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Fiat, Gabetti: con il convertendo agli Agnelli 740 milioni

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26 novembre 2009
In aula il feeling tra Marchionne e Gabetti


«Se la famiglia avesse tenuto fino alla scadenza del convertendo, avrebbe guadagnato 740 milioni, invece hanno sborsato 500 milioni». E' quanto ha indicato Gianluigi Gabetti nel corso della sua deposizione davanti al Tribunale di Torino sull'equity swap da parte di Ifi-Ifil sulla Fiat. Gabetti ha ricordato di aver incontrato la famiglia Agnelli la sera del 14 settembre del 2005 e ha sottolineato che la riunione, molto lunga, ha visto una parte degli azionisti della accomandita G.Agnelli Sapaz non convinta dell'operazione.
Gabetti ha sottolineato di aver svolto un ruolo solitario nella vicenda coadiuvato soltanto dall'avvocato Franzo Grande Stevens e di aver messo «sommariamente a conoscenza John Elkann di contatti con Merril Lynch tenuti dallo stesso Grande Stevens». John Elkann non aveva ancora alcuna carica nel gruppo Ifi-Ifil.

Per quanto riguarda il comunicato diffuso da Ifi-Ifil relativo all'affermazione che non ci fossero iniziative e/o studi relativi alla Fiat, Gabetti ha sottolineato che, dopo averlo letto, ha trovato "molta saggezza in quel comunicato e questa saggezza l'ho attribuita impropriamente alla Consob. Volevo che il mercato sapesse che la Fiat stava a cuore a noi e dovesse essere a cuore anche alla città di Torino. Ciò che ho cercato di far capire alla Consob è che la Fiat stava per saltare e che c'erano i lavoratori Fiat che stavano per saltare". Per quanto riguarda poi l'avvicendamento ai vertici della Fiat con la scomparsa di Umberto Agnelli e l'arrivo di Sergio Marchionne in sostituzione di Giuseppe Morchio, Gabetti ha ricordato: "condividevo la preoccupazione di Umberto Agnelli sui destini dell'auto che non erano particolarmente felici ma capii che egli credeva che valeva la pena di battersi anche se pensava che non ci fosse gran che da fare. Infatti alla sua morte si vide che la Fiat era in una situazione disperata. Morchio voleva la carica di amministratore delegato e presidente ma gli ripetei che non si poteva fare.
Marchionne lo nominai io e il cda approvò la scelta come quella della presidenza attribuita a Luca Cordero di Montezemolo. Nei primi mesi di Marchionne sembrava quasi che avesse il rimpianto di aver accattato. Ma in quella circostanza vidi emergere un uomo al di là delle mie aspettative e quando a luglio convocò gli analisti e disse che la Fiat sarebbe stata salvata, mi venne la preoccupazione che con il grande flottante di azioni sul mercato qualcuno potesse pensare di fare un'opa e quindi volevo prendere delle precauzioni".

26 novembre 2009
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