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Pacco bomba alla Bocconi
Il rettore: «Invito alla calma»

a cura di Vittorio Carlini

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16 dicembre 2009
Il contenuto del volantino di rivendicazione
Il volantino
Bocconi, un altro ordigno nel 1999

L'ordigno è esploso solo parzialmente la scorsa notte. Non ci sono feriti. Il rettore Tabellini, al Sole24Ore.com, «l'ordigno non voleva offendere le persone. La vita in università continua come sempre. Un gesto incomprensibile». Altro esplosivo anche al Cei di Gradisca (Gorizia). Entrambi gli attentati rivendicati dalla Federazione anarchica informale.


Un ordigno rudimentale all'Università Bocconi di Milano. Un pacco bomba al Centro immigrati di Gradisca d'Isonzo
(Gorizia). Il primo è scoppiato solo parzialmente in un tunnel vicino all'ateneo; il secondo è stato intercettato dal direttore della struttura ed è scoppiato senza far danni. Tra i due episodi un unico filo conduttore: la rivendicazione della Federazione anarchica informale. Una strategia che il ministro dell'Interno Roberto Maroni sottolinea «non deve essere sottovalutata».

L'ordigno alla Bocconi
L'ordigno è esploso solo in parte
, ed è stato trovato vicino ad un muro dell'ateneo.
Un cilindro metallico, di circa 25 centimetri e con un timer, infilato all'interno di una conduttura elettrica di un tunnel dell'università. La rivendicazione degli anarchici parla esplicitamente di «due chili di dinamite», ma la polizia ha recuperato circa un chilo di un composto che potrebbe essere simile alla dinamite. Di certo, secondo quanto indicato dagli investigatori, ad esplodere è stata della polvere pirica: quindi è plausibile che a "funzionare" sia stato solo l'innesco dell'ordigno. Insomma, l'esplosione è stata solo parziale. Si sarebbe trattata, comunque, di un'azione dimostrativa: lo scoppio, che ha provocato la caduta di qualche calcinaccio, è infatti avvenuto nel tunnel tra via Sarfatti e via Bocconi alle 8 di ieri sera, cioè quando il passaggio è chiuso.

Le reazioni
Il rettore dell'università, Guido Tabellini, raggiunto al telefono dal Sole24Ore.com ha inviatto tutti alla calma, smorzando i toni sui possibili pericoli nell'ateneo: «Non bisogna dare tanto peso a questa cosa», è il suo commento. «Chi ha compiuto questo gesto non voleva provocare conseguenze rilevanti. L'ordigno è stato piazzato in una zona chiusa al passaggio delle persone. Inoltre, la quantità di esplosivo era molto limitata. Questa mattina, chi ha trovato l'ordigno, ha pensato in un primo momento ad un corto circuito elettrico. Sicuramente non si tratta di un attacco all'università, dove la vita contina regolarmente e senza problemi».

Diverso il tenore delle reazioni nel mondo politico. È «un fatto gravissimo - afferma il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini - . Un atto di criminalità politica che sembra riportare indietro le lancette della storia a momenti che il nostro Paese ha ormai superato». «È un episodio gravissimo - fa da eco Emanuele Fiano, deputato del Pd e membro del Copasir - soprattutto perchè inserito nella tensione di queste ore causata dall'aggressione contro Silvio Berlusconi. Il governo - ha aggiunto Fiano - riferisca quanto prima in Parlamento per chiarire se sussistono preoccupazioni per la sicurezza dei cittadini». Più sulla linea del rettore, invece, il sindaco di Milano Letizia Moratti che ha invitato tutti a «non creare un clima di panico, visto che la situazione è sotto controllo. Sono stata- ha aggiunto il primo cittadino del capoluogo lombardo- in costante contatto con la Prefettura e con il vertici della Bocconi, così da essere aggiornata in tempo reale sugli sviluppi di questa vicenda».

La procura di Milano ha aperto un'inchiesta, in attesa dell'informativa della Digos per una prima ricostruzione dei fatti . Il documento, con ogni probabilità, arriverà domani mattina sul tavolo del procuratore aggiunto Armando Spataro

L'attentato al Cei di Gradisca
Ma non è stato solo l'ordigno alla Bocconi. Ieri sera, preceduto da volantini di minaccia, anche al Centro immigrati di Gradisca (Gorizia) è giunto un pacco esplosivo: un portafoglio imbottito di polvere pirica. Solo la prontezza di spirito del direttore del Centro, Luigi Del Ciello, che si è accorto in tempo dell'innesco, ha evitato il peggio: tutto si è risolto in pochi attimi. Il portamonete era in una busta giallastra, probabilmente spedita dalla provincia di Milano, di 25 centimetri per 15, indirizzata indistintamente al Centro. La busta è stata recapitata insieme ad altra posta. Quando il direttore ha aperto il piccolo pacco si è accorto dell'innesco, ha scaraventato il portamonete a terra, dove è esploso.

16 dicembre 2009
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