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I segreti della ‘ndrangheta nella relazione dell'Antimafia

di Umberto Lucentini

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20 FEBBRAIO 2008
ANALISI / La politica mandante dell'omicidio della legalità
di Marco Ludovico
La relazione della commissione Antimafia

«La strage di Duisburg è stata come un geiser. Uno zampillo ribollente e micidiale che da una fessura del suolo ha scagliato verso l'alto, finalmente visibile a tutti, il liquido miasmatico e pericolosissimo di una criminalità che partendo dalle profondità più remote della Calabria, si era da tempo diffusa ovunque nel sottosuolo oscuro della globalizzazione»: sono queste le frasi iniziali della relazione sulla ‘ndrangheta del presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Francesco Forgione, e approvata all'unanimità. E' la prima volta che l'Antimafia dedica una sua relazione al fenomeno criminale calabrese che Forgione sintetizza così: «La ‘ndrangheta è l'unica organizzazione mafiosa ad avere due sedi; quella principale in Calabria, l'altra nei comuni del centro-nord Italia oppure nei principali paesi stranieri che sono cruciali per i traffici internazionali di stupefacenti. Un'organizzazione mafiosa che trova il modo di affrontare le sfide e i cambiamenti imposti dalla modernità globale, nel modo più sorprendente e inatteso: rimanere uguale a se stessa. In Calabria come nel resto del mondo».

La relazione dell'Antimafia arriva dopo una missione in Germania di una delegazione guidata da Forgione, e prende le mosse proprio dalla strage di Duisburg. «Le indagini, finalmente coordinate, delle autorità italiane e tedesche» si legge nel testo dell'Antimafia, «consentono ben presto di verificare l'ipotesi investigativa formulata subito dopo il fatto. Responsabili della strage sono infatti appartenenti alla cosca Nirta–Strangio, e personaggio chiave dell'eccidio è una figura paradigmatica della ‘ndrangheta del terzo millennio, in perfetto equilibrio fra tradizione e modernità: Giovanni Strangio. Si tratta di un imprenditore della ristorazione in Germania (titolare di due ristoranti a Kaarst), è poliglotta, si muove con estrema disinvoltura sull'asse italo tedesco e fino al dicembre 2006 (quando, in occasione dei funerali di Maria Strangio, viene arrestato dalla Polizia per detenzione di una pistola) era sostanzialmente incensurato. Che un soggetto con queste caratteristiche (e, lo si ripete, con un curriculum criminale pressoché inesistente), chiaramente dedito al segmento affaristico dell'attività criminale sia diventato uno dei ricercati più importanti d'Italia e d'Europa per la partecipazione ad un'azione di sterminio eclatante e senza precedenti, dà un'idea efficace della posta in gioco per le cosche di San Luca».

La relazione di Forgione avverte: «Non vi è dubbio che gli appartenenti alla cosca Nirta-Strangio fossero consapevoli che il trasferimento della faida dalla Calabria in Germania avrebbe avuto l'effetto di accendere i riflettori sulla ‘ndrangheta generando un'accelerazione investigativa da parte italiana e una presa di coscienza della gravità del fenomeno da parte tedesca. Oggi la ‘ndrangheta, la mafia rurale e selvaggia dei sequestri di persona, è l'organizzazione più moderna, la più potente sul piano del traffico di cocaina (mediando fra le due rotte, quella africana e quella colombiana), quella capace di procurarsi e procurare micidiali armi da guerra e di distruzione».

L'impatto economico della ‘ndrangheta.
La relazione cita come esempio un blitz del 2004 scattato al termine di «una complessa indagine transnazionale durata alcuni anni che aveva interessato diverse regioni italiane: Lombardia, Calabria, Emilia-Romagna, Campania, Lazio, Liguria, Piemonte e Toscana; e poi paesi stranieri come Colombia, Australia, Olanda, Spagna e Francia. Le famiglie Mancuso di Limbadi e Pesce di Rosarno furono accusate di aver immesso sul mercato "ingentissimi quantitativi di cocaina tra il Sud America (Colombia e Venezuela), l'Europa (Italia, Francia, Spagna, Olanda e Germania), l'Africa (Togo) e l'Australia, riciclandone quindi i proventi con le più diversificate tecniche di trasferimento e di dissimulazione.» La droga era nascosta all'interno di containers che trasportavano carichi di marmo, plastica, cuoio, scatole di tonno, materiale tutto oggetto di import-export tra Sud America ed Europa. Una partita di droga di 434 kg di cocaina era arrivata al porto di Gioia Tauro nel marzo del 2000, un'altra di 250 kg sempre di cocaina proveniente da Cartagena in Colombia era arrivata a Gioia Tauro nel gennaio del 2004. Una parte del riciclaggio dei proventi avveniva in Australia attraverso «un sofisticato meccanismo di intermediazione che vedeva l'impiego di specialisti in grado di assicurare i passaggi bancari necessari a perfezionare i trasferimenti del denaro».

L'Antimafia ricostruisce come la ‘ndrangheta «ha adottato una strategia opposta a quella dei corleonesi e la Calabria non ha mai conosciuto una stagione di stragi o di morti eccellenti» almeno fino all'ultimo biennio: ma la strage di Duisburg e l'omicidio di Francesco Fortugno, vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, dimostrano che qualcosa è cambiato.

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