È il mercato di massa dei piccoli investitori. Quello più abbordabile. Compri le quote di un fondo comune e c'è un professionista che investe per te sui mercati. È anche il mercato più trasparente: i prezzi sono pubblicati giornalmente e i soldi possono essere smobilizzati con estrema facilità.
Ma, forse, i vantaggi finiscono davvero tutti qui. Se si vuol far fruttare al meglio i propri risparmi, l'universo dei fondi comuni non pare ormai più il luogo adatto allo scopo. Quel professionista che investe per te, in genere, non è quasi mai in grado di dare rendimenti superiori a quelli che si otterrebbero con il fai-da-te. A certificarlo è ogni anno l'Ufficio Studi di Mediobanca che impietosamente dettaglia l'inadeguatezza del sistema. Poco più del 10% dei fondi comuni fa meglio, quanto a performance, del mercato in cui investe. E spiega l'ultima ricerca pubblicata: «Negli ultimi 10 anni un impiego in BoT avrebbe reso un punto annuo in più di quello del sistema fondi... e anche i fondi azionari diventano insoddisfacenti quando ci si pone su un orizzonte di valutazione a 5 e 10 anni, dato che i rendimenti dei fondi restano sempre inferiori, e spesso di molto, a quelli degli indici».
Un giudizio drastico e che trova ulteriore conferma se si prova ad allineare i risultati prodotti dai fondi con l'asticella di confronto (il benchmark) che i gestori stessi si sono posti come obiettivo da superare. I risultati sono sconfortanti: tra i 31 prodotti azionari che investono a Piazza Affari solo cinque superano l'asticella di confronto. Tutti gli altri fanno peggio. Tra questi «Plus24» (vedi tabella) ha censito i 5 fondi tra le categorie più diffuse con la distanza più ampia dal benchmark.
C'è da chiedersi cosa porti lo Zenit Azionario a perdere oltre 11 punti percentuali in più rispetto alla caduta del suo benchmark costituito per il 90% dall'indice Mibtel e da un 10% di BoT. La scommessa su UniCredit, primo titolo del fondo con oltre l'8% di peso a fine agosto del 2008 deve avere certo pesato sull'andamento complessivo così come l'aver sovrappesato le banche in genere a scapito dei petroliferi, ma per Zenit le cattive performance sembrano essere quasi strutturali. A tre anni il risultato è negativo per un 14% mentre il benchmark perde solo un -0,6%. E dall'avvio del fondo nel lontano '96 il rendimento si fa sì positivo per il 110%, ma l'indice ha reso quasi il 180%. Ma è sul fronte degli obbligazionari che la delusione è cocente. Nessuno della pletòra di ben 33 fondi che investono in titoli governativi a breve termine (BoT e dintorni per intenderci) fa meglio dell'indice di mercato. Un semplice BoT annuale avrebbe reso più dello sforzo di affidarsi a un fondo professionale. La spiegazione è banale. Con costi di gestione che si portano via tra lo 0,5% e lo 0,7% di rendimento diventa impossibile fisicamente battere i BoT.
Ma c'è anche chi si spinge ben oltre la legge di gravità. I fondi del gruppo Generali, come il Generali monetario euro e l'Alto monetario hanno reso a un anno intorno all'1,5%, quando il loro benchmark ha superato il 3,5%. Un rendimento di fatto più che dimezzato. La ragione del poco lusinghiero risultato? Fonti della società lo attribuiscono al fatto di aver smobilizzato bond societari che dovevano nelle intenzioni dare una spinta verso l'alto ai risultati. La spinta c'è stata, ma in direzione opposta.