LONDRA - Immaginate di comprare un'auto e di scoprire che il venditore, dopo essere stato pagato, vi ha sostituito il motore con gli ingranaggi di una lavatrice. La Banca popolare di Intra ha più o meno vissuto una disavventura simile: anni fa ha acquistato da Barclays un Cdo "gestito", cioè un prestito obbligazionario con le cedole garantite da altre obbligazioni sottostanti, e poi ha scoperto che il gruppo inglese ha sostituito quasi tutti i bond messi in garanzia delle cedole con titoli che oggi chiameremmo "tossici". Insomma: Barclays ha tolto dal Cdo una trentina di bond "normali" (emessi da Stati o aziende) per metterci dentro complessi titoli strutturati anche legati ai mutui subprime. Molti dei quali poi andati in default. Così la vicenda è finita in Tribunale: la piccola banca italiana ha fatto causa al gigante Barclays presso la High Court of Justice di Londra. Davide ha sfidato Golia.
Chi abbia ragione e se la banca inglese abbia operato in modo corretto sarà ovviamente il giudice a dirlo: la causa è in corso e si attende a giorni la nuova «comparsa di risposta» di Barclays. Ma, a prescindere dall'esito, questa vicenda racconta una grande storia: spiega come il virus dei mutui subprime ha contagiato anche paesi che sembravano ai margini del fenomeno come l'Italia. Il «Sole-24 Ore» ha infatti scoperto che nello stesso modo – attraverso Cdo "gestiti" – la crisi dei subprime sia diventata un'epidemia che ha contagiato le scuole del Wisconsin come le municipalità australiane, le banche tedesche come quelle italiane. Anche se i danni subiti in Italia sembrano ancora modesti, infatti, c'è timore crescente sulle perdite potenziali che potrebbero colpire enti previdenziali e istituti di credito. Persino un convento di frati è esposto ai subprime. Così oggi le cause nei Tribunali sono tante, anche se molte vengono chiuse con transazioni che restano segrete. Ecco l'altra storia di un contagio planetario.
Intra contro Barclays
La vicenda della Banca popolare di Intra inizia nel 1999, quando l'istituto allora guidato da Giovanni Brumana (poi finito nel mirino della Procura di Milano ma per altri motivi) acquista l'Iccri. Subito dopo l'operazione, i vertici si accorgono che i clienti dell'Iccri hanno i portafogli pieni di obbligazioni strutturate in forte perdita. Decidono quindi di ricomprare questi titoli accollandosi le perdite. Poi contattano Barclays per acquistare altre obbligazioni strutturate ad alto rendimento, con l'obiettivo di recuperare denaro. Il Cdo (collateralized debt obligation) nasce così. È il 2000.
Intra acquista un titolo strutturato: un'obbligazione "salsiccia" creata impacchettando tante altre obbligazioni. La struttura del titolo è divisa in tre parti, descritte nell'atto di citazione che «Il Sole-24 Ore» ha recuperato presso la cancelleria del Tribunale di Londra. La prima – da 36 milioni di euro – è composta da un bond zero coupon emesso da Centrobanca, che serve a garantire il capitale alla scadenza. La seconda parte – da 3,6 milioni – è rappresentata da un investimento nei fondi Putnam. E la terza – da 15,2 milioni che doveva garantire le cedola all'intera struttura – è costituita da un investimento in un Cdo "sintetico", garantito da un portafoglio di 37 obbligazioni: si tratta di titoli emessi da Stati (come Turchia, Venezuela o Colombia) e da aziende (come gli hotel Hilton). Questa ultima "fetta" è ad alto rischio, tecnicamente è la tranche equity, ma a Intra va bene perché garantisce un elevato rendimento all'intero Cdo. C'è poi, nel contratto, anche una "piccola" clausola: Barclays ha la facoltà di «gestire» il Cdo. E questo, in teoria, doveva tutelare Intra: i titoli in crisi sarebbero stati infatti sostituiti da Barclays con titoli buoni.
Invece non è andata così: in soli 10 mesi Barclays ha cambiato – all'insaputa della Popolare di Intra si legge sulla causa – quasi tutto il portafoglio posto a garanzia del Cdo. Ha sostituito 32 dei 37 bond sottostanti, si legge nella causa, mettendo in cambio solo 11 titoli quasi tutti strutturati. I bond emessi da Turchia, Venezuela e Colombia sono cioè stati sostituiti con obbligazioni complesse dai nomi esotici come "Savannah", "Corvus" o "Pegasus". Titoli che oggi chiameremmo "tossici". Emessi e gestiti, tra l'altro, dalla stessa Barclays. Qualche esempio? Nel luglio 2000 la banca inglese ha tolto in un colpo solo 18 obbligazioni statali e aziendali, per metterci dentro solo due titoli strutturati: 19 milioni di euro di "Savannah" e 5 milioni di bond "Rf Alts". Diciotto bond (quindi con rischio diversificato) in cambio di due. Ma la beffa maggiore è arrivata a fine dicembre. Nel bel mezzo delle festività natalizie, si legge sull'atto di citazione, Barclays ha tolto un po' di titoli dal portafoglio del Cdo e ha messo dentro altri bond strutturati. Inclusi 15 milioni di euro di obbligazioni legate ai mutui Usa.. Il virus dei subprime contagia Intra: un bel regalo di Natale.
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