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Resta ancora valido l'obiettivo politico della creazione di un sistema di vigilanza europeo che lo stesso Padoa Schioppa propose in sede Ecofin poco prima che il Governo cadesse. Le scelte più recenti, per quanto possibile coordinate e simultanee, dimostrano che la direzione è quella giusta: «Il vertice di Parigi ha agito bene, ma un conto è l'enunciazione, un conto è l'esecuzione. Per dirla con i numeri, finora, a fronte di un 40% di regole comuni annunciate, quelle effettive sono meno della metà. La vigilanza europea è ancora un obiettivo da perseguire. Ed è fondamentale. Tuttora, ogni Paese ha regole diverse e sceglie diversi interventi di emergenza; mentre il sistema bancario è integrato e per la metà è fatto da gruppi plurinazionali. Penso a Paribas, Ing, Fortis, Deutsche Bank, Unicredit, soggetti ora impegnati a confrontarsi con discipline le più diverse tra loro al loro stesso interno. Il vero rischio è che, a fronte della crisi globale, alla fase di aggregazione del sistema bancario europeo ne segua una di disgregazione. Purtroppo, è un rischio reale».
Così come potrebbe essere un rischio reale quello di forzare i limiti del patto di stabilità europeo facendo saltare il quadro di compatibilità macro economiche: «Sarebbe gravissimo - dice l'ex ministro che ha giocato tutto il suo mandato a far rientrare deficit e debito nei parametri di Maastricht - se in Europa si abbandonasse la disciplina di bilancio. L'Italia, del resto, sarebbe l'ultimo Paese a poterselo permettere dato l'alto livello del debito. È però vero che per una grave recessione servono risposte di tipo keynesiano e sarebbe sbagliato non saperle dare in tempo. In linea generale, la reazione più efficace dovrebbe venire dall'Europa: penso al piano Delors sulle grandi opere che lo stesso ministro Tremonti ha rilanciato. C'è più povertà di infrastrutture europee che di infrastrutture nazionali. Realizzare quel piano darebbe impulso allo sviluppo e manterrebbe i conti al sicuro».