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Mutui, Euribor a un mese
ormai a ridosso del 5%

di Alberto Annicchiarico

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11 dicembre 2007

E' ormai a ridosso del 5% l'Euribor a un mese, il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie tra le principali banche europee usato come riferimento per il costo del denaro a breve termine e tasso base per i mutui. Dopo il 4,963% di ieri, il fixing di oggi della scadenza a un mese ha registrato un nuovo rialzo al 4,991%.


Sull'argomento è intervenuto lunedi' Lorenzo Bini Smaghi , componente italiano del board della Banca centrale europea, secondo il quale l'attuale livello dei tassi interbancari «riflette i timori sulle esigenze di liquidità a fine anno ma si tratta di timori ingiustificati perché la politica di stabilizzazione del tasso overnight continuerà nei prossimi giorni». Le tensioni che si sono registrate finora, ha aggiunto Bini Smaghi, non sono giustificabili «in base alla disponibilità e all'accesso delle banche alla liquidità della Bce». Secondo Bini Smaghi, «malgrado le condizioni di offerta più sfavorevoli causate dalla crisi dei mutui subprime, la domanda di credito e il credito effettivamente erogato sono rimasti molto dinamici anche nel terzo trimestre del 2007 non solo nell'area dell'euro nel suo insieme, ma anche in Italia».

Dietro un simile movimento, aveva ineve spiegato alcuni giorni fa a Il Sole 24 Ore Radiocor un operatore di una primaria banca italiana, «c'è chiaramente la particolare stagione che stiamo vivendo e, soprattutto, il fatto che le banche stanno intensificando gli sforzi per assicurarsi la liquidità per chiudere il 2007 con i conti in ordine». Insomma, banali, e in qualche modo attese, scadenze tecniche di fine anno che hanno spostato le tensioni sull'Euribor a un mese, rimasto finora parzialmente immune. «Piano piano - avava spiegato un altro operatore - avvicinandosi alla fine dell'anno tutte le scadenze dell'Euribor, comprese quelle a tre, due e una settimana si allineeranno ai valori aggiornati». Finora è succeso soltanto per l'Euribor a tre settimane.

Da Londra un esperto in forze a una primaria banca americana aveva commentato in occasione della fiammata di fine novembre: «L'impennata è improvvisa, ma assolutamente non anonima, completamente in linea con l'aspettativa del mercato: l'aumento del tasso Euribor è l'evidente conseguenza del credit crunch. Infine, il fixing sul mese Euribor oggi tratta sulla fine dell'anno, cioè va dal 3 dicembre al 3 gennaio, includendo, quindi, il "turn" di fine anno, che tratta a livelli, solo fino a pochi mesi fa, impensabili». Secondo Mutuionline su 36 banche che offrono prodotti a tasso variabile, 23 (il 64%) lo agganciano all'Euribor a un mese, 12 (33%) a 3 mesi e una (3%) a 6 mesi.

In ogni caso il salto avvenuto dalla fine dello scorso mese impressiona e per vederne uno analogo bisogna andare indietro nel tempo alla crisi agostana dei subprime, quando comunque la risalita improvvisa non era andata oltre lo 0,5% e aveva interessato uniformemente i valori del tasso interbancario. L'impennata rischia di avere effetti molto pesanti su milioni di sottoscrittori di mutui casa a tasso variabile: la rata viene agganciata dalle banche proprio al dato dell'Euribor a tre mesi e a un mese base 360 rilevato all'ultimo giorno lavorativo del mese precedente e al primo del nuovo mese.

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