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Un viaggio ad Agrigento nella valle degli sprechi

di Giuseppe Oddo

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31 Luglio 2009
La strada per il sito di Aragona
I numeri dello scandalo

Un centro fieristico mai completato, un camper della legalità di cui si sono perse le tracce, un depuratore per le acque reflue che non serve a niente ed altre storie. Benvenuti nel consorzio Asi di Agrigento.

I consorzi Asi sono enti per la localizzazione industriale, promossi dalla Regione Sicilia, dove una società può trovare tutte le infrastrutture di base: immobili, elettricità, gas, telefono, servizi in genere. Nel tempo, però, questi enti hanno perso di vista lo scopo per cui sono stati creati e oggi sono un ingranaggio della grande macchina politico-clientelare. Quello di Agrigento in particolare ruota intorno a quattro, si fa per dire, agglomerati: uno con 48 piccole imprese nei territori di Aragona e Favara, un altro con appena tre imprese nel comune di Casteltermini, uno con altre tre in quel di Ravanusa e il quarto a Porto Empedocle, dove non c'è l'ombra di un'azienda, che ospiterà un impianto di rigassificazione dell'Enel. Nel complesso, dunque, il consorzio accoglie 54 imprese, a fronte delle quali schiera un consiglio generale di 50 persone: quasi una per impresa.

L'agglomerato di Aragona e Favara (Comuni in lite da una trentina d'anni per definire i rispettivi confini) si raggiunge in auto dopo essersi lasciati alle spalle il "San Giovanni di Dio", l'ospedale che dovrà essere sgomberato entro una ventina di giorni perché costruito con la sabbia. Nel caldo opprimente c'è un gran via vai per cercare di sistemare dignitosamente da qualche altra parte i 300 degenti e le 700 persone, tra medici, infermieri e personale amministrativo, che vi lavorano. Superato l'ospedale della vergogna, imboccando un cavalcavia, si esce dal comune di Agrigento e si entra nel territorio di Aragona. Qui, in contrada San Benedetto, c'è l'agglomerato industriale, che si estende per un centinaio di ettari sconfinando nel territorio di Favara.

Nell'agglomerato non stentiamo a riconoscere quello che avrebbe dovuto essere un centro direzionale e che invece è diventata una delle tante "incompiute" di questa Sicilia: una regione che continua a rivendicare risorse pubbliche pur avendone sperperate per decenni in opere come queste. Per questo centro direzionale fantasma l'Asi di Agrigento ha ricevuto all'epoca 13 miliardi di lire.
La palazzina che era stata progettata per il deposito delle merci è stata concessa in comodato ai vigili del fuoco, che ne hanno fatto la loro casermetta. Della tensostruttura che avrebbe dovuto ospitare l'avveniristico centro espositivo a forma circolare restano i piloni. Il telone che la ricopriva è stato squarciato da una bufera di acqua e vento che si è scatenata nell'inverno del 2008. I lavori di completamento dell'opera, peraltro mai finita, sono ricominciati dopo che il consorzio Asi ha ottenuto altri 1,2 milioni di euro da spendere. Da queste parti molti dicono che per rimettere il telo e sistemare la struttura in ogni sua parte, interna e esterna, occorre ben di più che una somma del genere. Se così fosse, il centro fieristico-espositivo sarebbe destinato a non entrare in funzione anche dopo questa ulteriore iniezione di denaro. Ancora più in là incontriamo, sotto un sole che brucia tutto, erba e prospettive, il centro uffici, un palazzo rettangolare e a due corpi con facciate a vetri. Gli uffici del consorzio occupano una parte dell'edificio. Il resto dell'immobile, che avrebbe dovuto ospitare servizi e attività di formazione per le imprese, come la contabilità e il marketing, è stato dato in affitto. Qui hanno sede fin dalla nascita l'Ato rifiuti di Agrigento e il consorzio di bonifica. Quanto ai corsi di formazione, l'Asi ha cominciato a promuoverne, ma di tutt'altra specie. Per esempio, è stato organizzato fra gli altri un corso di inglese per bambini, che con lo sviluppo industriale c'entra come i cavoli a merenda. Peraltro, riferisce una fonte, fino a un anno e mezzo fa sembra all'edifico mancasse il certificato di agibilità, indispensabile per poter svolgere qualsiasi attività di tipo formativo.

Se proprio non possiamo sviluppare le imprese, almeno proteggiamo quelle esistenti dalla delinquenza, debbono essersi detti i signori del consorzio. Giusto proposito. Così un giorno è spuntato il camper della legalità. Per diffondere il principio di legalità in provincia di Agrigento il consorzio Asi ha chiesto e ottenuto, nell'ambito del progetto Maciste, un finanziamento di poco inferiore a 345mila euro. Il progetto Maciste è stato predisposto e sviluppato da una cooperativa di Ragusa, la Prosvi - acronimo di promozione e sviluppo -, ma è stato fatto proprio dal consorzio Asi. Per attuarlo ha costituito nel 2007 un'associazione temporanea di scopo a cui, insieme con la Prosvi, sono stati chiamati a partecipare l'Associazione antiracket e antiusura Lo Mastro e il consorzio sviluppo e legalità, al quale aderiscono i comuni dell'Agrigentino nei cui territori si trovano beni sequestrati alla mafia che debbono essere reimmessi nel circuito legale. L'iniziativa, per niente malvagia, era di diffondere l'idea di legalità in giro per la provincia stampando materiale informativo e creando anche una centrale di ascolto dove si potessero denunciare eventuali atti di intimidazione e tentativi di estorsione.

  CONTINUA ...»

31 Luglio 2009
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