Sospendere in via cautelare il decreto legge "salva-liste": la richiesta è contenuta nel ricorso che la Regione Lazio ha depositato questa mattina alla Corte Costituzionale per sostenere l'illegittimità del provvedimento varato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri. La Consulta - secondo quanto si è appreso - dovrebbe riunirsi la prossima settimana per decidere se sospendere o meno il decreto. L'udienza non è stata ancora fissata ma il presidente della Corte, Francesco Amirante, potrebbe farlo tra oggi e domani.
Insomma, la vicenda, già ingarbugliata, si complica ulterioremente. Anche se il premier Silvio Berlusconi il suo verdetto l'ha già emesso: «Non c'è stato alcuno sbaglio da parte dei rappresentanti del partito: è stato un atteggiamento inaccettabile da parte dell'ufficio circoscrizionale». Che avrebbe dovuto accettare la lista del Pdl e non l'ha fatto, a detta del Cavaliere. Sicuro che, davanti al nuovo ricorso, «non potranno darci torto».
Perché quella del Pdl è ormai una estenuante battaglia di carte bollate. La prossima puntata si celebrerà sabato, quando il Consiglio di Stato discuterà il ricorso del Pdl contro l'esclusione decretata dal Tar del Lazio.
La difesa del Pdl punta il dito contro quella parte dell'ordinanza in cui si sostiene l'inapplicabilità del decreto legge salva liste al Lazio, dove la materia elettorale è disciplinata da una legge interna. Secondo il ricorso pidiellino, infatti, l'ordinanza «è assolutamente irragionevole, erronea e illegittima». Anche perché, spiegano i legali del Pdl, «avendo riscontrato l'incompetenza della norma statale, il Tar avrebbe potuto eventualmente sollevare questione di legittimità costituzionale» e, nel frattempo, «sospendere i provvedimenti impugnati e ammettere, seppur in via provvisoria, il Pdl alle prossime elezioni regionali». I delegati poi, spiega il ricorso, «sono stati penalizzati per disordini creati da soggetti estranei». In pratica, la stessa versione illustrata ieri dal Cavaliere in conferenza stampa.
Sabato, quindi, i giudici di Palazzo Spada dovranno valutare la difesa del Pdl e non è escluso che chiamino in causa la Consulta per sbrogliare la matassa. Sostenendo magari che il decreto legge ha sì un difetto di costituzionalità, ma va applicato fino alla pronuncia della Corte costituzionale. La guerra giudiziaria, dunque, sembra ancora lontana da una conclusione. Anche perché, nel frattempo, il Pdl ha depositato un ricorso contro lo stop deciso dall'ufficio centrale circoscrizionale alla lista presentata lunedì sfruttando la riapertura concessa dal decreto salva-liste.
È questo un canale parallelo che, almeno in linea teorica, non si interseca con quello della giustizia amministrativa. È però evidente che la bocciatura del Tar ha influito moltissimo sulla decisione dell'ufficio centrale circoscrizionale. Il quale, nel respingere la lista del Pdl, ha ripreso diversi passaggi dell'ordinanza. Berlusconi e i suoi, però, non si sono dati per vinti e hanno presentato ricorso all'ufficio centrale regionale che ha 48 ore di tempo per pronunciarsi.
I giudici di primo grado sostengono che dentro il plico consegnato lunedì non c'erano alcuni documenti essenziali. Sarà assai difficile per il Pdl convincere del contrario i tre magistrati dell'appello.