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Epifani critica la politica
nella gestione della crisi greca

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8 maggio 2010
Epifani critica la politica per la crisi greca (Infophoto)

La crisi dell'euro e della Grecia è entrata anche nel dibattito congressuale della Cgil a Rimini. «Possibile che la politica, gli stati non abbiano mai la capacità di prevenire, non sappiano costruire delle istituzioni europee, un'agenzia di rating, un fondo monetario, un bond europeo che consentano all'Europa di fronteggiare gli attacchi speculativi e non di correre sempre quando il tetto si è sfondato e la pioggia sta allagando casa?». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, parlando della crisi della Grecia nella relazione conclusiva del Congresso dell'organizzazione sindacale. «Questo sarà ricordato come il congresso della e nella crisi del paese. Il primo giorno lo sciopero in Grecia, nell'ultimo i capi dei governo dell'Unione che hanno dovuto fronteggiare un'ondata speculativa così forte».

«L'Unione europea si è riunita in tutta fretta quando ha capito che stava arrivando una tempesta, ma possiamo andare avanti sempre in questo modo?», ha domandato. «Perché non hanno fatto prima le cose di cui c'era bisogno? Il cancelliere tedesco ha traccheggiato per due settimane, quando era chiaro che sarebbe arrivata la speculazione finanziaria. Come è possibile che le agenzie di rating siano ancora considerate le vestali della verità?», ha detto ancora il leader della Cgil facendo riferimento al caso Lehman Brothers. Per Epifani, «la crisi di sistema non va lasciata a se stessa. Non ci si può rinchiudere nei propri stati nazione».


I rapporti tra le confederazionie i contratti
«Alla Cisl e alla Uil va il rispetto della Cgil perché rappresentano milioni di lavoratori. Pretendiamo analogo rispetto per le scelte che abbiamo fatto. Non abbiamo fatto sconti a Cisl e Uil rispetto alle loro responsabilità - ha aggiunto il numero uno della Cgil - ma dobbiamo assumerci le nostre di responsabilità e affermare la nostra capacità di stare in campo, naturalmente con rigore». L'allusione di Epifani è al momento iniziale del congresso, quando i leader di Cisl e Uil erano stati accolti da fischi. Sulla contrattazione, invece, Epifani ha ribadito di non voler stare nell'angolo: «Per una forza troppo grande per restare nell'angolo e troppo orgogliosa per essere subalterna, non restava altra strada che quella della riconquista immediata di ciò che l'accordo separato aveva provato a negarci».

Le critiche al governo

«Capisco perché Tremonti annunci oggi la manovra» che è «una manovra pesante nei numeri», dice una una volta sceso dal palco il segretario della Cgil. Epifani teme «tagli ai trasferimenti ai comuni, nel settore pubblico, senza dare occupazione a chi è precario, agli investimenti». Il timore, dice, è che con la scusa della manovra non «si faccia una politica redistributiva fiscale, perché i lavoratori anche nella crisi continuano a pagare più tasse». «Quando intende il governo aprire un confronto con noi?», chiede Epifani.

Un patto triennale per il lavoro
«Sostenere un piano per l'occupazione e la crescita deve essere il cuore del nostro obiettivo e della nostra proposta insieme alla difesa dei diritti dei lavoratori», perché la crisi può portare «drammatizzazioni sociali molto forti». Il segretario rilancia la proposta di un Patto triennale per il lavoro. Secondo Epifani quella che l'economia sta vivendo in questa fase, con l'Europa particolarmente esposta alla speculazione internazionale, «è il secondo tempo della crisi il cui primo tempo non è finito». Questo genererà un sovraccarico degli effetti della prima fase sulla seconda con ulteriori tagli sull'occupazione, sui consumi, sulla domanda. Quello che Epifani teme è che la seconda fase della crisi porti «un attacco nei fatti al lavoro, all'occupazione, alle condizioni dei giovani e delle aree più indietro del paese». Per questo deve essere portata avanti «la proposta alta in termini di lavoro e occupazione».

Il fronte interno alla Cgil

Il segretario Epifani è poi tornato a commentare le modifiche di ieri allo statuto della Cgil, in particolare l'introduzione di un passaggio che prevede che al comitato direttivo spetti l'ultima parola sulle valutazioni degli accordi interconfederali e delle piattaforme. Il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, a proposito ha parlato di «un errore molto grave», ma Epifani gli ha risposto che si è trattato di «una scelta giusta che non comprime il pluralismo e non cambia la nostra natura. Nel passato è accaduta una cosa che non doveva accadere, cioè il pronunciamento di un'importante categoria (la Fiom, ndr) dopo la parole del direttivo». Per le divisioni interne il congresso si concluderà con un voto a maggioranza e linee alternative sul tappeto, Epifani, a questo proposito, ha fatto capire che nessun segretario di un sindacato può essere felice che ci siano all'interno di una confederazione anime così diverse da votare in modo differente.

8 maggio 2010
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