Apertura di settimana pesantemente negativa alla Borsa di Tokyo che, in linea con le altre piazze finanziarie asiatiche, è piombata ai nuovi minimi da quattro anni e mezzo a questa parte, dopo aver sfondato la soglia psicologica dei 10.500 punti (non succedeva dal maggio 2004). Tale è stata la reazione degli investitori nipponici nella prima seduta successiva all'approvazione negli Stati Uniti, venerdì scorso, del piano di salvataggio per il settore finanziario da parte della Camera dei Rappresentanti in seconda lettura, e dunque del Congresso Usa: in Giappone e nell'intero Oriente, come sul Pacifico, il provvedimento voluto dall'amministrazione di Washington non ha dunque placato il panico tra gli operatori, allarmati per le potenziali ripercussioni a livello globale, e quindi anche nazionale, della gravissima crisi scatenata a suo tempo dal tracollo dei mutui "subprime".
La principale Borsa giapponese ha visto particolarmente colpito il comparto creditizio, con le azioni del gruppo "Mitsubishi Ufj" che hanno bruciato ben il 9,2%; tracollo anche per il tecnologico e, più in generale, per i settori maggiormente esposti sul fronte dell'export. In chiusura l'indice Nikkei dei 225 titoli principali ha perso 465,05 punti pari al 4,25%, scendendo così a quota 10.473,09: il livello più basso toccato dal febbraio di quattro anni fa; e in precedenza era crollata addirittura fino a quota 10.374,38, con un calo di circa il 4,7 per cento. Peggio ancora è andato oggi il Topix relativo all'intero listino, che a sua volta ha lasciato sul terreno 48,92 punti pari al 4,67%, per attestarsi infine a quota 999,05: è stata la prima volta dal dicembre 2003 in cui l'indicatore generale è finito al di sotto della soglia psicologica dei 1.000 punti.