Chiusura negativa per Wall Street
su cui hanno pesato il calo nelle costruzioni di case e le previsioni deludenti del settore tecnologico. Il Dow Jones ha perso 11,19 punti, lo 0,11%, a 10.426,23 punti, mentre il Nasdaq Composite ha ceduto 10,64 punti, lo 0,48%, a 2.193,14 punti. Lo S&P 500 è scivolato di 0,52 punti, lo 0,05%, a 1.109,8 punti.
Le Borse europee rallentano in chiusura e, tranne Francoforte (+0,16%) non riescono a chiudere sopra la parità. Parigi lascia sul parterre lo 0,02% e Londra lo 0,07 per cento. A Milano il Ftse All share archivia la giornata in calo dello 0,1% mentre il Ftse Mib perde lo 0,2 per cento. I listini del vecchio Continente, per tutta la mattinata, avevano snobbato la chiusura in calo di Tokyo: l'indice Nikkei ha registrato una flessione dello 0,55 per cento a quota 9.676,80 punti.
Poi, però, si sono accodati all'andamento delle Borse americane. La piazza americana ha sofferto, evidentemente, il dato sul debito pubblico Usa (che ha sforato i 12 trilioni, ovvero 12mila miliardi, 80% del Pil) e il cattivo andamento delle vendite delle case. In questo scenario, non deve stupire troppo la continua forza dell'oro.
In mattinata il contratto spot sui mercati asiatici, a Singapore, ha toccato nell'intraday 1.144.05 dollari, con un rialzo di 3,45 dollari l'oncia rispetto alla chiusura ufficiale di New York. Si tratta di un trend di fondo dovuto a un mix di situazioni: da un lato, è la ricerca di una diversificazione dell'investitmento rispetto ai mercati azionari il cui continuo bear market rally provoca più di qualche timore da parte degli investitori; dall'altro, è l'enorme liquidità immessa dai vari istituti centrali (cui deve aggiungersi la politica di easy money) in cerca di un ritorno sull'investimento. E con i titoli di stato caraterizzati da un yield così basso, anche il prezioso metallo giallo diventa interessante.
Tornando all'equity, in Europa i settori meglio impostati nella giornata sono stati: le materie prime (Dj Stoxx di settore +1,17%), le auto (+ 0,96%) e le utility (+o,62%). Un andamento che si è confrontato con il calo delle costruzioni in Eurolandia: in settembre la produzione è calata dell'1 % dopo il rialzo in agosto. Tra i singoli titoli, invece, sempre interesse su Cadbury. Il gruppo inglese è oggetto di un'Opa (ostile) da parte di Kraft (giudicata insufficiente) e, secondo quanto anticipato dal Sole24Ore, di una possibile offerta dell'italiana Ferrero e dell'americana Hershey.
Tra le blue chip di Piazza Affari, seduta posiva Atlantia che si è avvantaggiata dell'aumento delle stime di Ebitda per il 2009 annunciate ieri. Bene anche Finmeccanica dopo la notizia della commessa da 600 milioni di euro per il Typhoon. In crescita la stessa Impregilo che si è aggiudicata, come capo cordata di un un gruppo d'imprese (le altre società sono Costruzioni Mantovani, Consorzio Veneto Cooperativo, Carron Angelo e So.Co.Stra.Mo), la gara per la progettazione esecutiva e realizzazione dei lavori di ampliamento alla terza corsia dell'autostrada A4 Venezia-Trieste nel tratto Quarto D'Altino-San Donà di Piave. Un contratto del valore di 309 milioni. Sul titolo, peraltro, tra le sale operative sono rimbalzante possibili speculazioni riguardo novità nel gruppo: dopo la scomparsa di Marcellino Gavio, potrebbe ipotizzarsi un riassetto di Igli, la finanziaria che controlla Impregilo con il 29,8% per cento.
Sul fronte del petrolio, nel pomeriggio è arrivato il dato sulle scorte settimanali Usa: sono calate di 900 mila barili a 336,8 milioni di barili, a fronte di un arretramento stimato di 300 mila barili. Il petrolio, dal canto suo, viaggia su 79,7 dollari al barile. Si tratta di valutazioni «ragionevoli -ha commentato il presidente dell'Unione Petrolifera, Pasquale De Vita -, anche se sul mantenimento del livello dei prezzi è difficile fare previsioni. Una grossa componente è data dalla speculazione finanziaria sui mercati, che per ora comunque mi sembra si stia trattenendo».