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Le pagelle dei sindaci: vincono Chiamparino, Tosi e Scopelliti

di Gianni Trovati

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12 gennaio 2009

Il distacco dalle «logiche romane» deve essere chiaro e rivendicato, anche quando è solo apparente e qualche volta nasconde ambizioni che volano direttamente nei palazzi ministeriali. E la polemica con il «centro», sotto forma di Governo, di coalizione o di segreteria di partito, va riaccesa spesso, senza dimenticare di indirizzarla anche verso la propria parte politica.
La nuova edizione del Governance Poll offre un vademecum chiarissimo agli amministratori locali che vogliono salire sull'ascensore del consenso. E mostra una bocciatura altrettanto limpida per chi guida Giunte invischiate nella nuova ondata giudiziaria che si è concentrata sui Governi locali. Vedi alla voce Napoli, dove il sindaco Rosa Russo Iervolino e il presidente della Regione Antonio Bassolino sono i primi amministratori locali a scendere sotto il 40% nella storia della rilevazione, dopo aver dilapidato un favore che nei tempi migliori veleggiava a ben altri livelli.
A coabitare sul primo scalino del gradimento elettorale, con un favore record tributato loro da tre cittadini su quattro, sono personaggi molto diversi, che mostrano quante siano le applicazioni pratiche possibili del vademecum.
C'è quella della new entry in vetta, il sindaco di Verona Flavio Tosi, della Lega, che guadagna 15 punti dall'anno scorso (e 14,3 dal giorno delle elezioni) con una politica che non lesina la repressione (dalle prostitute, che ora il sindaco vuol inseguire fin nelle case, a chi mangia o sparge rifiuti nel salotto buono intorno all'Arena) e rivendica più risorse in nome di un federalismo fiscale spinto. Soldi e sicurezza, insomma, in una versione gridata (anche troppo, secondo la Corte d'appello di Venezia che l'ha condannato a due mesi, con pena sospesa, per una campagna anti-rom che ha superato i confini della legge Mancino).
Impossibile trovare atteggiamenti simili in Sergio Chiamparino, puntuale sul podio in ogni edizione del Governance Poll, che da buon piemontese non abbandona mai l'understatement, ma nemmeno il puntiglio sui temi che gli stanno a cuore. Che anche per lui trovano una sintesi parziale ma efficace nelle parole d'ordine del federalismo e della sicurezza. Sicurezza che domina l'agenda anche dell'altro habitué del medagliere, il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti, che guida anche la classifica dei capoluoghi per il numero delle ordinanze emanate dopo il decreto Maroni.
Oltre a Chiamparino, tra i big sorride anche Letizia Moratti, accreditata del favore del 57% dei milanesi (5% in più rispetto al risultato elettorale), e Gianni Alemanno, che con il 56% guadagna 2,3 punti rispetto al giorno delle elezioni. Nel centrosinistra, a far compagnia al successo del sindaco torinese sono poche eccezioni, come il padovano Flavio Zanonato, anch'egli iperattivo sul fronte della sicurezza, e il reggiano Graziano Delrio. Rispetto ai voti ottenuti nelle urne, il 69% dei sindaci di centrosinistra ha perso consensi, mentre nel centrodestra (35 amministrazioni) le pattuglie di chi è in crescita e di chi perde terreno sono quasi equivalenti (16 a 19).
Nei dintorni di casa Pd la compagine degli amministratori locali è più numerosa, ma la «questione morale» e le divisioni politiche hanno colpito più duro; e oltre a travolgere le quotazioni della Iervolino con una picchiata degna della crisi finanziaria, hanno assottigliato drasticamente le fila dei sostenitori di Leonardo Domenici, sindaco di Firenze e presidente dell'Anci, che perde 11 punti rispetto al consenso ottenuto nelle urne alla vigilia di una partita elettorale che si annuncia insolitamente aperta per il capoluogo toscano. Impossibile misurare il favore di Luciano D'Alfonso, agli arresti nei giorni in cui Ipr Marketing effettuava le rilevazioni, ma è l'intero centrosinistra abruzzese a essere schiacciato dalla vicenda nata con gli arresti dell'ex presidente Ottaviano Del Turco: come sa il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, che si ferma nove punti sotto il risultato ottenuto l'anno scorso, e il suo collega di Chieti, Francesco Ricci, che rispetto al risultato elettorale ha perso per strada il 18,3% dei consensi.
Ma il Pd soffre anche lontano dalle Procure, tanto da occupare nove delle dieci posizioni di coda (l'unico sindaco di centrodestra è Raffaele Stancanelli, alla guida di una Catania in perenne affanno finanziario). A Caserta, oltre all'emergenza rifiuti, hanno dominato le cronache le divisioni della maggioranza, che hanno portato a inizio dicembre il sindaco Nicodemo Petteruti a presentare le dimissioni (ritirate dopo 19 giorni). Addio pronunciato e poi ritirato (ad aprile) anche per Orazio Ciliberti, sindaco di Foggia e vicepresidente Anci, che condivide la terzultima posizione con Rosario Olivo (sindaco di Catanzaro, ex deputato socialista e sottosegretario del Governo D'Alema).

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