Dopo l'esclusione controversa di Beppe Grillo dalla corsa alla segreteria Pd arriva la rinuncia di Mario Adinolfi, che entra nella squadra di Dario Franceschini. La piattaforma del segretario per «un partito aperto, senza steccati» lo ha convinto, ha spiegato il blogger che ha scelto di non utilizzare le 2.200 firme raccolte a proprio sostegno.
Nessun ripensamento per Ignazio Marino, la cui candidatura è stata depositata. 2.000 firme come da regolamento, «ma ne sono state raccolte tante migliaia», ha riferito Michele Meta, coordinatore della mozione che appoggia il senatore-chirurgo.
Renato Nicolini, come lui stesso aveva già annunciato, non è riuscito a raccogliere le 1.500 firme necessarie. L'ex assessore pensava di avere tempo fino al 31 luglio e ha definito la scadenza stabilita per oggi «ridicola, perché si blocca il dibattito prima del congresso».
Intanto oggi il segretario non ha lesinato critiche ai suoi avversari. Se vincesse Pier Luigi Bersani, ha detto «tutto potrebbe tornare a essere elastico e possibile, con alleanze non dichiarate agli elettori che le scelgono ma frutto di accordi parlamentari, cui potranno essere dati nomi nobili, governo di convergenza, grande coalizione, ma che di fatto smontano una conquista». Gli ha risposto Filippo Penati, coordinatore del Comitato Bersani: «il dato vero è che nell'ultimo anno e mezzo si sono persi 4 milioni di elettori, 300 mila al mese, oltre 10 mila al giorno. Bisogna cambiare».
Mentre Debora Serracchiani, ospite della videochat di Zoro, ha dato i voti a leader e protagonisti della fase congressuale del Partito democratico. Tutti promossi, anche se con sufficienza risicata, tranne Massimo D'Alema e Ignazio Marino. Il voto più alto è andato a Dario Franceschini: sei e mezzo, «ma si deve impegnare di più». Per Pierluigi Bersani un pugno e una carezza: «Nessuno si è accorto che si è candidato. Ma considerando che è stato un bravo ministro, dico sei». Ignazio Marino: cinque, perché «dobbiamo sforzarci di non parlare solo di certe cose. A noi serve un segretario del Pd, non un chirurgo di fama internazionale, abbiamo bisogno di una persona che faccia il segretario a tutto campo».
Cinque anche per Massimo D'Alema: «Perché credo debba lasciare più spazio a Bersani».
Promossi, invece, sia Beppe Grillo che Walter Veltroni. Il comico, dice la Serracchiani, «a me piace. Gli darei un sei». L'ex segretario «si comporta con coraggio», e guadagna un sei meno.
La giovane parlamentare europea giudica anche se stessa: «oscillo tra cinque e sei. Devo umilmente fare un po' di strada e sforzarmi per cambiare gli altri e non cambiare me stessa».