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Trasporto aereo, è crisi globale

di Gianni Dragoni

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3 giugno 2008
Rifornimento carburante all'aeroporto brasiliano di San Paolo (Marka)
Malpensa ora teme il ritorno di Alitalia

Il petrolio alle stelle manda a picco i bilanci delle aviolinee mondiali. Quest'anno è prevista una perdita netta complessiva di 2,3 miliardi di dollari per le 236 compagnie della Iata, l'associazione internazionale dei vettori che rappresenta l'83% del traffico mondiale di linea escluse le compagnie low cost.
«È a rischio la sopravvivenza di molte compagnie. Non è solo un problema di un settore industriale, 32 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo dipendono dal nostro successo», ha detto Giovanni Bisignani, amministratore delegato Iata. Le ultime previsioni, basate sul prezzo del Brent a 107 dollari al barile, peggiorano di 7,9 miliardi le stime sui profitti annunciate in marzo. E il rallentamento dell'economia negli Stati Uniti riduce al 3,9% la crescita del traffico attesa per quest'anno (5,9% nel 2007).
L'anno scorso le compagnie Iata hanno realizzato un utile netto aggregato di 5,6 miliardi di dollari, per la prima volta dal 2000, con un utile operativo di 16,3 miliardi. L'ultima stima valuta un aggravio della bolletta carburante di 40 miliardi sul 2007, in cui il prezzo medio è stato di 73 dollari al barile. «Ma se il petrolio resta a 135 dollari per il resto dell'anno, le perdite saranno molto peggiori, a 6,1 miliardi di dollari», ha avvertito Bisignani, che quantifica in 99 miliardi di dollari annui gli «extra costi dal petrolio».
«Negli ultimi sei mesi 24 compagnie sono saltate per difficoltà finanziarie. Molte altre non sopravviveranno». L'Alitalia è a rischio bancarotta? «Non voglio parlare di casi specifici», ha replicato il numero uno Iata. Ma ha preso le distanze da chi pensa a soluzioni autoctone per la Cenerentola dei cieli. «In queste situazioni un progetto stand alone è impossibile da sostenere. Bisogna andare avanti con la ristrutturazione, deve essere perseguita con impegno la collaborazione internazionale», afferma Bisignani.
Anche Franco Pecci, presidente di Blue Panorama, ritiene che «la soluzione migliore per Alitalia sia in un'integrazione con Air France, o un altro grosso operatore internazionale». Pecci ha «incontrato un paio di volte Bruno Ermolli», il consulente di Silvio Berlusconi, ma esclude una partecipazione alla cordata italiana.
Jean-Cyril Spinetta, presidente di Air France-Klm, non parteciperà alla nuova procedura di privatizzazione di Alitalia: «Ne restiamo fuori». «Per Alitalia ci vuole l'esorcista: aveva ragione l'ex presidente Maurizio Prato, sembra proprio che non ci siano altre strade per salvare quella compagnia», ha aggiunto.
Sebbene abbia appena riaperto il volo Roma-Los Angeles, Alitalia è in una situazione difficilissima. Tuttavia una parte dei dirigenti dedica ancora attenzione alle polemiche innescate dall'inchiesta del «Sole 24 Ore» sulle iscrizioni «onorarie» alla Freccia alata, il club esclusivo che dà accesso a privilegi e corsie preferenziali in aeroporto. Oggi il cda presieduto da Aristide Police si riunisce per nominare advisor della privatizzazione Intesa Sanpaolo, su indicazione del Governo.
Dall'inizio del 2007 la banca è partner del progetto Air One. La compagnia di Carlo Toto annuncerà domani a Roma, insieme a Tom Enders, amministratore delegato di Airbus, l'acquisizione dei primi aerei a lungo raggio, con modelli A330 e il futuro A350.
Lufthansa, grazie a una buona copertura contro i rincari del carburante, conferma le stime di 1,4 miliardi di utile operativo nel 2008 e osserva le possibili prede in difficoltà. Wolfgang Mayrhuber ha detto che, se si aprisse la privatizzazione di Austrian Airlines, sarebbe lieto di partecipare. Nel mirino tedesco anche la britannica Bmi. Alitalia potrebbe interessare solo se ci fosse discontinuità, con la messa in liquidazione e «una nuova Alitalia».
Bisignani ha fatto un appello ai Governi perché ci sia «un massiccio cambiamento, vengano abbandonate le politiche penalizzanti verso i vettori». «Basta», ha detto, chiedendo «l'abbandono dei 3.500 trattati bilaterali internazionali che limitano la concorrenza e l'imposizione di tasse sull'inquinamento».
In una risoluzione la Iata chiede più efficienza ai «fornitori di servizi in monopolio», cioè gli aeroporti «ricchi e felici» e «l'eliminazione delle regole arcaiche che impediscono la ristrutturazione delle compagnie con fusioni transazionali». «Basta con le bandiere sulle code degli aerei, conta il marchio», osserva Bisignani. «Nel settore bancario basta rispettare i requisiti di solidità e correttezza per avere una licenza. Così l'Hsbc rivendica di essere la prima banca locale del mondo con 10mila uffici in 83 Paesi. Nessuno si preoccupa del fatto che ha azionisti in 100 Paesi».

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