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Addio a Susanna Agnelli

di Guido Compagna

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16 Maggio 2009
Susanna Agnelli (Infophoto)
Il cuore discreto e tenace di una dinastia
di Aldo Bernacchi
Un ricordo per immagini

Susanna Agnelli, morta ieri a Roma all'età di 87 anni, probabilmente non ha mai dimenticato di essere un'Agnelli, come l'ammoniva quando era bambina la sua istitutrice inglese miss Parker con il perentorio: «Don't forget you are an Agnelli». Ma, grazie a una lunga partecipazione alla vita pubblica e alla politica (sindaco, deputato, senatore sottosegretario e ministro degli Esteri) non è stata soltanto la sorella di Gianni. Anzi - come con una punta di civetteria amava ricordare, il suo editore l'aveva rimproverata perché nel libro «Vestivamo alla marinara», non aveva neanche accennato al fatto che il nonno aveva fondato la Fiat.
Lei si era giustificata così: «Per me era "il nonno" o "il Senatore", come la principessa di Trabia era la nonna di Raimondo, e Malaparte era un uomo che voleva bene a mia madre». Per il resto Susanna Agnelli è nata nel 1922, quando Mussolini saliva al potere e (è sempre lei a ricordarlo) si è sposata con Urbano Rattazzi, dal quale ha avuto sei figli, nel 1945, quando la guerra è finita e il fascismo è stato debellato.
«Vestivamo alla marinara» è il racconto lieve, che non necessariamente vuol dire leggero, di quegli anni, visti e raccontati da una ragazza che aveva la responsabilità di non doversi mai dimenticare di essere un'Agnelli. Ci sono le vacanze a Forte dei Marmi e a Sankt Moritz. C'è il giovane Raimondo Lanza di Trabia con la madre principessa quasi a testimoniare l'incontro di un'esponente della più importante aristocrazia imprenditoriale del Nord con l'aristocrazia siciliana e l'impegnativo mondo dei vicerè. Poi ci sono i bambini romani che, ricorda l'Agnelli, «non ci rivolgono, comunque la parola. Parlano l'italiano con accento inglese e non capiscono come si possa vivere a Torino». Intanto la nonna, Princess Jane, rimprovera la mamma di Susanna perché le sue figlie «sembrano le figlie del droghiere vestite di velluto verde».
Naturalmente nel libro c'è anche Gianni o meglio l'attesa e l'attenzione della famiglia nei suoi confronti. Susanna ricorda «un precettore e uno stuolo di insegnanti che verranno a dargli lezione tutto il giorno».
«Vestivamo alla marinara» ci consegna una Susanna Agnelli ironica e disincantata raccontatrice del suo tempo e della vita di una grande famiglia, probabilmente la più importante del Paese. Ma quella che non doveva dimenticarsi di essere Agnelli è stata anche una donna molto impegnata in politica.
Comincia da sindaco del Comune di Monte Argentario nel 1974. Sarà in carica per 10 anni e si impegnerà soprattutto contro la speculazione edilizia. Nel 1995-1996 sarà anche il ministro degli Esteri del governo Dini. Ma a portarla sulla scena politica nazionale, offrendogli la candidatura alla Camera nel 1976, era stato Ugo La Malfa. Un siciliano, spigoloso di carattere almeno quanto si può immaginare lo fosse la principessa di Trabia. Ma soprattutto La Malfa era un meridionale che voleva vedere il suo Paese «aggrapparsi alle Alpi per non precipitare nel Mediterraneo». Di qui il forte valore simbolico della candidatura di una donna torinese e rappresentante della prima famiglia industriale del Paese nelle liste repubblicane.
Nel Pri la presenza della Agnelli fu tanto discreta da parte sua, quanto apprezzata da parte di quella che una volta si chiamava la base. Proprio in Romagna, dove c'era l'anima più popolare e, perché no, plebea del partito, i suoi comizi, in campagna elettorale, erano sempre richiesti e molto apprezzati. E così lei che non doveva mai dimenticarsi di essere un'Agnelli riuscì a trovare successo politico anche nel popolo di Romagna che una volta andava ai comizi di Cino Macrelli come si andava all'opera ad applaudire un grande tenore.

1922-2009

La famiglia
Nata a Torino il 24 aprile del 1922 da Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte, terza di sette fratelli. Già da giovanissima, durante la Seconda guerra mondiale, entra nella Croce Rossa per portare il suo aiuto sulle navi che trasportano soldati feriti. Alla fine della guerra sposa il conte Urbano Rattazzi, da cui ha sei figli.

In politica
Per dieci anni, fino al 1984, è sindaco del comune di Monte Argentario (Grosseto) mentre nel 1976 debutta in Parlamento da deputato eletto nelle liste del Partito repubblicano italiano. Eletta alle elezioni europee del 1979, sempre con il Pri, nell'Europarlamento è stata membro della commissione per le relazioni economiche esterne. Ma la sua carriera politica avrà incarichi sempre più importanti: prima sottosegretario agli Esteri sotto varie presidenze del Consiglio dal 1983 al 1991, poi, in qualità di "tecnico", ministro degli Esteri nel governo Dini, la prima (e finora unica) donna ad accedere al ponte di comando della Farnesina, tra il 1995 e il 1996. Negli anni 80 è anche l'unico membro italiano della «Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo», il cui rapporto è noto, dal nome della sua presidentessa, come «Rapporto Brundtland».

La scrittrice
Ma la carriera politica lascia anche spazio alla sua attività di scrittrice: famosa e vendutissima, in Italia e all'estero, la sua autobiografia, "Vestivamo alla marinara", del 1975. Da lì a poco altri titoli seguiranno: "Gente alla deriva" del 1980; "Ricordati Gualeguaychu del 1982"; "Addio, addio mio ultimo amore" del 1985. Per molti anni ha curato una rubrica di posta intitolata "Risposte private" sul settimanale Oggi, inaugurando uno stile completamente nuovo, asciutto e corrosivo. I suoi consigli non indulgevano mai alla retorica.

  CONTINUA ...»

16 Maggio 2009
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