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Viaggio nella zona grigia dell'immigrazione in Europa

di Sara Bianchi

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16 febbraio 2010

Giovani tra i 20 e 40 anni con un tasso di attività molto alto, che supera l'80% e una qualifica bassa. Domestiche, badanti, braccianti, manovali soprattutto nel settore edile. L'identikit dell'immigrato è lo stesso in tutte le grandi capitali europee. Anche nello scenario di crisi economica le cose non sono cambiate e i flussi migratori non hanno arrestato la loro crescita. Ma le condizioni di vita degli stranieri cambiano molto da paese a paese, per ragioni culturali e per le differenti politiche di accoglienza messe in atto.

La Spagna resta il Paese in Europa, dove l'incidenza degli stranieri residenti sul totale della popolazione è molto elevata, all'11,7%. In Germania siamo all'8,2% con 8 milioni di immigrati, circa l'8% della popolazione, sul cui totale il 18% ha un passato migratorio. La Francia si conferma uno dei paesi con una tradizione migratoria più antica se il 23% della popolazione ha genitori o nonni di origine immigrata. In Gran Bretagna l'incidenza degli stranieri residenti sul totale della popolazione ha superato il 6,3%.

Barcellona. Immigrati (PhotoAisa)

A Barcellonaè il distretto di Ciutat Vella, uno dei dieci nei quali è divisa la metropoli, ad essere caratterizzato da una forte presenza di stranieri, oltre il 20% della popolazione. È la zona a maggior densità abitativa immigrata, soprattutto nel quartiere La Ribera, ed è il terzo distretto per concentrazione demografica complessiva.

Il Comune nel 2005 ha approvato un piano strategico per l'inclusione sociale che identifica i «collettivi socialmente vulnerabili». E uno dei temi su cui si basano i documenti dell'amministrazione e i piani di sviluppo locali è la partecipazione, esiste infatti un programma di attività del distretto che elenca zona per zona le risposte da dare con il contributo dei cittadini. I servizi residenziali del programma comunale comprendono appartamenti e pensioni, servizi di mensa sociale e centri diurni. Sono inoltre state stipulate convenzioni per la collaborazione con il privato e c'è una rete istituzionale che coordina gli interventio sociali.

Le attività di consorzi di cooperative comprendono centri di inserimento al lavoro, accoglienza, incontri di sensibilizzazione alla questione, inserimento degli immigrati senza documenti, assistenza in loco di coloro che abitano case occupate per offrirgli una via d'uscita. In questi centri sono attivi anche corsi di lingua per stranieri, sono presenti assistenti sociali e psicologi che promuovono incontri tematici sulle problematiche più comuni agli immigrati e attività tese a sviluppare una rete di contatti utile.
La legge prevede che se un immigrato entra illegalmente in Spagna può essere detenuto in un centro di internamento per stranieri fino a 40 giorni. Il ministero del lavoro ha poi allestito centri di accoglienza umanitaria che consentono la permanenza fino a 15 giorni.

Berlino. Un gruppo di immigrate nel quartiere di Kreuzberg. Lug 2009 (AFP)

In Germania la più numerosa è la comunità turca (2 milioni di persone), 3 milioni sono i fedeli musulmani. A Berlino gli stranieri residenti arrivano al 14% della popolazione e la maggior parte di loro è di seconda o terza generazione. Neukolln è la zona dove si concentra il maggior numero di immigrati (un terzo degli abitanti) ed è uno dei quartieri più grandi ma anche più poveri della nazione.

Nel 2004 le politiche di protezione sociale tedesca sono diventate più rigorose rispetto al passato, con l'introduzione di un sistema che ha consentito una diminuzione dei costi. Anche nel caso tedesco i criteri individuati puntano alla partecipazione, con accenti marcati però sulla responsabilizzazione. È del 2006 il piano nazionale di integrazione per gli immigrati che ha introdotto sportelli per favorire l'inserimento e istituito corsi supplementari di lingua tedesca. Ma la strategia di Berlino ha creato istituzioni che servono solo ai possessori di cittadinanza o residenza tedesca, tagliando fuori di fatto dal perimetro di assistenza gli altri.

In un'organizzazione di Stato federale anche le questioni sociali sono gestite sui tre ambiti diversi. Le principali attività di assistenza sono a carico delle comunità locali, le normative di politica migratoria e i finanziamenti fanno capo al governo federale e al Lander è demandata la legislazione dei programmi da sviluppare localmente. Sul territorio nazionale, a Berlino in particolare, c'è una forte presenza di organizzazioni non governative, che includono progetti per migliorare la convivenza tra popolazione immigrata e tedeschi.

  CONTINUA ...»

16 febbraio 2010
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