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Lo sbaglio di Saakashvili
Prendendo rapidamente il controllo di Tskhinvali, Mosca ha messo il presidente Saakashvili di fronte alle sue pesanti responsabilità e al suo più grave errore: quello di presupporre che la Russia non avrebbe risposto manu militari al massiccio attacco georgiano.
Quella che ieri sembrava una vittoria (la presa della capitale ossetina), giocata sulla sorpresa e sulla violazione di impegni di tregua, assunti alla vigilia anche da lui stesso, rischia di trasformarsi in una micidiale sconfitta per Saakashvili.
Nonostante i grandi e costosissimi sforzi di modernizzazione dell'esercito georgiano, condotta con il supporto politico e finanziario Usa e con quello tecnico ucraino, Tbilisi non è minimamente in grado di sostenere un confronto armato con Mosca. Per questo, Saakashvili ha una sola alternativa ragionevole: accettare la proposta russa - che la comunità internazionale dovrebbe appoggiare - di ritiro delle truppe di Tbilisi nelle posizioni occupate prima dell'attacco dell'8 agosto e accettazione – finora pervicacemente respinta - dell'impegno a rinunciare all'uso della forza. Impegno che si richiede anche alle altre due parti in causa.
La comunità internazionale, gli Usa e in particolare l'Unione Europea, cui Mosca ha chiesto un'attiva e convinta mediazione (si vedano i colloqui telefonici tra il presidente Medvedev e la cancelliera tedesca Merkel del 9 agosto), dovranno intervenire perché cessino i combattimenti e il conflitto non continui e si estenda, provocando ulteriori perdite umane e distruzioni (come quella di Tskhinvali).
Le intenzioni di Saakashvikli di dichiarare lo stato di guerra e il coprifuoco nel suo Paese non promettono niente di buono. Egli si è rivelato un leader avventurista, irresponsabile e inaffidabile. Dovranno ricredersi, finalmente, quanti finora gli hanno conferito diplomi di democraticità, legittimità e abilità politica. Sono gli stessi, a cominciare dagli Usa, che vorrebbero concedere alla Georgia la carta del piano di ammissione alla Nato il prossimo dicembre, nella prevista conferenza di Bruxelles.