I giudici della prima sezione del tribunale di Milano hanno rinviato al 18 gennaio prossimo il processo che vede imputati, tra gli altri, Silvio Berlusconi e alcuni manager Mediaset su presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi. I giudici hanno di fatto accolto la richiesta di deduzione di legittimo impedimento di Berlusconi ad essere in aula fino, appunto, al 18 gennaio, sulla scorta di una lettera del segretario della presidenza del Consiglio. Hanno inoltre disposto che le udienze proseguano, poi, per tutti i lunedì successivi. Qualora si dovessero presentare nuovamente legittimi impedimenti da parte del premier l'udienza si terrebbe al sabato della stessa settimana.
La prima sezione penale del Tribunale di Milano ha fissato nel processo sui presunti fondi neri di Mediaset anche due udienze intermedie prima del 18 gennaio 2010. La prima sarà il 30 novembre prossimo e servirà, come ha spiegato il collegio giudicante, «per la eventuale riunione con il procedimento a carico di Fedele Confalonieri», imputato per frode fiscale in un procedimento analogo. Mentre la seconda é stata fissata per il 14 dicembre e in quell'occasione il pubblico ministero Fabio De Pasquale dovrà dare la lista dei teste e spiegare come procedere nel corso del dibattimento. In merito al rinvio al 18 gennaio prossimo, data in cui il presidente del Consiglio ha dato la sua disponibilità a essere presente, Nicolò Ghedini, legale del presidente del Consiglio, ha spiegato che «Berlusconi ci sarà se ci sarà qualcosa di rilevante». Inoltre, ha aggiunto Ghedini: «Abbiamo rinunciato al legittimo impedimento, il tribunale ha poi ritenuto corretta la nostra indicazione sulle date e non abbiamo fatto nessuna opposizione che si facciano due udienze intermedie per questioni procedurali». Ghedini ha anche precisato che da parte della difesa del premier «non c'é nessuna volontà dilatoria, ma la volontà di essere presenti» alle udienze. Riguardo al legittimo impedimento, il pm De Pasquale ha dichiarato in aula che «il metodo da usare divrebbe essere quello di concordare le date di udienza», perché «gli impegni dovrebbero essere assoluti», criticando il fatto che nelle indicazioni delle date dalla presidenza del Consiglio si parla di «giornate libere».