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Alcune mosse per difendere
i risparmi dallo tsunami-Grecia

di Vittorio Carlini

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28 aprile 2010
Alcune mosse per difendere i risparmi dallo tsunami-Grecia (Marka)

Come capire se si hanno in portafoglio titoli ellenici. Quali bond governativi guardare. L'azionario e l'oro una soluzione? Le opinioni degli esperti

Come difendere i propri risparmi in questi momenti di turbolenza? È una domanda, da molti di voi posta tramite e-mail, che non ha una risposta facile. I mercati, sia quello azionario sia quello delle commity sia quello del reddito fisso, si trovano in un momento delicato. Il sole24ore.com, senza alcuna pretesa di completezza, ha girato ad alcuni esperti i vostri dubbi e quesiti.

Come capire se ho titoli greci in portafoglio?
«C'è la possibilità - spiega Maila Bozzetto, consulente indipendente e massima esperta di reddito fisso- che diversi fondi abbiano in portafoglio titoli di stato di Atene. Utilizzando il codice Isin, un primo approccio è quello di guardare a sito di Morningstar. Lì è possibile vedere i principali investimenti del fondo». «È vero - specifica Angelo Drusiani, di Albertini Syz -. Tuttavia ricordo che gli aggiornamenti indicati dai fondi spesso arrivano in ritardo. Un altro modo, seppure indiretto, per capire se il prodotto finanziario ha in pancia titoli a rischio è guardare la quotazione del fondo stesso». Vale a dire? «In questo momento i fondi obbligazionari, seppur di poco, salgono. Al contario se la quotazione scende vuol dire che possono esserci dei bond i cui prezzi crollano». Ciò detto, «per avere un quadro completo - aggiunge Bozzetto - il risparmiatore deve recarsi dalla banca o della Sgr che gli ha venduto il fondo e farsi dare l'indicazione esatta della composizione del fondo».

Cosa fare se si hanno dei titoli greci in portafoglio?
«Dipende dalla propensione al rischio del risparmiatore e dall'esposizione sulla Grecia, o su altri paesi periferici, del fondo stesso». Vale a dire? «Facciamo l'ipotesi più favorevole. Se una persona ha investito solo il 10% dei propri soldi in un prodotto che, per esempio, ha un'esposizione del 5% sulla Grecia l'indicazione è di tenere il fondo. Aspettare, anche se si ha una propensione al rischio bassa, e monitorare attentamente la situazione. Una qualche "toppa", nel brevissimo periodo, dovrebbe essere messa con il programma di aiuti dell'Ue o dell'Fmi. Poi, successivamente si deciderà se smobilizzare il fondo».


E se invece l'esposizione è alta? «Nel caso di scuola teorico, ma utile per comprendere la strategia da seguire, in cui il fondo sia esposto, per esempio, al 40% su Atene o su altri paesi periferici e il risparmiatore abbia una quota importante, diciamo del 30%, su questo prodotto il consiglio è di vendere subito. Una scelta che vale sia per chi ha una propensione al rischio bassa, ma anche per chi ha voglia di rischiare un po'». «Sono daccordo -fa da eco Drusiani - Su queste tipologie di bond l'esposizione, anche per chi ha una alta propensione al rischio, non deve superare il 10 per cento . La diversificazione nell'asset allocation è sempre fondamentale».

E poi «sul medio periodo - aggiunge l'analista indipendente - gli interventi all'orizzonte non sono convincenti». Per quanto il presidente della Commissione Ue Manuel Barroso ha detto che la «ristrutturazione del debito non è un'opzione», la Bozzetto non se la sente «di escluderla. Noi da tempo consigliamo di stare alla larga da simili investimenti: il messaggio è uscire da queste posizioni».

Se ho della liquidità posso investirla su titoli sicuri?
«Chi cerca tranquilità assoluta -risponde Drusiani - può tenere i soldi sul conto corrente, sapendo però che la banca carica sul correntista stesso i costi di gestione». Quindi, si perdono soldi in conto capitale e non si difende il patrimonio dall'inflazione, seppure bassa, di questi tempi. «Se, invece - dice la Bozzetto -, si cerca un minimo di remunerazione può essere interessante guardare a titoli di stato di paesi del centro Europa: gli Oat francesi e i TBund tedeschi. Penso alle emissioni tedesche 2,25% aprile 2015, il 3,5% aprile 2013 e il 3,25% aprile 2014; oppure quelle francesi: il 4,5% luglio 2013, il 3% luglio 2014 e il 2,5% gennio 2015». «Io sono per duration più brevi - ribatte Drusiani -. Bisogna stare attenti all'eventuale rialzo dei tassi».

