22.20 Dopo gli assestamenti che seguono la chiusura, a Wall Street il Dow Jones ha fatto segnare una perdita del 7,33% attestandosi a quota 8.579,19 punti, ben al di sotto della soglia psicologica di 9.000. Il Nasdaq ha fermato il calo, si fa per dire, al 5,47%, a 1.645,12 punti, mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 7,62% a 909,92 punti. Il titolo peggiore del DJIA è stato General Motors, crollato del 31,11%, sotto il peso delle pessime previsioni per il mercato dell'auto a livello mondiale. Malissimo anche Alcoa (metalli non ferrosi) che ha ceduto il 15,3%. Perdite tra il 10 e il 12% per Citigroup, Bank of America, American Express, Exxon Mobil e Chevron. Nel finale hanno ceduto anche i titoli dell'S&P100 che fino ad un'ora dalla chiusura avevano retto alle vendite, chiudendo tutti con il segno negativo. Si è salvato solo CSV Caremark(salute e cura della persona) con +1,8%. Tra il 25 e il 29% le perdite finali di Aig (salvato a settembre da un intervento del Governo e per il quale la Fed ha deciso un ulteriore prestito da oltre 70 miliardi di dollari) Morgan Stanley, Wachovia.
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Indici Usa tornati ai livelli di maggio 2003.Con lo scossone di oggi, Wall Street ha portato al 35,32% le perdite dall'inizio dell'anno, con il DJIA ad un livello che non toccava da maggio del 2003. Peggio ha fatto il Nasdaq (-37,97%). In Europa, da inizio anno Milano è la peggiore con l'S&P Mib a -43,27% da inizio anno (il livello più basso da aprile del 2003). Seguono Francoforte a - 39,42% e Parigi a -38,68%. A Londra il "termometro" segna -33,19%. Superiori al 40% le perdite di Tokyo.
21.40 - Quando mancano poche decine di minuti al suono della campana, Wall Street va in picchiata e si appresta a registrare un'altra seduta molto pesante: il Dow Jones cede il 7% mentre il Nasdaq è a -5,47 per cento.
21.10 - A circa un'ora dalla chiusura delle contrattazioni, gli indici di Wall Street scivolano verso il basso, dopo una seduta enrvosa caratterizzata dalla volatilità. Il Dow Jones perde intorno al 4% e rompe la soglia dei 9mila punti (8.878,58). Peggiora anche il Nasdaq che cede il 3% (1.686 punti). Wachovia, Aig e Morgan Stanley i titoli più venduti con cali dell'ordine del 20 per cento. Nell'S&P 100 si salvano Bank of New York (+5,6%) e McDonald's (+1,7%).Positive anche Jp Morgan, Apple, Intel, Microsoft e Xerox con guadagni intorno all'1 per cento.
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19,30 - Forte incertezza sugli indici azionari americani che, pochi minuti dopo le 19 ora italiana, sono contrastati. Il Dow Jones perde 38,71 punti (-0,42%), a quota 9.219,39 punti, mentre il Nasdaq avanza di 9,93 punti (+0,57%), a 1.750,26. In rosso lo S&P 500, che scende di 7,81 punti (-0,79%), a 977,13. Sul Dow Jones si mette in evidenza il crollo di Gm (-16,64%), il cui titolo che per la prima volta in 58 anni è sceso sotto la soglia dei 5,50 dollari, causa il calo dell'1,9% segnato dalle vendite del colosso dell'auto in Europa dagli inizi dell'anno.
In controtendenza invece sempre sul listino delle blue chip Ibm (+2,36%), che a sorpresa ha comunicato utili in rialzo del 20% nel terzo trimestre, confermando contestualmente le previsioni per i risultati del 2008. Sotto pressione in generale i settori finanziario, farmaceutico ed energetico. In quest'ultimo caso, pesa l'ennesimo ribasso dei prezzi del petrolio, che a New York sono scivolati anche sotto quota 87 dollari, per i timori sull'arrivo imminente di una recessione globale.
Sul mercato del credito non è di buon auspicio la performance del Libor, (il tasso interbancario sui prestiti in dollari) con scadenza a tre mesi che, all'indomani del taglio dei tassi sui fed funds da parte della Federal Reserve - che ha agito in via coordinata con altre banche globali - non solo non è sceso ma addirittura è salito al 4,75% dal 4,52% di ieri: segno che le banche continuano a essere riluttanti a erogare prestiti.
Il governo americano avrebbe già pronta però un'altra arma: quella che lo vedrebbe entrare nel capitale delle banche stesse che vogliano aderire al fondo di salvataggio contemplato dal maxi piano del Tesoro Usa da 700 miliardi di dollari. Un'opzione che lo stesso segretario al Tesoro Henry Paulson, starebbe "prendendo attivamente in considerazione".