutativa del 10%-20% è accettabile. Ma quando si supera il 30%, c’è da chiedersi qual è il servizio fornito al mercato dal valutatore.
Prima dell’Ipo. Per le matricole c’è poi l’effetto “marketability”: la società che va in Borsa di solito aumenta di valore. È un premio che gli investitori pagano in sede di Ipo per il solo fatto che l’azienda viene quotata. Ci sono persone, a volte gli stessi manager, che acquistano però azioni quattro o cinque mesi prima. A un prezzo inferiore. Chi acquista in fase di Ipo paga invece un premio (quindi un prezzo più alto) per il minor rischio. Ma non sempre è così. Quindi attenti a chi compra (a sconto) prima.
vitaliano.dangerio@ilsole24ore.com
timi sedici mesi