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FINANZA

L'euro resta sotto pressione
Le previsioni per il 2009

di Maximilian Cellino

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L'APPROCCIO
Investire sì, ma su più asset
di Isabella Della Valle

Volete scoprire che tempo farà sui mercati valutari nel 2009? Seguite l'andamento delle Borse e potrete farvi un'idea. L'equazione potrà sembrare azzardata o fin troppo semplicistica, ma è forse la formula più adatta a riassumere le aspettative per i prossimi mesi degli economisti su euro, dollaro e soci. A muovere le monete, da almeno sei mesi a questa parte è infatti soprattutto l'avversione al rischio degli investitori: quello stesso fenomeno che ha accompagnato il crollo dei listini azionari e contemporaneamente propiziato il forte recupero di due valute, dollaro Usa e yen, nei confronti dell'euro.
Fino alla scorsa estate era di moda parlare di carry trade, quella particolare (e rischiosa) operazione con la quale gli investitori istituzionali si indebitavano nei Paesi con tassi di interesse più bassi (Giappone in primis) per investire dove il costo del denaro era più elevato (Australia all'interno del G-10, ma anche Eurozona e Gran Bretagna), affossando in questo modo le valute dei primi e spingendo al rialzo le altre.
La tempesta che ha travolto il mondo finanziario ha tuttavia ribaltato le carte in tavola, favorendo il recupero di yen (+30% sull'euro dallo scorso luglio), ma anche dollaro e franco svizzero, rifugi mai dimenticati dagli investitori nelle fasi di turbolenza più acute. Per questo potrà essere utile seguire le evoluzioni dei mercati azionari per capire che aria tirerà nei prossimi mesi: se la tensione resterà elevata (e l'indice Vix della volatilità attesa sull'S&P 500 di New York è un barometro da tenere in grande considerazione) la tendenza al rafforzamento del dollaro sarà destinata a proseguire. Viceversa, a ogni schiarita in Borsa è da mettere in conto un recupero dell'euro.
Se si dovesse giudicare dalle attese degli analisti, le dieci candeline appena spente non dovrebbero portare troppo bene alla valuta europea e il 2009 potrebbe essere ancora un anno ricco di tensioni. Le previsioni raccolte da Bloomberg (riportate nella tabella qui a fianco e nei grafici della pagina successiva) indicano anche per i prossimi mesi un cambio euro/dollaro ben lontano da quota 1,60 toccata soltanto l'estate scorsa: rispetto all'1,31 di due giorni fa, l'indicazione media degli analisti prevede una discesa fino a 1,28 attorno all'estate seguita da un recupero non troppo convinto (1,35 a fine 2009, ma 1,30 a fine 2010) e un andamento simile nei confronti delle altre principali valute del globo: yen, sterlina e franco svizzero.
Insomma, un futuro se non nero, abbastanza grigio per la valuta comune, sulla quale non sono però soltanto le già citate incertezze sui mercati internazionali a pesare. Gli investitori hanno infatti relegato in secondo piano, ma non hanno del tutto dimenticato gli altri indicatori – più strettamente macroeconomici – che di solito muovono le valute: l'andamento dei tassi di interesse (vedi articolo a fianco), la crescita o la bilancia commerciale di un Paese. Visto sotto questo aspetto, le prospettive dell'Eurozona appaiono meno rosee rispetto a ciò che attende gli altri Paesi, se si eccettuano il Regno Unito e la sterlina (dei quali si parla in modo più diffuso nell'articolo sotto): la sensazione generale è che saranno gli Stati Uniti a uscire con il passo più rapido dalla recessione attuale.
L'Eurozona, da parte sua, si troverà a fare i conti con una complicazione ulteriore: la delicata situazione delle finanze pubbliche di alcuni Paesi, un fardello aggravato dai necessari interventi a sostegno dell'economia e che pesa notevolmente sull'affidabilità di questi, come testimonia l'allargamento record degli spread nei confronti del debito tedesco. La tensione, sotto questo aspetto, è così alta che è in continua crescita il partito di quanti pronosticano nei prossimi anni la possibile uscita dall'Unione monetaria di uno degli aderenti, con quelli che il mondo anglosassone ama definire i «Pigs» – Portogallo, Italia, Grecia e Spagna – fra i principali indiziati. Pura fantascienza? Può darsi, ma la sola ipotesi di uno sfaldamento dell'Unione monetaria è in grado di frenare almeno per qualche mese la sete di rivincita dell'euro.

m.cellino@ilsole24ore.com

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