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Giulio Sapelli, storico dell'economia: «Il Pd ha fatto di tutto per perdere»di Franco Locatelli |
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15 APRILE 2008
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«Adesso è troppo facile dire che almeno al Nord si annusava perfettamente il netto successo di Berlusconi e l'exploit della Lega, ma bisogna riconoscere con franchezza che se la vittoria del Pdl è andata oltre le previsioni ciò è avvenuto perchè il Pd ha fatto di tutto per perdere: mi spiace dirlo, ma Prodi e Veltroni hanno commesso errori imperdonabili». Giulio Sapelli, torinese di nascita ma storico dell'economia alla Statale di Milano e intellettuale progressista di ispirazione cattolica, è impietoso nell'analisi del voto e parla senza peli sulla lingua. «Ci vorrà tempo per studiare a fondo i risultati elettorali ma credo che la vittoria del centrodestra abbia tre componenti fondamentali: la bocciatura del Governo Prodi, la debolezza progettuale e politica del nuovo Pd di Veltroni e la voglia del fare che soprattutto al Nord Berlusconi e Bossi hanno saputo interpretare meglio di altri. Semmai, quello che non mi aspettavo - ammette Sapelli - era un risultato così deludente dell'Udc e il crollo della Sinistra Arcobaleno». Per lo studioso piemontese «il primo handicap del Pd è stato certamente il governo Prodi, che si è scontrato con la riluttanza della destra italiana verso le liberalizzazioni e l'indisponibilità della sinistra a riformare sul serio il Welfare, non ha saputo affrontare in termini rassicuranti la questione cattolica e ha peggiorato la sua immagine con l'incapacità di gestire il problema di Malpensa. Però Veltroni non ha saputo recuperare sufficienti consensi perchè non è riuscito a cogliere le reali trasformazioni in corso e ha lanciato messaggi inadeguati privilegiando l'interclassismo rispetto al produttivismo e il giovanilismo più stucchevole rispetto alla meritocrazia, sottovalutando il federalismo e pretendendo sul piano etico di conciliare l'impossibile con la presentazione nella sua lista sia della Bonino che della Binetti. Era evidente che così il Pd non poteva andare da nessuna parte e poteva solo raccogliere i frutti di una crisi che viene da lontano e che da tempo ha travolto le ideologie. Da questo punto di vista bisognerà capire bene che cosa succede in Emilia. Sotto certi profili la sconfitta del Pd fa giustizia anche della retorica che si è addensata sulla cosiddetta questione settentrionale che, a mio avviso, altro non è che l'incapacità della sinistra di comprendere i cambiamenti economici e sociali del Nord dopo la crisi delle grandi fabbriche e di mettere in campo una limpida proposta di modernizzazione di respiro nazionale e di spessore europeo.
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