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Borsa: in Europa bruciati 180 miliardi. Wall Street ai minimi da 2 anni, pesano auto e petrolio

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26 giugno 2008

Giornata molto pesante per i listini europei, che sul finale, trascinati dall'andamento negativo di Wall Street (con General Motors senza freni, ai minimi dal 1955, e il petrolio record ormai oltre i 140 dollari), hanno peggiorato decisamente chiudendo - da Parigi a Francoforte - con perdite superiori al 2 per cento. Sono stati bruciati circa 180 miliardi di capitalizzazione: l'indice Dj Stoxx 600, che fotografa l'andamento dei maggiori titoli delle piazze finanziarie europee, ha perso il 2,57 per cento. A Piazza Affari l'indice S&P/Mib ha segnato sul finale -2,12%, il Mibtel -1,95 per cento. A picco Madrid: l'indice Ibex 35 è calato di poco meno del 3% e ha chiuso a 12.077 punti, minimo dall'agosto del 2006.

A Londra l'Ftse-100 ha terminato gli scambi con un ribasso del 2,37%, a 5.531 punti. Giù Barclays (-4,46%), Lloyds Tsb (-3,96%), Royal Bank of Scotland (-5,02%) e Hbos (-5,31%). La peggior performance di giornata è però del London Stock Exchange che ha lasciato sul terreno il 12,55% dopo i rialzi di ieri innescati da indiscrezioni sull'interesse del Qatar Investment Authority a una partecipazione nella compagnia.

Tra i settori ancora sotto i riflettori i bancari, che hanno zavorrato i listini trascinati dalla notizia dell'aumento di capitale di Fortis. Goldman Sachs, inoltre, ha tagliato il rating sui titoli delle case di investimento Usa. «Questa crisi è iniziata un anno fa nel settore finanziario - ha commentato un operatore di mercato - e lì deve finire: finchè non ci sarà tranquillità nel comparto bancario la tempesta sui mercati azionari proseguirà». La paura è infatti che le prossime semestrali del settore del credito non siano ancora positive, così come non scendono i timori di nuove svalutazioni.

I listini sono stati influenzati negativamente anche dalle previsioni del presidente dell'Opec, secondo cui il barile di petrolio rischia di continuare a rincarare fino a raggiungere 150-170 dollari «nel corso dell'estate», e in caso di «gravi crisi» produttive potrebbe raggiungere i 400 dollari. Per l'immediato l'algerino punta il dito contro l'imminente possibile rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce.

Sul mercato valutario l'euro ha chiuso in rialzo sul dollaro, vicino ai massimi da tre settimane, all'indomani della decisione della Fed di lasciare i tassi invariati al 2%. La moneta unica è passata di mano sul finale a 1,5737 dollari dopo aver toccato un massimo di seduta di 1,5750 dollari e a 168,74 yen dopo aver registrato un nuovo record nei confronti della moneta giapponese a 169,45. La valuta continentale ha guadagnato terreno spinta dai timori per gli elevati livelli di inflazione che alimentano le attese di un aumento dei tassi da parte della Bce. Dal canto suo la banca centrale statunitense ha lasciato invece aperte tutte le porte senza però prospettare esplicitamente una stretta, un segnale che ha deluso i mercati facendo perde quota al biglietto verde.

Il rimbalzo, insomma, è durato una sola seduta. Tra le blue chip a Milano scivoloni per Impregilo (-7,2%), ieri rimbalzata dell'8%, e Fiat, che ritorna pesantemente sotto quota 11 euro dopo il tentativo di recupero di ieri. Le azioni hanno chiuso in calo del 7,1% a 10,35 euro. Prese di beneficio su Luxottica (-5,8%) dopo il balzo di mercoledì: alle 18 in una conference call il management confermerà le guidance per l'esercizio in corso. Male anche Bpm (-5,5%) e Unicredit (-4,2%), nel giorno della presentazione del piano 2008-2010, giudicato prudente dal mercato. In controtendenza Tenaris (+2%) e Buzzi Unicem (+1,3%). Sul listino completo in evidenza Tiscali (+4,9%): sul dossier oggi l'amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabè, ha dichiarato: «Stiamo seguendo e valutando molto da vicino la situazione della vendita».

Gli indici americani - penalizzati dal rally del petrolio e dalla flessione di auto e finanziari - hanno ampliato le perdite a metà seduta con il Dow Jones in calo dell'1,92% a 11.585,15 punti, livello più basso da settembre 2006, in sostanza -13% da inizio anno. Il Nasdaq segnava -2,22% a 2.347,95 punti e l'S&P500 l'1,67% a 1.299,92. A guidare le perdite tra le big di Wall Street Gm che ha lasciato sul terreno anche il 12% dopo che Goldman ha ridotto il giudizio a sell a il target price da 19 a 11 dollari, consigliando cautela sul comparto. Ford -4,3%, Daimler -2,5 per cento.

Goldman Sachs (-3% il titolo) ha ridotto il rating anche sui broker Usa da attractive a sell e ha stimato un secondo trimestre in rosso per Citigroup (-6%), inserita nella convinction sell list, e Merrill Lynch (-5%). Giù JpMorgan (-1,58%) e Bank of America (-3,8%). In particolare su Citigroup a scatenare l'ondata di vendite sul titolo del colosso finanziario numero uno negli Stati Uniti è stato il giudizio negativo di William Tanona, analista di Goldman Sachs, che prevede nuove svalutazioni per 8,9 miliardi di dollari. Tagliato il target sul prezzo del titolo Citigroup a 16 dollari (dai 17,7 degli attuali corsi). E non è finita: secondo l'impietoso esperto, infatti, la banca Usa sarà costretta a tagliare i rendimenti sui dividendi al 7% e potrebbe essere costretta a raccogliere nuovo capitale.

  CONTINUA ...»

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