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Evasione fiscale, prende forma l'identikit degli italiani a Vaduz

di Isabella Bufacchi e Giuseppe Oddo

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28 FEBBRAIO 2008

Tutte persone fisiche, nessuna società: circa 150 soggetti economici di 6-7 regioni italiane del Centro-nord, tra cui il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, l'Alto Adige e la Toscana. Ecco un identikit più preciso, ma ancora approssimativo, dei presunti evasori fiscali residenti in Italia che hanno costituito società di comodo attraverso la Lgt Treuhand, la consociata della banca posseduta dalla famiglia reale del Liechtenstein: un colosso che amministra beni patrimoniali per circa 100 miliardi di franchi svizzeri attraverso 29 sedi sparse per l'Europa e l'America, il Medio Oriente e l'Asia.

Intorno a questo elenco tuttora top secret sta lavorando già da qualche settimana una vera e propria task force di alti funzionari e ispettori dell'Agenzia delle Entrate. Siamo di fronte a nominativi che in certi casi possono non dire nulla, magari di fantasia, semplici "contatti", oppure prestanomi, persone che impartiscono ordini per conto di altri.

Ma chi ha dato una prima scorsa al dossier riferisce che, accanto a una sfilza di signor nessuno, figurano anche nomi e cognomi di personaggi noti, per lo più operatori economici attivi nel mondo dell'industria, e forse anche qualche politico. Medi imprenditori e amministratori di società di un certo rilievo.

Il Fisco sta insomma battendo tutte le piste e inseguendo tutte le informazioni pervenute in Italia per le vie ufficiali e legali tramite gli scambi previsti dal Forum fiscale dell'Ocse. Le singole posizioni al vaglio oscillano tra le centinaia di migliaia e le decine di milioni di euro. «Cifre molto significative »,dicono all'amministrazione fiscale.

«Ci aspettiamo che l'amministrazione finanziaria svolga con la giusta efficacia il suo ruolo tecnico di controllo», ha dichiarato ieri Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, polemizzando sul fatto che «il prelievo fiscale italiano sembra fatto apposta per spingere nelle braccia di architetture giuridiche estere».

Oltre a stabilire se i patrimoni depositati nei family trust o Stiftung di Vaduz (che potrebbero risalire anche solo fino al 2002) siano stati regolarmente dichiarati in Italia o siano protetti dallo scudo fiscale, gli ispettori delle Entrate stanno indagando a 360 gradi sulle persone coinvolte nell'affaire del Liechtenstein: un paradiso fiscale noto come «la lavanderia della Svizzera».
«La spazzatura svizzera va nel Principato», sostengono gli esperti della materia. Gli italiani, soprattutto quelli provenienti da Lombardia e Veneto, arrivano in Liechtenstein dopo aver aperto un conto in Svizzera.

Dopo l'avvio dell'euroritenuta, ma soprattutto da quando le banche elvetiche e lussemburghesi hanno introdotto l'obbligo di identificazione dell'avente diritto economico al patrimonio depositato (un'autocertificazione è sufficiente, purché si possa risalire al beneficiario finale), molti italiani si sono spostati in paradisi fiscali meno esigenti in fatto di trasparenza: Singapore e Dubai per chi è voluto andare lontano; il Liechtenstein per chi ha scelto di restare in Europa.

Diversi scandali italiani sono transitati per questo piccolo Stato sovrano. Su alcuni conti della Lgt erano per esempio confluiti fondi distratti dalla Parmalat durante la gestione di Calisto Tanzi.
E la compagnia assicurativa Capital Leben, un tempo posseduta dalla banca di Vaduz, annoverava nel 2004 tra i suoi partner la Prora Consulting, una società svizzera del Canton Ticino controllata dal gruppo Prora, dove il pubblico ministero di Milano Luigi Orsi aveva fatto sequestrare l'archivio contabile e societario della Cragnotti & Partners degli anni 1992- 1999 (la C&P era la holding dell'ex patron della Cirio Sergio Cragnotti, che come Tanzi ha dichiarato bancarotta nel 2003).
Nella lista dei 150 possessori di una cassaforte in Liechtenstein magari non troveremo né i Cragnotti né i Tanzi, ma persone di più ordinaria italianità: soggetti più o meno noti che hanno fatto i soldi in modo legittimo e che poi hanno intestato le loro attività (immobili, liquidità e titoli) a oscure fondazioni di Vaduz per evadere il Fisco, accanto ad altri che si sono viceversa arricchiti in modo illecito. Alcuni di questi, secondo quanto ha riferito una fonte al Sole-24 Ore, risultano non a caso coinvolti in inchieste giudiziarie, anche se non dovrebbe trattarsi di figure di primissimo piano.

Intanto ieri la Lgt sembra abbia convocato una riunione a cui avrebbero partecipato, accanto agli esponenti della direzione generale della banca e ai responsabili di varie filiali estere, tra cui quelle di Lugano e Zurigo, alcuni consulenti legali internazionali. Obiettivo: elaborare soluzioni che possano tutelare la clientela dell'istituto, ormai clamorosamente scoperta agli occhi di tutta Europa.

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