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La maggioranza va avanti sul processo breve

di Patrizia Maciocchi

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4 dicembre 2009

La maggioranza va avanti sul processo breve. Lo ha ribadito a Rimini il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri che ha però ipotizzato anche una rivistazione del lodo Alfano alla luce delle indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale. Il tema del processo breve è presente anche nella tavola rotonda dedicata alla riforma del processo penale, ma resta sullo sfondo. A tenere banco sono i problemi dell'arretrato, che è passato dal 1989, anno di introduzione del codice Vassalli, da circa due milioni di procementi pendenti agli oltre 3 milioni attuali.

Non hanno dubbi sulle responsabilità dell'ingolfamento gli avvocati penalisti rappresentati da Vando Scheggia che addossa la colpa principalmente all'Associazione nazionale magistrati che si «mette di traverso» nel cammino delle riforme. L'Unione camere penali indica nella distrazione di 255 magistrati fuori ruolo uno dei primi motivi dell'impasse. Per questo l'Unione camere penali ha presentato un disegno di legge per arginare il fenomeno. Mentre un secondo Ddl , che porta sempre la firma dei penalisti, chiede con forza la separazione delle carriere. Obiettivo, a parere dell'Ucpi, reso ancor più lontano da un eventuale varo del processo breve.

Individua invece in un eccesso di garantismo uno dei fattori di disfunzione del processo Pierluigi Mantini, membro Udc della commissione Giustizia della Camera. «C' è un numero eccessivo dei gradi di giudizio, con l'udienza preliminare siamo in pratica a quattro gradi - dice Mantini - le prescrizioni sono inevitabili e maturano spesso in appello. Un mossa vincente per gli avvocati difensori». Mantini indica delle soluzioni: dall'attivazione dei risarcimenti in sede civile al potenziamento dei riti alternativi «che sarebbero cancellati dal processo breve, rispetto al quale il legittimo impedimento costitusce il male minore».

Non manca l'idea di presentare una proposta di legge sulla responsabilità civile del Pm che trascura gli elementi a favore della difesa. Sposta l'attenzione sulla ricerca della notizia di reato da parte della polizia giudiziaria il sottosegretario Giacomo Caliendo. Un'altra spina nel fianco dei penalisti fortemente contrari a sottrarre al Pm questo potere. «Non esiste nessuna dottrina - spiega Caliendo - che attribuisca al pubblico ministero la ricerca diretta della notizia di reato». Nega anche la possibilità Caliendo di richiamare una parte consistente dei fuori ruolo.

Plaude alle parole di Fini sull'indipendenza della magistratura l'ex ministro ombra del Pd Lanfranco Tenaglia che, pur restando contrario alla separazione delle carriere, apre alla possibilità di stabilire un controllo terzo sull'attività dei magistrati. Boccia invece con decisione la scorciatoia del processo breve «Se si vuole andare da Milano a Bologna in 50 minuti - dice Tenaglia - è necessario costruire la Tav, non si può andare sulla vecchia linea». E per Mantini sono proprio le risorse la condizione per poter parlare di processo breve «stanziamenti che in finanziaria mancano».

Sempre sul processo breve fa sentire la sua voce anche il Consiglio nazionale forense che condivide l'obiettivo del taglio dei tempi, ma chiede modifiche del testo. Prima tra tutte lo spostamento della partenza del calcolo della tempistica al momento del decreto che dispone il rinvio a giudizio piuttosto, come attualmente accade, dalla richiesta di rinvio a giudizio del Pm. Perplesso il Cnf anche dall'esclusione dall'istituto prevista per i recidivi.

4 dicembre 2009
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