Festeggerà il 29 dicembre il suo primo anno da Governatore della Banca d'Italia. Dodici mesi intensi, spesi su vari fronti, ma sempre con lo stesso obiettivo: modernizzare l'azione di quella che tra le istituzioni economiche italiane è la "vecchia signora" più blasonata, seguendo la rotta dell'Europa,senza perdere nessuna delle caratteristiche che storicamente ne hanno determinato il prestigio. Mario Draghi, del resto, ha raccontato la mission della "sua"Banca d'Italia quando è andato a spiegare a un pubblico d'eccellenza a Londra la lezione di Luigi Einaudi. Sotto quella leadership, ha ricordato, la Banca d'Italia cominciò ad assumere un ruolo speciale, forse unico fra le banche centrali:quello di«un consulente indipendente e fidato del Parlamento, del Governo, della Pubblica opinione».
Non era un compito facile,il suo,tenendo conto del fatto che,come lo stesso Draghi ha ricordato il 31 maggio scorso, dopo gli scandali che hanno determinato l'uscita di scena di Antonio Fazio,la Banca d'Italia«pur salva nell'integrità istituzionale, ne usciva ferita». E tenendo conto anche delle strettoie della nuova legge di tutela del risparmio,varata in gran fretta proprio nel pieno delle polemiche post "furbetti del quartierino", che rischiavano di compromettere l'autonomia istituzionale (basta pensare alla questione dell'assetto proprietario della Banca, sulla quale Draghi ha consigliato al legislatore un attento ripensamento).
Messaggio alle banche
Ma il primo "avviso ai naviganti" il neo Governatore lo indirizza senza indugio al sistema bancario: non fatevi frenare da«personalismi » o da esigenze di «campanile» sulla strada del necessario consolidamento del sistema bancario, è l'avvertimento che rivolge alle banche, in occasione del Forex di Cagliari.
Poi, nelle Considerazioni finali, fa capire chiaramente che per le aziende di credito italiano d'ora in poi non varrà più l'alibi del maternage della Banca d'Italia per eludere le sfide della concorrenza. E, come primo segnale, annuncia la caduta dell'obbligo dell'informativa preventiva alla Banca d'Italia in caso di Opa. Formalmente, le norme delle istruzioni di vigilanza che prevedevano l'informativa a via Nazionale sette giorni prima della convocazione dei consigli d'amministrazione verranno abrogate a fine agosto. Ma già in occasione del matrimonio bancario dell'anno, quello fra San Paolo Imi e Banca Intesa, non è stata necessaria una comunicazione formale prima della riunione dei consigli d'amministrazione.Non è casuale, del resto, che nel 2006 accanto al matrimonio fra colossi che porterà a un gruppo da 115mila dipendenti e 13 milioni di clienti abbiano preso vita anche altri importanti connubi, come quello fra Banca popolare italiana e Banca popolare di Verona e Novara o la fusione fra Banche popolari unite e Banca Lombarda.
Mercato su scala europea
Draghi al nuovo corso del sistema bancario italiano crede davvero. Come ha spiegato all'assemblea dell'Abi, «la Banca d'Italia fa proprio l'indirizzo che vede nel consolidamento un'opportunità di crescita per il settore e per il suo management: una necessità per affrontare la concorrenza internazionale, una base per successive, più complesse, aggregazioni transfrontaliere».
Sovranità del depositante
Inoltre, il nuovo Governatore ha molto chiara la necessità che i vantaggi conseguiti dal sistema bancario grazie a una maggiore concorrenza anche sul mercato della proprietà devono tradursi in vantaggi per i depositanti. E non perde occasione per incalzare su questo terreno il sistema creditizio. Così alla Giornata del risparmio è tornato a sollecitare l'azzeramento dei costi di chiusura dei conti correnti e la piena portabilità dei conti correnti. E ha spiegato che un clima di maggior concorrenza dovrà interessare anche i servizi di pagamento, con l'ingresso di nuovi operatori non bancari, favoriti dal processo tecnologico.Anche se nella stessa occasione ha puntualizzato sul decreto Bersani e sulle sue incretezze intepretative che non servono a favorire né il lavoro delle banche né i benefici per i consumatori.
Consigli al Principe
Puntuale, fidata e indipendente, così come la descriveva Einaudi, è arrivata anche la consulenza al Governo e al Parlamento sulla politica economica. Fin dall'inizio del suo mandato,Draghi ha sempre ricordato che la vera sfida da vincere per il nostro Paese è quella della crescita e che a questo scopo è essenziale rimuovere i vincoli strutturali che bloccano l'economia.Nell'audizione sulla legge Finanziaria, Draghi ha battuto a lungo sulla necessità di riformare la spesa corrente. Non ha nascosto il timore che la scelta di curare i conti pubblici continuando a pigiare sul pedale del fisco possa alla lunga rivelarsi controproducente per lo sviluppo economico. E, soprattutto, ha raccomandato rapidità nell'azione sulla spesa, sottolineando che all'inizio del 2007, al momento di riformare le regole previdenziali secondo l'accordo raggiunto con i sindacati,serviranno misure in grado di aumentare l'età effettiva di pensionamento.
Nuovi vertici
Infine, una sfida non facile e che è ancora in atto, con la complessa ristrutturazione che dovrebbe potenziare l'amministrazione centrale e ridurre il numero delle filiali, era quella relativa al nuovo corso interno. A cominciare dal restyling dei vertici: la legge sul risparmio ha decretato infatti il cambio della guardia anche nelDirettorio.Il nuovo statuto della Banca è stato varato all'inizio dell'estate e approvato in via definitiva dall'assemblea straordinaria dei partecipanti il28 novembre scorso. E dopo le dimissioni di Vincenzo Desario e quelle, recentissime, di Pierluigi Ciocca, il nuovo anno vedrà un ponte di comando a cinque,con il Direttore generale, Fabrizio Saccomanni, e i due nuovi vicedirettori Ignazio Visco e Giovanni Carosio, accanto ad Antonio Finocchiaro. In prospettiva,per le new entry fra i funzionari generali si parla di Salvatore Rossi (ricerca scientifica) con Daniele Franco in pole position per dirigere il Servizio studi, mentre per la Vigilanza la scelta sembra essere su una rosa di nomi più ampia. In lizza ci sono infatti i tre attuali caposervizio (Giovanni Castaldi, Carlo Pisanti, Claudio Clemente) ma si fa anche il nome di un altro funzionario generale, Anna Maria Tarantola.