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Il responsabile giovani della Cei: «Oggi essere cattolici è difficile e frutto di una scelta»

di Massimo Donaddio

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20 aprile 2010


Per commentare la ricerca Iard abbiamo interpellato il responsabile nazionale della pastorale giovanile per conto della Conferenza episcopale italiana, don Nicolò Anselmi, che dal suo osservatorio quotidianamente si confronta con le dinamiche del rapporto tra fede e giovani generazioni. Il suo è anche un punto di vista particolarmente autorevole, perchè in un certo senso interpreta la sensibilità del vertice della Chiesa italiana riguardo alla realtà giovanile.

Don Nicolò Anselmi, l'ultima indagine Iard vede un calo tra i giovani di coloro che si definiscono cattolici, mentre aumentano i "credenti che non si identificano in una chiesa". Sono in crescita anche i giovani che si denfiniscono non credenti. Questi trend corrispondono alla sua percezione? Si riscontra un calo di fede nei giovani italiani dagli anni18 ai 29?
L'indagine rileva una diminuzione della pratica religiosa dei giovani; anche noi abbiamo coscienza di un certa difficoltà dei giovani d'oggi con la pratica della fede, in una società e cultura che tendono spesso a mettersi contro la Chiesa. La ricerca evidenzia tuttavia che molti giovani, uno su due, si definisce cattolico, ed aumenta il numero di coloro che considerano "molto importante" per la loro vita la religione. I dati della diminuzione della pratica religiosa non stupiscono perché sono inseriti in un più generale momento di sofferenza dei giovani italiani nei confronti di tutta la società e quindi anche della Chiesa; non è facile oggi essere giovani: è difficile studiare, è difficile trovare lavoro, è difficile trovare casa, è difficile orientarsi a livello politico, è difficile avere dei riferimenti culturali ed etici affidabili.

Dai dati si riscontra una certa polarizzazione nei giovani italiani. A fronte di un distacco dalla Chiesa di un numero cospicuo di giovani, ve ne sono altri sempre più convinti, consapevoli nella propria appartenenza religiosa, forse anche più di prima. Quale la sua impressione?
Non vi è dubbio che oggi, per un giovane, definirsi credente e praticante sia molto difficile; i giovani che partecipano alla vita della Chiesa spesso sono sollecitati e provocati in modo forte sui temi religiosi dai loro amici, compagni di studio e colleghi di lavoro. Oggi, per un giovane, essere cattolico non è più semplice frutto di tradizioni familiari; essere cattolico non può che essere una scelta precisa; per questo motivo i giovani credenti desiderano avere una formazione solida, convinta, culturalmente fondata, capace di rendere ragione delle proprie convinzioni. La consapevolezza di alcuni punti fermi religiosi non annulla, anzi rende possibile e fecondo il dialogo e la ricerca con chi non ha la fede.

Le difficoltà nella fede sono collegate in un qualche modo a una presa di distanza dalla Chiesa. Raddopia infatti il numero di coloro che non hanno fiducia nella Chiesa, mentre le figure religiose non superano il 50% del consenso nel migliore dei casi. Nota, nella sua esperienza, una presa di posizione polemica dei giovani nei confronti della Chiesa?
È giusto chiarire che la Chiesa non è soltanto l'insieme dei preti e dei vescovi; essa è la famiglia dei credenti composta da vescovi, sacerdoti e da tanti laici, uomini e donne, padri e madri, studenti e lavoratori, italiani e stranieri, che ogni giorno cercano di seguire Gesù.
La Chiesa ha un compito molto difficile che è quello di rendere visibile la persona del suo fondatore, Gesù di Nazareth; la realizzazione di questa chiamata passa attraverso i limiti degli uomini. Le realtà umane sono sempre segnate da imperfezioni, spesso evidenti; una fede matura tuttavia è capace di andare al di là dei limiti per cogliere la verità, la bellezza, l'amore presenti nella vita della Chiesa. Centinaia di migliaia di giovani ogni giorno spendono tempo ed energie, nella più totale gratuità, nelle parrocchie, negli oratori, nella catechesi verso i piccoli, nelle associazioni, nell'educazione dei ragazzi, nel servizio ai malati, agli anziani ed ai poveri, nell'impegno per i paesi del terzo mondo. Malgrado le imperfezioni della Chiesa, questi giovani offrono a essa il loro servizio; questa realtà ci riempie di speranza.

Lo scandalo pedofilia come è stato vissuto dai giovani nella Chiesa? Quali problemi può avere creato?
Indubbiamente lo scandalo della pedofilia legato alla persona di alcuni sacerdoti ha turbato tutti, giovani e adulti, religiosi e laici. Il Papa è stato molto netto e ha parlato di "ferita". Tuttavia la maggioranza dei giovani con cui ho parlato in queste settimane mi è sembrata in grado di non cadere in facili generalizzazioni; l'errore di alcuni non può diventare l'errore di tutti i sacerdoti. Molti giovani hanno negli occhi e nel cuore la conoscenza di belle figure sacerdotali, preti maestri di spiritualità, di generosità, di saggezza; la gratitudine verso questi preti non sarà mai offuscata dai racconti di questi giorni.

I temi etici continuano ad essere quelli su cui si registra il maggiore distacco dalla proposta della Chiesa: il 30% dei giovani praticanti è favorevole a eutanasia e fecondazione eterologa; il 20% all'aborto. Che ne pensa? I temi morali e la sessualità restano sempre un motivo di incomprensione tra giovani e Chiesa?
  CONTINUA ...»

20 aprile 2010
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