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Verso le elezioni regionali
Il polo degli incerti sale al 35%

di Rossella Bocciarelli

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2 febbraio 2010

ROMA - A poco meno di due mesi dalle elezioni regionali gli italiani hanno un po' di fiducia in più sul proprio futuro economico e un po' di indecisione in più sulle proprie opzioni di voto, rispetto all'ultima volta (novembre) in cui erano stati ascoltati dai sondaggisti dell'indagine Ipsos-Il Sole 24 Ore: in quell'occasione, infatti, l'area dell'incertezza politica era al 34,2% e oggi è al 35,8 per cento.
Ma, tra quanti hanno opinioni politiche ben definite, il gradimento per le posizioni neo-centriste sembra perdere colpi; come se il momento privilegiasse la scelta di sentieri politici più conosciuti e non la ricerca di nuovi spazi intermedi fra i poli.
Nella tabella che pubblichiamo, con le intenzioni di voto a un'ipotetica nuova tornata di elezioni politiche il Popolo della libertà rassoda il suo 38% (38,1%) e il Partito democratico perde un punto (29,5% contro il 30,5% del precedente sondaggio); inoltre, è sempre molto robusta la preferenza a favore della lega (10,5 contro il precedente 10,3 per cento). Invece l'Udc assottiglia lievemente il suo 6% e passa al 5,9% ma resta decisiva in vista delle regionali. Dal canto suo Alleanza per l'Italia di Francesco Rutelli, Lorenzo Dellai e Bruno Tabacci viene accredita solo di uno 0,4% contro l'1,1% ottenuto in precedenza.
In crescita i consensi per Emma Bonino (dallo 0,7% all'1,1%) e in questo caso lo sprint sembra dovuto essenzialmente alla sua discesa in campo come candidata Pd nelle elezioni regionali del Lazio; e se Bonino guadagna uno 0,4%, della stessa percentuale, invece, si riduce, all'interno del campione degli intervistati, la quota di voti alla lista Di Pietro-Italia dei Valori.
Per definire in modo più nitido il panorama delle valutazioni politiche, gli esperti Ipsos hanno chiesto di attribuire una pagella ai partiti, utilizzando le valutazioni espresse soprattutto per definire a quali aree sociali corrisponde quel particolare tipo di consenso politico.
Così, a dare voti elevati al Popolo della libertà (voti compresi fra 6 e 10) c'è un 46% di intervistati (era il 49% nell'inchiesta di novembre) in prevalenza lavoratori autonomi o casalinghe con pratica religiosa elevata. Il 49% è invece scettico (voti da 1 a 5) e si tratta soprattutto di persone che non osservano pratiche religiose, in possesso di una laurea, impiegati o insegnanti residenti soprattutto nel centro-nord. Più stabili rispetto al mese di novembre sono le pagelle attribuite al Pd. In questo caso i voti positivi (41%) provengono in buona parte da pensionati residenti nel centro-nord e si tratta in molti casi di donne.
A dare ottimi voti alla Lega sono soprattutto i lavoratori autonomi; questa preferenza ovviamente ha una base territoriale (si tratta di residenti al nord) e il titolo di studio molto diffuso, in questo caso, è la licenza media.
L'Italia dei valori, invece, va bene tra i giovani (18-33 anni) e fra gli studenti in particolare. Quando il gioco della pagella si fa meno dettagliato e si chiede di valutare solo due raggruppamenti (governo-opposizione) si nota che a giudicare severamente l'operato dell'opposizione (si addensa sui voti bassi il 73% delle risposte) sono in prevalenza uomini, lavoratori autonomi, dirigenti, mentre il governo ottiene consensi anche fra le casalinghe, i disoccupati e gli operai.
Veniamo all'economia: in questo caso l'incertezza dei giudizi non si esprime in un numero (quello che misura l'area degli indecisi rispetto al voto) ma in una certa duplicità di valutazioni. Dal tipo di risposte fornite, infatti, gli italiani appaiono certamente più ottimisti sul proprio futuro e sulle chances della ripresa di quanto non fossero due mesi fa. Tuttavia, anche oggi lo stress sopportato appare forte. Vediamo perché. Il momento peggiore della crisi è passato? Domanda l'intervistatore. La risposta predominante è: sì. Per il 58% degli intervistati la parte più dura della tempesta economica è alle spalle o è attualmente in corso: dunque le cose non possono che migliorare. Due mesi fa rispondeva così il 51% del campione. Per contro, è in via di diminuzione la quota di chi ritiene che le note più dolenti debbano ancora arrivare: era pari al 45% due mesi fa oggi è il 39 per cento. Non basta: quando si chiede di valutare la propria situazione personale in prospettiva, la quota degli ottimisti – situazione migliorata (dal 29 al 31%) o stabile (al 50%) di qui a sei mesi – appare in aumento di due punti e, anche in questo caso, è una quota di larghissima maggioranza.
C'è tuttavia un elemento che fa da cartina di tornasole delle insicurezze presenti: si tratta dei giudizi sullo stato dell'economia del paese. Quando dalle valutazioni sul proprio orticello personale si passa ai commenti più ad ampio raggio, l'area di chi esprime un giudizio molto positivo o abbastanza positivo modesta. Per l'esattezza, è al 24 per cento. Per contro, coloro che esternano una valutazione abbastanza o molto negativa sul quadro macroeconomico del Paese sono il 73% degli intervistati.
Da notare che questo pedale musicale di registro basso non sembra avere alcuna connessione con le valutazioni espresse nelle interviste a proposito del panorama politico; a meno di non ipotizzare che la preoccupazione per le eredità negative della crisi logori soprattutto l'opposizione.

2 febbraio 2010
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