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Berlusconi: giudici l'anomalia.
L'Anm: definizioni ridicole

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28 ottobre 2009


L'Associazione Nazionale Magistrati risponde con una nota al premier Silvio Berlusconi, che ieri sera, intervenendo telefonicamente al programma "Ballarò", aveva detto che l'anomalia in Italia non era lui ma «i giudici comunisti».

«Ogni occasione sembra buona per denigrare l'ordine giudiziario - scrivono i giudici dell'Anm - e descrivere i palazzi di giustizia come sezioni di partito, frequentate da magistrati militanti. Nessun ufficio giudiziario merita queste infondate e ridicole definizioni, tanto meno quello di Milano». «Da Milano, e dall'intero Paese, la magistratura ribadisce che intende continuare a vestire solo la toga e a rispondere solo alla legge. In primis alla Costituzione», prosegue il documento che è dedicato alle assemblee di protesta che si terranno domani in tutta Italia.

«L'anomalia italiana non sono io ma i giudici comunisti», aveva detto il premier al telefono ieri sera a Ballarò su RaiTre, commentando la conferma in Appello della condanna all'avvocato Mills. Sull'Irap il taglio ci sarà ma solo quando «i conti lo consentiranno».
Berlusconi è intervenuto a sorpresa, al telefono da Arcore dove è in convalescenza. E, nel giorno della sentenza d'appello del processo Mills (condanna confermata all'avvocato inglese), ha attaccato a tutto campo, i giudici, in primo luogo e in particolare «i pm comunisti che sono la vera opposizione nel nostro Paese». Poi anche il neosegretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Con lui è tornato il Pci». Il premier non perdona neppure la tv pubblica e in particolare la trasmissione di Giovanni Floris, che descrive come «il festival della calunnia, della falsità pagato con i soldi dei contribuenti».

Il Cavaliere ha parlato anche della vicenda di Piero Marrazzo e della telefonata con cui ha avvertito l'ormai ex presidente della regione Lazio del video che lo ritraeva in compagnia di un trans: «L'ho lasciato pienamente libero di decidere le scelte da fare: acquistare il documento dall'agenzia che ce l'aveva oppure denunciare l'intera vicenda alla magistratura». Quanto alla Mondadori, alla quale era stato offerto il filmato dello scandalo in cambio di un compenso, Berlusconi ha chiarito che il rifiuto dell'acquisto era già stato fatto prima che lui fosse informato di tutto dalla figlia Marina, «perché la Mondadori non è né Repubblica, né l'Espresso».

«L'anomalia di questo Paese - ha detto Berlusconi - non sono io, ma i giudici comunisti, che da quando sono entrato in politica mi hanno aggredito con innumerevoli ed infondate iniziative giudiziarie. Ma Silvio Berlusconi - ha aggiunto parlando in terza persona - è davvero l'imprenditore più criminale di questo mondo?».

Nel suo lungo intervento telefonico, il premier ha anche contestato con forza tutte le «illazioni» che i mass media avrebbero riferito sul suo viaggio in Russia: «Sono rimasto con Putin solo per un giorno con l'obiettivo di lavorare positivamente al rilancio delle imprese italiane. E sono partito in ritardo solo per la fitta nebbia».

Non è mancato un accenno di Berlusconi alla vicenda Tremonti, incontrato ieri sera ad Arcore: «È stato chiarito un equivoco. La politica del rigore non è stata solo una scelta del ministro dell'Economia, ma di tutto il governo. La politica del rigore va coniugata con le esigenze dello sviluppo». Quanto alla riduzione dell'Irap, «si farà, come prevede il programma di governo, perché insieme al rigore occorre anche aiutare le imprese e le famiglie». Cioè quando? Chiede Giovanni Floris a Berlusconi. «Dipende dalla crisi», risponde il Cavaliere. E quando finirà? chiede Floris. «Nessuno lo sa al mondo», replica Berlusconi.

«Il governo - spiega il premier - ha un programma, che conferma, che prevede la riduzione dell'Irap e il quoziente familiare. Nell'ambito di una politica di rigore, ci vogliono anche le misure per lo sviluppo, le imprese e le famiglie. Entro i tempi che saranno possibili in base alla situazione del conti dello Stato, intendiamo mantenere le promesse del nostro programma che consideriamo impegni sacri con gli elettori».
Insomma, ripete Berlusconi, «stiamo studiando il modo per coniugare rigore e aiuto alle famiglie e alle imprese».

L'intervento di Berlusconi a Ballarò è stato contestato da Rosy Bindi, del Pd, ospite in studio con Pier Ferdinando Casini e i ministri Angelino Alfano e Ignazio La Russa: «Nessun politico al mondo ha la possibilità di intervenire in una trasmissione pubblica per fare affermazioni che non sono convincenti», ha detto la vicepresidente della Camera. «L'unica possibilità che ha di dimostrare che è nella legalita, come ripete, è di farsi processare». La Bindi ha ingaggiato così un nuovo acceso duello con il Cavaliere dopo quello, sempre in diretta tv, avuto qualche settimana fa a Porta a Porta, quando Berlusconi l'aveva definita «più bella che intelligente» e si era sentito rispondere «non sono una donna a sua disposizione».

Aspri anche i botta e risposta tra Berlusconi e Floris, che cercava di interloquire con il presidente del Consiglio. «A proposito, come va la scarlattina?», è stata l'ultima domanda, con il sorriso sulla labbra del conduttore. «Se viene a casa mia sarò felice di attaccargliela...», è stata la replica del Cavaliere. (RiBa)

28 ottobre 2009
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