Pessima chiusura per le Borse del Far East. L'indice Nikkei dei 225 titoli guida ha perso 277,96 punti, pari al 2,01 per cento, chiudendo a 13.544,36 punti. La Borsa di Tokyo ha pagato il giovedì nero delle Borse europee e di Wall Street con gli indici in pesante calo a causa della corsa del petrolio (salito fino al record di 140,39 dollari) e del riaccendersi dei timori di una crisi finanziaria prolungata. Sulla piazza giapponese Matsushita Electric, maggior produttore mondiale nell'elettronica di consumo, ha lasciato sul parterre il 3% dopo i dati deludenti sull'andamento dei consumi nel Paese. Sony ha fatto ancora peggio: perso il 4 per cento. Le spese al consumo medie delle famiglie giapponesi sono diminuite in maggio del 3,2% annuo a 288.128 yen (circa 1.725 euro). Lo ha reso noto il ministero per gli Affari interni. Si tratta di un calo molto più ampio del -2,2% previsto dagli esperti.
Quanto alle altre Borse asiatiche, le perdite sono ampie e diffuse: Shanghai ha segnato perdite superiori al 5% sui timori di un rialzo dei tassi di interesse. Shanghai Pudong Development Bank ha segnao -6%, mentre il costruttore China Vanke ha ceduto il 6,7%. Sulla piazza di Taiwan (-3,37%) si è fatta sentire anche la decisione della banca centrale di alzare i tassi di interesse di 12,5 punti base al 3,625% aumentando le riserve chieste alle banche. La senzasione è che si stia diffondendo il panico tra gli investiotri, con un'uscita di massa dai mercati. Tra le altre piazze tra le peggiori Seul (-2,4%), Mumbai (-4%), Hong Kong (-1,8%).
Tornando ai mercati americani, dopo aver resistito alle pressioni negative, e cercato un "rimbalzino", New York alla fine è stata costretta a cedere, lasciando così sfumare l'illusione che il mercato azionario, in concomitanza con l'anno elettorale, potesse essere risparmiato dalla crisi. Il Dow Jones chiude arretrando del 3,01% (-355,16 punti) a 11.456,35 punti, ai minimi dall'inizio dell'anno. Il Nasdaq lascia sul terreno il 3,33% (-79,89 punti) a 2.321,37 punti, mentre S&P 500 cede il 2,92% (-38,54 punti) a 1.283,43 punti.
A franare sono ovviamente ancora una volta i finanziari ma oltre a questi i titoli legati ai consumi, cioè gli automobilistici (con General Motors in flessione massima del 12%), ma anche il colosso delle calzature sportive Nike. In generale, nei primi tre mesi gli utili societari sono inoltre scesi mediamente del 18,0% contro una previsione di alcuni analisti assai meno pessimistica, all' incirca -9,0%. Fra i finanziari, Citigroup perde il 6,10% a 17,70% dollari dopo che gli analisti di Goldman hanno sentenziato che il titolo è da includere nella 'lista nerà di quelli da vendere senza esitazione alcuna. Sempre secondo Goldman, Citigroup dovrebbe svalutare per altri 8,9 miliardi di dollari nel secondo trimestre e tagliare il dividendo. Merrill Lynch arretra dello 6,82% a 33,04%. Jp Morgan perde il 4,19% a 36,32 dollari, mentre Morgan Stanley scende del 3,54% a 3,83 dollari.
Crolla Gm del 10,77% a 11,43 dollari.Gli automobilistici sono sotto pressione per via della contrazione dei consumi che pesa sopratutto sulle vendite di auto. Oltre a questo da parte di diversi analisti si esprimono dubbi sulle prospettive di liquidità della casa di Detroit. Mercoledì la società di valutazione del rating Fitch ha sostenuto che sia GM che Chrysler potrebbero l'anno prossimo trovasi appunto di fronte ad una situazione di 'credit crunch'. Ford invece cede il 3,24% a 5,07 dollari.
Anche i tecnologici - che pure finora si erano difesi - scivolano pesantemente, a cominciare da Research In Motion, la società del BlackBerry che cede il 13,26% a 123,46 dollari per via di una previsione di utile per azione relativamente al secondo trimestre che è nettamente più bassa rispetto alle valutazioni di alcuni analisti. Oracle a sua volta è in ribasso del 5,01% a 21,42 dollari più o meno per le stesse ragioni.