E riguardo ai titoli di stato italiano? «Certamente rimangono un'opzione interessante: non sono tra quelli che credono ci possano essere problemi per questo tipo di emissioni». «Penso che un'emissione come Btp, 1,7% settembre 2011 - aggiunge Drusiani - possa guardarsi». Seppure, in questi momenti di continui declassamenti da parte di S&P's sui debiti sovrani dei paesi cosiddetti periferici non si possono escludere possibili turbolenze. Peraltro, Drusiani aggiunge: «Chi va in cerca di qualche occasione in più può optare per l'equity. Le condizioni macro-economiche sono tali per cui potrebbe esserci un miglioramento della situazione nell'azionario».

I dubbi sull'azionario
«Non sono tanto daccordo - ribatte Sergio Pigoli, presidente di Pigoli consulenza-. Lo scenario rimane molto confuso. Diversi tasselli non sono al loro posto: penso, per esempio, alle azioni volte al contenimento della liquidità in Cina. E si sa, queste politiche smorzano gli entusiami sull'equity. Fino a 15 anni fa si viveva in un mondo a compartimenti stagni e, quindi, non dovevamo troppo preoccuparci di ciò che accadeva a Pechino. Adesso non è più così». Di conseguenza? «Non credo sia questo il momento di entrare sull'azionario, per chi ne è fuori. Assisteremo, penso, ad una correzione attorno al 15-20% e solo allora ci saranno occasioni giuste». E anche in quel caso, si tratta di occasioni da investitori abbastanza esperti, che fanno stock-picking. L'impostazione è condivisa da Maurizio Milano, responsabile analisi tecnica del gruppo Banca Sella: «Proprio ieri è aumentata la volatilità implicita dei mercati. Fino a lunedì, il Vix si muoveva in un range tra 15,2 e 20: nella scorsa seduta è balzato a 23. È un segnale di nervosimo del mercato in un momento in cui prevale la debolezza. Il Ftse Mib ieri ha chiuso a 22.036 punti, oggi come minimo intraday ha toccato 21.281. Fin quando stiamo sotto la soglia dei 23.000 l'impostazione è al ribasso». E di conseguenza? «Bisogna lasciare che il mercato si "sfoghi" e ceda ancora un 10 per cento. Adesso non è il momento, per chi è fuori dall'azionario e non è un trader, di entrare».

E riguardo l'oro: può essere visto come un porto sicuro?

«Anche qui sono abbastanza scettico - risponde Pigoli -. Lo scenario in cui il metallo giallo ha maggiore appeal è quello in cui c'è inflazione. Una condizione che, allo stato attuale, non è soddisfatta. Inoltre, le quotazioni sono già molto alte. Poi, si tratta di una asset class su cui la liquidità in giro entra, ed esce, con finalità speculative. Infine, quando si compra oro bisogna ricordardi che si compra, non solo una commodity, ma anche il dollaro. Con tutto ciò che ne consegue». Di diversa opinione Adrian Ash, capo della ricerca di BullionVault.com, mercato dove viene scambiato oro via Internet: «Durantele crisi valutarie, come quella che sta colpendo l'Euro, l'oro è un bene rifugio. Certo, i prezzi non sono scontati ma non credo ci sia una bolla sul metallo giallo. Inoltre voglio ricordare che, come asset fisico, l'oro non ha il rischio di fallimento di controparte. E a differenza, per esempio, dell'immobiliare è scambiato in un mercato internazionale e liquido».

L'Euro rimane una moneta di cui fidarsi?
A ben vedere anche l'euro non se la passa bene in questo momento. La divisa europea ha chiuso in Europa a quota 1,3147 dollari . Un valore che, a molti, fa chiedere se sia necessario rifugiarsi in asset denominati in altre valute. «Non la vedo così tragica - dice Mario Spreafico, responsabile investimenti di Schroder Italia -. Premesso che la "stella polare" di ogni asset class è la diversificazione, l'Euro è espressione di un'area economica che già esisteva e rappresenta la seconda economia del pianeta. Quindi, pur avendo ben presente le attuali difficoltà strutturali dell'Unione europea, non credo si possa pensare ad una "deflagrazione" del sistema».

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28 aprile 2010
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