Le immagini che arrivano da Marte sono chiare, desolanti e dunque perfette: la pianura di polvere e rocce si estende a perdita d'occhio intorno ai piedi metallici della navicella americana Phoenix, che da lunedì mattina fa parte del paesaggio. Posata ai margini della calotta polare, a 68° di latitudine, la sonda americana ci mostra per la prima volta il Grande Nord in versione marziana: la piana è leggermente ondulata, disseminata di piccoli sassi e terriccio immersi in una sabbia di detriti fini che già avvolgono la Fenice posata al suolo. La prima cartolina spedita al centro di controllo del JPL di Pasadena, in California (10 minuti di viaggio interplanetario) ci mostra proprio la sua zampa metallica: lo scatto è servito a verificare che non si fosse posata in un punto sbagliato, ma anche a tarare i colori della telecamera in un paesaggio privo di riferimenti cromatici.
Prima che arrivi l'inverno - Dispiegati i due pannelli solari con un elegante movimento di ventagli cinesi, Phoenix si è messa in condizioni di lavoro. Non c'è molto tempo prima che arrivi l'inverno e la temperatura precipiti a 100 sotto zero. L'anno marziano è di 687 albe (il giorno mariano si chiama Sol). Ogni giorno dura solo il 3% in più del nostro ma l'inverno è estremo a causa dell'orbita ellittica: a fine agosto il Sole scivolerà a lungo sotto l'orizzonte e non avrà più la forza di caricare le batterie di Phoenix, che allora si spegnerà prima di essere seppellito nel ghiaccio. Ma questo non avverrà prima di 12 settimane e in questo tempo il braccio robotica di Phoenix scaverà alla ricerca del tesoro.
Energia, acqua e molecole organiche - Phoenix è alla ricerca di prove che la vita c'è o quanto meno c'è stata nel passato. La vita che conosciamo ricordano in queste ore alla Nasa come recitassero un mantra, ha bisogno di tre cose: una fonte energetica da una stella, ha bisogno di acqua e di alcune molecole organiche, quelle molecole che contengono carbonio, ossigeno, idrogeno. Il ghiaccio è proprio l'obiettivo di Phoenix che per questo è stato scagliato dop o10 mesi di viaggio a scavare nell'artico. Attenzione, il ghiaccio che cerca non è quel materiale lucido e immacolato che a volte troviamo sulla Terra, piuttosto è un terriccio freddo e pesante all'interno del quale sono intrappolate scaglie di ghiaccio. Sul nostro pianeta lo chiameremmo permafrost, proprio quello che troviamo oltre i 65° di latitudine nord sotto il suolo della Siberia e dell' Alaska.
50 centimetri per una risposta. Se non fosse sul pianeta Marte a milioni di km di distanza da noi, il braccio robotico di Phoenix sembrerebbe un giocattolo per bambini. L'hanno costruito al JPL di Pasadena e assemblato in una camera sterile della Lockheed Martin Space perché non contaminasse il pianeta con i microbi terrestri. Sembra una piccola scavatrice ed è capace di 4 movimenti con i quali dovrà spingersi ad almeno 50 centimetri di profondità con pazienza e costanza: lo scavo vero e proprio inizierà in questo fine settimana. Ogni mattina riceverà gli ordini mandati via terra dagli orbiter che sorvolano Marte e, alla fine della giornata, trasmetterà i risultati nello stesso modo scaricandoli verso gli americani Orbiter e Odyssey e anche sull'europeo Mars Express. Una squadra di volo che veglierà sul suo lavoro, aspettando la grande notizia di una traccia di vita. Una notizia che Marte, dopo averci tanto fatto sognare, in fondo ci deve.
