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Spatuzza: l'avvocato Li Gotti: attesa esagerata

di Patrizia Maciocchi

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5 DICEMBRE 2009

Gli argomenti tecnici sulla riforma della giustizia a Rimini cedono il passo alle reazioni sulle "rivelazioni" di Gaspare Spatuzza. Il pentito tiene banco nella tavola rotonda dal tema "giustizia parliamone insieme" a cui partecipano politici e tecnici. Esperienza diretta, in tema di pentiti, per il senatore dell'Idv Luigi Li Gotti, che in passato ha difeso, tra gli altri, Buscetta, Brusca e Contorno. "Spesso sento dire che è difficile dare credibilità a uomini che si sono macchiati di orrendi delitti. Al contrario - spiega Li Gotti - ritengo che la lunga lista di crimini sia condizione necessaria per parlare di cosa nostra. Trovare le prove spetta alla magistratura. Guai ad assegnare quest'onere a chi racconta. Per quanto riguarda Spatuzza in particolare - prosegue il senatore - si era creata un'attesa esagerata. Avevamo già letto sui giornali quanto ha detto ieri. Era inverosimile pensare che potesse andare oltre". L'ex avvocato dei pentiti si esprime anche sul valore da dare alle dichiarazioni. "Spatuzza ha riferito cose apprese da terzi, il loro unico valore è di costituire una possibile notizia criminis. Se ci sono gli strumenti, bisogna fare degli accertamenti - dichiara Li Gotti - altrimenti la cosa finisce lì. Io più che ha quello che ha detto Spatuzza farei attenzione alla reazione di Graviano. Lo ha definito un imbianchino, quindi uno che non è detto che sappia, ma anche un figlio, e quindi uno che non accusa il padre che non tradisce. Questo dal punto di vista della mafia ha un significato, perché chi devia viene definito "il tragediatore". Li Gotti fa comunque un appello perché non vengano assunti due comportamenti speculari e altrettanto dannosi. "Evitiamo i plotoni di esecuzione, che vogliono distruggere ab inizio qualunque contributo dato dai collaboratori ma anche perché è altrettanto pericolosa la tendenza ad esaltarli".

Sulla necessità di trovare riscontri prima di dare grande risalto alle dichiarazioni dei pentiti insiste il senatore del Pd Antonio La Torre. "Mi ha colpito negativamente il fatto che 250 televisioni abbiano diffuso notizie non verificate - afferma La Torre - e comunque resto fermamente convinto che non si sconfiggono gli avversari utilizzando la giustizia". Sposta l'attenzione proprio sulla necessità di creare una "protezione" attorno alle alte cariche dello stato, in modo da consentire loro lo svolgimento delle attività istituzionali e politiche, il sottosegretrio alla giustizia Elisabetta Casellati. Interventi che dovrebbero servire a sanare gli squilibri di potere tra politica e magistratura determinati anche dall'eliminazione dell'immunità parlamentare.

"La riforma del 1993 ha determinato una sfasatura sottomettendo la politica al potere giudiziario ma lasciando ai giudici la loro piena autonomia. Giusta l'indipendenza dei magistrati ma necessaria anche la sovranità del Parlamento - sostiene la Casellati - perché niente può essere fatto senza stabilità politica. Con il lodo Alfano abbiamo cercato di ristabilire la serenità. Si deve chiudere il corto circuito tra politica e potere giudiziario". Chiede una tregua allo scontro tra i poteri Maurizio De Tilla vertice dell'Organismo unitario dell'avvocatura. "Questi attacchi - si rammarica il presidente dell'Oua - continui non fanno bene al paese è necessario risolvere il problema una volta per tutte, perchè non si può intervenire serenamente sulla riforma della giustizia se a questo si sovrappone il problema della giudicabilità del presidente del Consiglio. Non sono neppure d'accordo con chi cerca di mettere all'angolo la magistratura, che se attaccata si difende e non ammette le proprie colpe. La giustizia ha bisogno di nuove sedi, di risorse umane di informatizzazione, per questo serve una tregua tra governo e opposizione".

Prima di parlare di pentitismo il vice presidente del Cnf Ubaldo Perfetti si chiede se viviamo in un paese normale e si da una risposta."E' normale un paese in cui ampie zone di territorio sono in mano a un contropotere criminale? Io penso di no - afferma Perfetti - Piuttosto occorre analizzare i danni collaterali dell'uso del pentitismo come tecnica investigativa e mancanza di adeguate guarentigie. L'utilizzo politico dei pentiti e i suoi danni collaterali non esisterebbero se esistesse l'immunità come disciplinata dai padri costituenti". Perfetti mette in guardia anche dagli effetti negativi della tendenza, indotta nell'opinione pubblica, a guardare nella sola direzione "più intrigante" della giustizia penale. "La nostra giustizia civile versa in uno stato comatoso - conclude Perfetti - il rapporto della Banca mondiale pone l'Italia al 156° posto nella graduatoria dei paesi più appetibili per gli investimenti internazionali. Dopo Angola e Gabon".

5 DICEMBRE 2009
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