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L'omicidio di Sanaa è un brutale atto infame

di Sumaya Abdel Qader *

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16 settembre 2009
Giovane marocchina ama un italiano: il padre la uccide
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E' successo di nuovo. A distanza di 3 anni dall'assassinio di Hina, a Brescia, si ripete il drammatico caso. Un padre avrebbe ucciso la figlia - il condizionale è d'obbligo fino alla sentenza - sembrerebbe per incompatibilità culturale scatenata dalla rabbia o vergogna o impotenza nei confronti di una figlia che non era come lui voleva.
La vittima stavolta è Sanaa, 18 anni. Giovane, giovanissima nel pieno della fase più critica dell'età di una persona. Cresciuta nella pluri-identità di chi nasce o cresce in un contesto socio-culturale differente da quello dei genitori. Una identità complessa e ricca. Spesso poco valorizzata e anzi guardata con sospetto.

Nel dramma bisogna avere la lucidità di osservare un atteggiamento, post fatto, che certo non aiuta l'opinione pubblica a comprendere meglio e tantomeno a sentirsi serena nei confronti della comunità musulmana. C'è chi, tristemente, non manca di polemizzare sui musulmani "tutti brutti e cattivi". Ritornano i dubbi amletici sulla compatibilità dell'Islam con i valori dell'Occidente, sulla sicurezza, sulla donna nell'Islam...

Metto subito in chiaro che non c'è motivo che tenga, nell'Islam, per giustificare un assassinio, oltretutto "fai da te". Si ignora invece che nell'etica islamica l'elemento "misericordia" è tra i fondamenti del rapporto Dio-uomo e uomo-uomo, «...la Mia misericordia precede la Mia giustizia» (Corano). Nell'Islam l'omicidio di una persona equivale all'omicidio dell'umanità intera. Nell'Islam la donna è soggetto libero ed indipendente. Ogni azione è di sua unica responsabilità di fronte al Signore.

Sterili i discorsi sul fatto che la donna musulmana non sia libera di andare a convivere ed avere rapporti prematrimoniali (cattolicesimo ed ebraismo si differenziano dall'Islam?), tra l'altro regola che vale anche per l'uomo, oppure indignazione di fronte al ciglio storto dei genitori musulmani che vedono i figli legarsi a non musulmani (non vale forse il contrario?). Sterili perché ogni religione e/o cultura ha le sue usanze che possono piacere o meno. (Ricordo che in Italia l'attenuante per il delitto d'onore è stata abolita solo nel recente 1981).

Dunque sarebbe il caso di condannare l'omicidio per ciò che è. Un brutale atto infame. Non serve aver paura o guardar con sospetto quasi due milioni di residenti in questo paese e un miliardo e mezzo di uomini e donne in giro per il mondo.

Anche tra i musulmani c'è chi liquida facilmente il fatto disinteressandosi ad episodi simili. Mai nulla di più sbagliato. Il dibattito interno sui giovani, le loro tendenze ed atteggiamenti sono profondamente importanti. E' una responsabilità nei confronti di questi giovani che si trovano ad affrontare non poche difficoltà, ambiguità e crisi identitaria.

Non riesco, però, a non pensare che la povera Sanaa come Hina non sono diverse da quei bimbi, figli di coppie non musulmane, che vengono abbandonati alla nascita da ragazze madri che non si sentono accettate dalla società o che non sanno come affrontare la nuova creatura. Non sono diverse dai figli di quelle donne e uomini che li annegano o stuprano. Questione di religione dunque? Oppure di fragilità sociale, disagio, impotenza che arrivano ad atti estremi. Inaccettabili gesti, ma tutti uguali.

Non siamo forse vittime di generalizzazioni? Stereotipi e pregiudizi?
Difatti non si ricordano mai coloro che lavorano giorno dopo giorno affinché pratiche inaccettabili e lontane da ogni riconoscimento o giustificazione nell'Islam vengano debellate.

Beh, ne ricorderò qualcuna io a titolo esemplificativo:

-Lo Spior (l'organismo che riunisce le associazioni musulmane di Rotterdam e dei Paesi Bassi) lanciò un progetto per contrastare i matrimoni forzati, poiché molte ragazze abbandonavano le loro famiglie temendo di essere obbligate a sposarsi. Obiettivo del progetto prevenire i matrimoni forzati svolgendo un'azione di sensibilizzazione, cambiando le mentalità e promuovendo una migliore comunicazione tra genitori e figli. Sono stati organizzati degli incontri ai quali hanno partecipato centinaia di ragazze e ragazze, genitori imam e sapienti. Uno dei settori di lavoro più importanti del progetto mirava a sensibilizzare l'opinione pubblica circa la prospettiva islamica e, in generale, nella scelta del partner. Il progetto è stato esportato a tutta l'Europa. In Italia finora nessun Comune contattato ha voluto sostenere l'iniziativa;

- Appello alla moratoria della pena di morte e delle pene corporali lanciato da Tariq Ramadan, sostenuto da tutte le comunità islamiche in Italia ed Europa;

-Campagna per una famiglia sana ed equilibrata promossa dal'Associazione delle donne musulmane in Italia;

-Campagna per una donna musulmana libera ed attiva nella società europea promossa dal Forum delle Donne Musulmane in Europa;

Centinaia di altre iniziative e campagne avrebbero il diritto di essere ricordate.

La violenza non ha religione, né colore, ne cultura. Spendiamo tempo ed energia nella costruzione delle società e non nella sua demolizione. Solidarietà a Sanaa e a tutte le vittime innocenti.

*L'autrice è una scrittrice italiana musulmana

16 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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