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Ucraina, si spezza la coalizione arancione

di Piero Sinatti

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3 settembre 2008
Viktor Yushchenko e Yulia Timoshenko

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Jushchenko era immediatamente volato a Tbilisi a sostenere a spada tratta il collega Saakashvili nel meeting dell'11 agosto in cui partecipavano i presidenti di Polonia e paesi baltici, per poi impegnarsi a partecipare alla ricostruzione delle FFAA georgiane. La Timoshenko aveva mantenuto un atteggiamento molto più prudente, rifiutando per molti giorni di firmare il recente decreto di Jushchenko che limita i diritti di movimento della Flotta Russa del Mar Nero basata a Sebastopoli, in territorio ucraino.

È crisi e arriva Dick Cheney
Questa gravissima crisi politico-istituzionale sopraggiunge alla vigilia dell'arrivo a Kiev del vicepresidente Dick Cheney, che rappresenta nell'amministrazione Bush l'ala più marcatamente interventista nello spazio ex-sovietico e più decisa nell'accelerare l'ingresso nella NATO di Georgia e Ucraina.
Cheney troverà in Jushchenko un'"anatra zoppa". Ed è questo un punto a favore di Mosca, nella Great Game che si gioca nella scacchiera ex-sovietica. Nei giorni scorsi il governo Putin, tra l'altro, aveva annunciato eventuali più severe regole per l'import di importanti produzioni ucraine in Russia.
La Timoshenko, in passato molto più antirussa del presidente, può essersi decisa alla svolta per le sue ambizioni presidenziali.
Più probabilmente ha prevalso in lei il calcolo dei reali interessi economici di un Paese, l'Ucraina, intrinsecamente legato alla Russia, a cominciare dal settore energetico. Né sarà mancata, realisticamente, la preoccupazione per la sopravvivenza stessa dell'attuale Ucraina.
Infatti, l'accentuazione dell'orientamento anti-russo del presidente e l'accesso accelerato di Kiev al Membership Action Plan (MAP) per entrare nella NATO (questione su cui da tempo la premier chiede un referendum popolare) possono provocare spinte centrifughe sia nella regione autonoma di Crimea (a grande maggioranza russa), sia in grandi regioni industriali del Sud e dell'Est, prevalentemente russe e russofone, in cui ha la sua base elettorale il Partito delle regioni.
I precedenti di Kosovo, Abkhazia e Ossetia del sud vanno tenuti in considerazione anche da Kiev.

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