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Nato e Ue, ma anche «private security companies» contro la pirateria

di Gianandrea Gaiani

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13 NOVEMBRE 2008
Galleria fotografica / La petroliera saudita Sirius Star
Gli armatori fuggono da Suez
di Vittorio Da Rold

La recrudescenza delle azioni dei pirati nelle acque somale apre nuovi mercati alle società di sicurezza private interessate a proteggere le 20mila navi che ogni anno attraversano acque a rischio. La pirateria nelle acque dell'Oceano Indiano occidentale non è certo una novità ma ha assunto dimensioni ragguardevoli negli ultimi mesi. Domenica è stata sequestrata la petroliera saudita Sirius Star, la più grande nave mai finita finora nelle mani dei pirati: era stata presa d'assalto a 450 miglia a sud-est di Mombasa, in Kenya, quindi a un migliaio di chilometri dall'area dove normalmente operano i sequestratori. Secondo la tv satellitare araba al
Jazeera, un mercantile battente bandiera di Hong Kong ed operato dalla Compagnia di navigazione dell'Iran, è stato sequestrato oggi (martedì 18 novembre, ndr ) dai pirati somali al largo delle coste yemenite nel Golfo di Aden.

La Nato non ha piani immediati per intercettare la superpetroliera saudita con il suo carico di greggio, valutabile sul mercato in 100 milioni di dollari, ma sta riflettendo un impegno più a lungo termine sul fronte della lotta contro i pirati somali. A riferirlo è stato James Appathurai, portavoce dell'Alleanza, ma la Nato da ottobre fino a metà dicembre schiera quattro unità (guidate dal cacciatorpediniere italiano Durand De La Penne più tre navi battenti rispettivamente bandiera britannica, greca e turca), di cui due per il pattugliamento e due per scortare in porto soprattutto imbarcazioni del Programma alimentare mondiale (Pam) destinate proprio alla Somalia. A dicembre partirà la missione Ue "Eunavfor Atalanta", approvata dai Ventisette il 10 novembre scorso, con una flotta di almento sette navi da guerra appoggiate da aerei per la ricognizione marittima. In proposito, ha detto ancora Appathurai, la Nato potrebbe «fornire un sostegno complementare all'operazione dell'Unione europea».

Quasi un'ottantina di navi sono state attaccate quest'anno dai pirati somali, di queste una trentina sono state catturate e 11 sono attualmente in mano ai pirati con circa 200 membri degli equipaggi. Secondo l'International Marittime Bureau la piaga della pirateria dilaga però anche in altre aree specie negli stretti dell'Asia Orientale e lungo le coste dell'Africa Occidentale dove a fine ottobre sono stati catturati sette tecnici francesi a bordo di una chiatta della Total nelle acque di Camerun e Nigeria. L'impiego di navi militari richiede ingenti spese per unità navali concepite per la guerra e ben difficilmente potrà risolvere il problema come ammette la stessa marina statunitense di fronte all'esigenza di pattugliare i 2.900 chilometri di coste e i 6,5 milioni di chilometri quadrati di acque somale. L'impiego di specialisti della sicurezza armati a bordo dei mercantili diventa quindi la soluzione più efficace e più economica per far fronte a un nemico che in fondo impiega mezzi a bassa tecnologia: motoscafi, kalashnikov e lanciarazzi.

«Incoraggiamo le aziende marittime ad adottare misure di protezione per garantire la loro sicurezza», ha dichiarato Nate Christensen, portavoce della Quinta Flotta Usa di base in Bahrain che guida una task force di navi alleate. Il vice ministro per le Attività marittime della regione semi-autonoma del Puntland, Abdulkadir Muse Yusuf, ha ammesso che le agenzie private sono le benvenute nelle acque somale poiché, oltre a combattere la pirateria, potrebbero anche contrastare la pesca illegale e lo scarico di rifiuti tossici nelle acque somale. Le critiche rivolte in Iraq ai contractors a causa delle vittime civili provocate dalle guardie private non dovrebbero creare difficoltà nelle operazioni contro i pirati dal momento che in mezzo all'oceano le possibilità di provocare "danni collaterali" si riducono notevolmente.

La Blackwater ha annunciato il noleggio una nave dotata di elicotteri e guardie armate per scortare i mercantili nelle acque del Golfo di Aden per rispondere a 15 richieste di intervento. Anche la Hollowpoint ha messo a disposizione guardie per recuperare navi ed equipaggi sequestrati. Sono però alcune Private Security Companies britanniche (Eos, Hart Security, Drum Cussac e Olive Group) a guidare il mercato dei servizi di sicurezza navali puntando anche sulla deterrenza e su sistemi di difesa passiva come l'impiego di idranti ad alta pressione, scorrimano elettrizzati e filo spinato sui lati bassi dei ponti dove generalmente avvengono gli abbordaggi. Molte società utilizzano le cosiddette "armi non letali" in grado di emettere raggi accecanti, scariche elettriche stordenti, o suoni assordanti. Il ricorso ai contractors potrebbe inoltre risultare convenente agli armatori. A fronte del decuplicarsi dei premi assicurativi delle navi che attraversano il Golfo di Aden molte compagnie sono pronte a ridurre o addirittura dimezzare il costo delle polizze in caso a bordo vi siano specialisti della sicurezza.

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