Dopo oltre nove ore di assemblea ordinaria Telecom Italia ha nominato il nuovo board, più snello per numero di consiglieri (15) e di amministratori indipendenti (5, la metà di prima). La partita delle minoranze si è conclusa 2 a 1: due consiglieri (Paolo Baratta e Roland Berger) per la lista Fossati e uno (Luigi Zingales) per la lista di Assogestioni. Determinante l'1,57% di Banca d'Italia che ha votato, come lo scorso anno, a fianco degli investitori istituzionali. Astenuta invece Pirelli (1,36%) che avrebbe appoggiato i Fossati, ma che in qualità di partecipante al patto Mediobanca ha preferito evitare qualsiasi ombra di collegamento. Del resto non avrebbe cambiato l'esito del voto: il 2,88% del capitale si è schierato per la lista di Assogestioni, il 5% per quella di Findim.
Nessuna sorpresa invece sui nomi degli altri consiglieri, espressi da Telco: Gabriele Galateri e Franco Bernabè, che saranno riconfermati al vertice; Cesar Alierta e Julio Linares per Telefonica; Renato Pagliaro e Tarak Ben Ammar per Mediobanca; Aldo Minucci e Jean Paul Fitoussi (indipendente) per Generali; Gaetano Miccichè e Elio Catania (indipendente) per Intesa-Sanpaolo; Gianni Mion per Sintonia-Benetton; Berardino Libonati indicato dai soci italiani. Tuttavia sull'elenco proposto da Telco, che ha ottenuto i consensi del 26,8% del capitale, alcuni fondi esteri, per protesta, hanno espresso voto contrario (il 2,8% del capitale) o si sono astenuti (lo 0,6% al "netto" di Pirelli).
L'assemblea ha registrato una partecipazione record, con il 39,5% del capitale presente rispetto al 41% depositato. Ben 42 gli interventi, per la quasi totalità, da parte di piccoli azionisti, dipendenti e non. Tra i temi più dibattuti (e contestati) la rifocalizzazione del piano industriale, le buonuscite milionarie e le stock option, le polemiche sulla dismissione del patrimonio immobiliare.
Piano industriale
Bernabè ha promesso novità per novembre: «Il piano industriale 2009-2011 sarà presentato entro fine anno». Il debito sarà ridotto tramite la «gestione operativa e la cessione di Alice France», mentre le linee previsionali «consentono di mantenere l'attuale livello dei dividendi». Il presidente Galateri, da parte sua, ha assicurato che «non esistono progetti di fusione con Telefonica, così come non esistono progetti di aumenti di capitale».
Risposte che tuttavia non hanno tranquillizzato né gli azionisti in sala né la Borsa, dove il titolo ha chiuso la seduta in rosso del 4,11% a quota 1,39 euro. «Vi stiamo chiedendo la rifocalizzazione del piano industriale, ve la sta chiedendo il mercato, ma voi andate avanti con la revisione ordinaria a novembre», si è lamentato Franco Lombardi, presidente Asati che in assemblea rappresentava 350 piccoli azionisti.
Compensi
Di fronte alle contestazioni emerse in molti interventi, ha preso la parola Luigi Zingales, presidente del comitato remunerazioni in scadenza. «Ritengo anch'io scandalose le buonuscite pagate a Carlo Buora e Riccardo Ruggiero», ha esordito, spiegando che però le somme riconosciute all'allora vice-presidente esecutivo sono frutto di un accordo che risale al 2006, mentre quelle pagate all'ex a.d., che era dipendente del gruppo (in quanto direttore generale), «erano state decise da Buora e non dal cda». Zingales ha peraltro rivendicato che nel nuovo corso, all'attuale a.d, che non è anche dipendente e quindi non avrà lo stesso trattamento, è stato riconosciuto uno stipendio fisso inferiore del 40% al suo predecessore. Quanto al piano di stock option a favore di Bernabè e Galateri, Zingales ha sottolineato che in parte è subordinato a una miglior performance del titolo rispetto ai concorrenti. «I consiglieri, me compreso, sono invece pagati troppo e male. Perché i compensi elevati sono usati per comprare il consenso degli indipendenti – ha spiegato Zingales – e perché sarebbe giusto che fossero remunerati in base all'andamento del titolo».
Il rappresentante della Banca d'Italia, Onorio Gelsomino, ha comunque dichiarato che sul punto delle stock option si sarebbe astenuto perché il piano non risponde a sufficienza ai criteri cui il fondo pensione della banca centrale ha deciso di attenersi, cioè non è ancorato ai risultati aziendali.
Parti correlate
Sebbene il consiglio sindacale abbia ribadito di non aver riscontrato irregolarità, il tema dei rapporti con la precedente proprietà, con riferimento in particolare alla cessione degli immobili, è stato ancora al centro di molte contestazioni. «Non si può far passare sotto il silenzio quanto successo in questi anni in Telecom – ha sottolineato Sergio Cusani, consulente Cgil -. Ad esempio sul patrimonio immobiliare, ora ridotto a zero con plusvalenze modeste. Sono state dilapidate enormi risorse». L'Asati ha invece preannunciato iniziative per raccogliere adesioni sufficienti a proporre un'azione di responsabilità.