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Phoenix è su Marte

di Gigi Donelli

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26 maggio 2008

Phoenix ce l'ha fatta a superare indenne gli ultimi 7 pericolosissimi minuti del viaggio di oltre 600 milioni di km dalla Terra a Marte. La fase d'ingresso nell'atmosfera, la violenta frenata e l'atterraggio sulle tre zampe metalliche, tutto questa notte si è svolto proprio come avevano previsto gli ingegneri che hanno atteso con il fiato sospeso al JPL (Jet Propulsione Laboratory) di Pasadena, in California. Ancora prima dell'alba europea, Phoenix ha trasmesso i primi scatti fotografici della sua zona di atterraggio, malinconiche cartoline di una sconfinata arida pietraia nei pressi del Polo Nord marziano. Nei prossimi tre mesi la sonda da 420 milioni di dollari gratterà la superficie della zona di atterraggio, alla ricerca di ghiaccio e dunque della possibilità di rintracciare quelle forme di vita biologica che da sempre alimentano l'esplorazione extra-terrestre.

Il buon esito dell'atterraggio non era affatto scontato: solo la metà delle sonde orbitali o al suolo lanciate dal 1964 ad oggi sono sopravvissute all'atterraggio. Se la storia di "Spirit" e "Opportunity", i due Mars Rover della Nasa lanciati nel 2003, è un successo al di là di ogni aspettativa (la vita operativa prevista era di soli sei
mesi) il suolo marziano è disseminato di rottami di macchine meno fortunate lanciate negli ultimi 40 anni.
Phoenix" sarà la prima a esplorare la zona artica del Pianeta Rosso, alla ricerca di tracce - probabilmente solo fossili - di vita unicellulare. Le missioni fin qui lanciate verso Marte hanno confermato che in passato il Pianeta Rosso possa aver ospitato degli oceani e c'è dunque da capire se tale situazione sia durata abbastanza a lungo da permettere lo sviluppo di forme di vita unicellulari, che potrebbero avere lasciato delle tracce fossili.

La massa del pianeta è troppo esigua per trattenere un'atmosfera significativa, e temperatura e pressione atmosferica sono dunque attualmente troppo basse per permettere la formazione di acqua in forma liquida alla superficie (il ghiaccio è possibile, ma sublima direttamente in vapore di ghiaccio). E' tuttavia possibile che sotto la superficie, dove pressione e temperatura sono maggiori, possano essere rimaste delle sacche di acqua in grado di aver conservato anche forme di vita elementari.
Il progetto a lungo termine della Nasa e dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) vanno in direzione dell'esplorazione umana di Marte, con la possibilità di costruirvi una base permanente. Le difficoltà tecnologiche sono però enormi: se per arrivare sulla Luna servono tre giorni, un viaggio su Marte si traduce in almeno sei mesi in ciascuna direzione. Il tutto in condizioni durissime per l'equipaggio che, al di là di quasiasi imprevisto di natura psicologica e fisica dovrebbe comunque esporsi come mai in precedenza agli effetti delle radizioni.

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