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«Why not? Un ammortizzatore sociale»

di Roberto Galullo

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13 Gennaio 2009
Antonio Saladino (Ansa)
Il verbale dell'interrogatorio di Saladino

Un ammortizzatore sociale preda dei politici calabresi che, però, lo guardavano con distacco, tanto da tenerne i propri figli lontani. Ecco cosa era diventato l'impero economico riconducibile ad Antonio Saladino, il principale indagato dell'inchiesta Why Not avocata a Luigi De Magistris.

Mentre tutta Italia guarda a Catanzaro, a Salerno, a Roma e alle polemiche intestine tra Procure e ministero, in aula del Tribunale di Paola, Saladino, imprenditore dalla "buona condizione di vita sociale" come lui stesso dichiara ai magistrati, ha già cominciato a parlare.

È il 19 maggio 2008, sono le 12 e 24 e il Pm Francesco Greco - al quale è stato affidato un filone dell'inchiesta madre - accende il registratore e chiede al maresciallo di sintetizzare l'interrogatorio che terminerà alle 14 e 36. Il Pm vuole cominciare a ricostruire tutti i rapporti commerciali tra la Regione Calabria, il Consorzio Brutium e le società collegate. Rapporti che non avrebbero seguito la via ordinaria della gara che, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe stata solo simulata per fare incetta di commesse e fondi europei e pubblici. Una ricostruzione che deve anche chiarire il ruolo dei politici nelle società che si aggiudicavano le commesse e l'eventuale scambio di favori, assunzioni e affari. In quelle due ore e 14 minuti Saladino - che De Magistris riteneva il motore del connubio affaristico-politico in Calabria - racconta molto. Non tutto. Alle 14 e 30, infatti, il Pm gli lascia i compiti per le vacanze estive. Quegli esercizi, ancora, non sono stati "corretti" dai magistrati di Paola. «Cominci a fare mente locale anche sul censimento del patrimonio immobiliare», dice infatti Greco a Saladino che, con candore, nega di avere mai avuto alcun coinvolgimento. Senza perdersi d'animo Greco - che condurrà l'interrogatorio sul filo dell'ironia e con il fioretto anche quando la logica avrebbe richiesto la spada - ribatte subito. «Abbiamo un'intercettazione molto utile in cui parla con una tale Rossella in cui dice che il contratto, da 8 milioni, doveva andare a 15 milioni e dà anche le spiegazioni sul perché». La memoria, chissà perché, improvvisamente torna. «Ah no. La fase prodromica - si ricorda ora Saladino - l'ho seguita, ci mancherebbe...».

Dopo quel congedo, in realtà, Saladino non è più tornato a Paola e c'è da chiedersi se sia stato lui a non volersi sottoporre ad altri interrogatori o se, invece, la Procura di Paola abbia ritenuto di continuare a indagare. Perché che i magistrati indaghino - soprattutto sugli aspetti patrimoniali dei soci e del teste principale, Caterina Merante, per la quale Saladino è tornato a chiedere indagini quasi fosse un duello personale con quell'imprenditrice di cui non è neppure certo che fosse lei a intrattenere i rapporti con i funzionari regionali sulle proroghe contrattuali - non c'è dubbio. In quelle 100 pagine della fonotrascrizione c'è la conferma del rapporto inestricabile tra la Regione e le società riconducibili a Saladino. «Alla fine - dichiara Saladino a pagina 69 - Why Not era diventata quasi un ammortizzatore sociale. Parliamoci chiaro, perché la gente con 600 euro non va da nessuna parte...». Quell'ammortizzatore sociale, improvvisamente, diventa un terreno di scontro con il Governatore della Regione, Agazio Loiero. «Lui - dichiara Saladino - diceva che il lavoro interinale non risolve il problema dell'occupazione. Io gli ho detto che sbagliava e che io alla gente potevo dare il pane, se lui poteva dargli il dolce perché non glielo dava lui?...L'outsourcing si può più facilmente maneggiare dai politici...parliamoci chiaro».

Prima del litigio Loiero, quando era ancora parlamentare e ministro prodiano, aveva presentato a Saladino, su sua richiesta, una lista di persone. Una lista partita dalla Cei Calabria, che però Saladino, ex presidente della locale Compagnia delle opere, non sa cos'è, al punto che Greco si spazientisce e ironizza: «Che cos'è la Cei, il Centro europeo di impresa e inalazione?». Greco non crede neppure che l'elenco di nomi fosse fine a se stesso, senza neppure un riscontro o un ringraziamento. «Cioè - domanda il Pm - un ministro le trasmette questa cosa...» Saladino dirà sempre che si limitava a presentare ad altri i nominativi da assumere e ribadirà che parlava con «mezzo mondo».

Vero. Infatti Saladino sciorina un fiume di politici locali che cercano di piazzare uomini, a cominciare dall'ex Governatore Giuseppe Chiaravalloti fino al braccio destro politico di Loiero nell'attuale Giunta, Mario Pirillo, assessore all'Agricoltura, anche lui attualmente indagato come Loiero a Catanzaro. Segnalazioni che non riguardavano mai i figli. «Quelli lì non erano posti per i figli, dottore. Non erano posti buoni», dichiara Saladino a pagina 71.
Buoni economicamente forse no, ma in mani fidate. E infatti la Procura di Paola contesta a Saladino - che pure ribadisce di essere solo un consulente del Consorzio Brutium e di Why Not - che quelle società erano nelle sue mani: dalla cessione di quote alle firme sui contratti. Così come la Procura ricostruisce che il Consorzio Brutium è stato costituito poche ore prima della legge regionale 23/2002 che consentì la stabilizzazione di centinaia di precari, tra cui 490 assorbiti proprio dal Consorzio Brutium e poi assunti da Team service e Why Not. E prima della stabilizzazione si era aperta l'ennesima caccia al nome, sponsorizzato dai politici, da inserire nell'elenco. «È chiaro ognuno tentava di inserire persone - dichiara Saladino - e quindi dovevamo mettere, come dire, un margine: quelli in servizio in quel momento con Obiettivo Lavoro». L'estate è trascorsa e così l'autunno. La Procura di Paola farà passare anche l'inverno prima di procedere al secondo interrogatorio?

  CONTINUA ...»

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