«Il candidato di nessuno che pensa che c'è bisogno di tutti». Così si sente Pier Luigi Bersani impegnato nella corsa per la guida del Pd.
L'ex ministro ha presentato il suo programma e ha ribadito le richieste di revisione dello statuto: la «sovranità» deve tornare agli iscritti, con le primarie utilizzate solo per scegliere i candidati alle cariche istituzionali. La prima istanza di Bersani sulle regole è dunque quella di riportare l'elezione del segretario in congresso, ma l'ex ministro vuole modificare anche le norme sull'automatismo tra partito e governo. No perciò alla regola che identifica nel segretario il candidato premier.
All'ex ministro non piace la vocazione maggioritaria del Pd, così come l'aveva intesa Veltroni. Perchè «da soli non si può fare nulla», sottolinea Bersani che identifica la vocazione maggioritaria del partito nella «predisposizione ad aggregare». Le alleanze, dice deriveranno «da un percorso politico e programmatico» e su questo è pronto a seguire la strada già tracciata da Romano Prodi «colui che ha saputo sfondare il campo altrui». Perciò già per le prossime elezioni regionali prospetta la sperimentazione di «larghi schieramenti di centrosinistra contro la destra».
Bersani suggerisce poi di bandire quelle che definisce le «categorie inafferrabili», come «vecchio o nuovo, giovane o vecchio, con la cravatta o senza cravatta». Se impostiamo il dibattito su questo, sottolinea «l'Italia volterà la faccia dall'altra parte e noi forse perderemo anche il partito».
Il progetto politico del Pd? «Ha bisogno di forti correzioni» secondo l'ex ministro. «Non si dica - chiarisce - che i problemi che abbiamo nascono dal tradimento del progetto originario; nascono piuttosto da non aver messo il progetto su basi culturali solide. Ed è quello che io voglio fare».
Bersani risponde a quanti gli rimproverano la «patina di grigio»: «da quando iniziai, tanti anni fa, ogni volta che ho ricoperto un posto di responsabilità mi sono preso la briga di cambiare qualcosa. Non ho mai lasciato le cose come le ho trovate». Perciò, sottolinea «se di innovazione vogliamo parlarne a chiacchiere io non voglio partecipare. Se ne parliamo con i fatti, credo di avere qualcosa da dire».
Nel dibattito pre-congressuale nel Pd è scoppiato il caso Serracchiani. La neo deputata europea è stata duramente criticata da diversi esponenti del suo partito per l'intervista a Repubblica, nella quale spiega che non si candiderà, che sosterrà Dario Franceschini
(che le piace «perchè è simpatico») contro Pier Luigi Bersani che rappresenta l'apparato. Molte le reazioni dei suoi fan su facebook che fanno quadrato contro quello che definiscono un attacco «da parte dei vecchi» del partito.