ILSOLE24ORE.COM > Notizie Mondo ARCHIVIO

Il tramonto delle ideologie e la decadenza dell'Occidente

di Vittorio Da Rold

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
28 dicembre 2008

Alla fine delle Guerra Fredda, Samuel Huntington, ha saputo fornire per primo e in chiave organica una nuova chiave interpretativa degli eventi mondiali sostituendo lo scontro delle ideologie (liberismo contro socialismo sovietico) a quello delle civiltà. Le ideologie globali – che nascondevano sotto il tappeto della storia le differenze culturali; che trasformava l'Europa, l'Africa, l'Asia, l'America in un enorme teatro di scontro tra Washington e Mosca – erano state sostituite, dopo la caduta del Muro e dell'Unione sovietica, dal conflitto tra diverse civiltà.
La sua tesi, realista e conservatrice, venne bollata come semplicistica dalla critica liberal americana; invece era solo pragmatica nel senso americano del termine. Le sua costruzione, che pur mancava di una complessità di analisi di tipo hegeliana, (e per questo non piaceva gli intellettuali europei che la giudicavano banale ed epidermica) nasceva dall'analisi dei fatti, dalla crisi degli stati-nazione e dal rinascere delle identità etniche e religiose.
Nel momento in cui Israele colpisce Gaza, il Pakistan islamico si fronteggia con l'India indù, il Giapppone scintoista manifesta la sua insofferenza di "nano" politico e gigante economico, la Cina confuciana e la Russia ortodossa sfidano sempre più apertamente l'Occidente, e la stessa America è in fase di decadenza e ripiegamento su se stessa, come non vedere che le profezie di Huntington erano semplicemente libere dal pregiudizio del "politically correct" e andavano al radice dei rapporti di forza?
Huntington era nato ideologicamente nel gruppo degli allievi di Leo Strauss che lanciarono il movimento neo-con: Irving Kristol, Norman Podhoretz, Seymour Martin Lipset, Daniel Bell, Jeane Kirkpatrick e James Q. Wilson. Ma da essi e dai loro fervori estremisti e radicali se ne distaccava perché più vicino a un Henry Kissinger, cioè a quei conservatori che prediligono la "balance of powers", l'equilibrio tra poteri, piuttosto che gli imperi del "bene" che sistemano il mondo a loro immagine e somiglianza.
Nel 2001, mi parlò in un'intervista esclusiva, della competizione tra Stati Uniti ed Europa destinata ad aumentare sempre di più dopo la fine della Guerra fredda e il consolidarsi del processo di unificazione europea. Ma aggiunse che nel medio periodo il vero "competitor" strategico del gigante americano sarebbe stato la Cina: un mondo, quindi, che, dopo il "secolo breve" a predominio americano, tornerà lentamente bipolare, o forse tripolare.
Era la previsione di uno studioso serio, di un realista, di conservatore-nazionalista, non certo di un manicheo imperialista.
Quanto allo scontro tra civiltà, mi spiegò che la tesi provocatoria, che venne alla luce per la prima volta alla fine dell'estate del '93, sulle pagine della rivista più prestigiosa di politica estera americana, <Foreign Affairs>, era molto più cauta delle interpretazioni che ne erano state date dai suoi molti detrattori. Huntington sosteneva che per difendere le loro identità dalla globalizzazione incalzante, l'induismo, lo scintoismo, il confucianesimo e l'islam avrebbero fatto una diga, fino all'uso della violenza, contro il modello di vita culturale e competitivo di tipo occidentale, in particolare nella sua versione yankee.
I critici, fra cui Jeane Kirkpatrick, politologa dell'Amministrazione Reagan, e Fouad Ajami, della John Hopkins University, avevano affermato che Huntington sbagliava, perché sottovalutava la forza del laicismo in Paesi come l'India, la più grande democrazia del mondo, dove non sembrava che il fondamentalismo potesse attecchire.
Oggi, mentre assistiamo alla sfida mondiale tra secolarismo e fondamentalismo religioso, con alterne fortune, la tesi di Hungtinton non sembra aver perso smalto e capacità di analisi.
Huntington che aveva elencato nel suo saggio sei diverse civiltà: islamica, slavo-ortodossa, confuciana, indù, giapponese e occidentale, mi spiegò a maggio 2001, che stavano andando verso una fondamentale trasformazione nelle relazioni tra Usa ed Europa. «Questo è in gran parte il risultato della fine della Guerra fredda e del movimento in Europa verso un'integrazione più stretta. In un secolo l'America è dovuta intervenire in Europa per ben tre volte - due guerre mondiali e la Guerra fredda - per prevenire la dominazione del Continente da parte di una sola potenza. Ora non c'è più il pericolo che il Kaiser o Hitler o Stalin possa dominarla. Si è affermato un modello democratico, e per questo ci stiamo dirigendo verso un aumento della competizione tra Usa ed Europa. L'Unione europea non ha più bisogno di essere protetta da un'invasione dell'Unione Sovietica e sta diventando sempre più unita e fiduciosa in sé stessa», mi disse.
In questo contesto Huntington era favorevole all'allargamento a Est dell'Unione europea, perché era un processo positivo che avrebbe portato stabilità nel Vecchio continente. La Polonia, la Repubblica Ceca, l'Ungheria avrebbero dovuto entrare, come poi avvenne, nell'Unione europea.
  CONTINUA ...»

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.


 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
8 maggio 2010
8 maggio 2010
 
Scene dal Pacifico
La storia per immagini dei magazzini Harrods
Il giorno del mistero a Wall Street
Elezioni inglesi / Chi ha fatto centro? La vignetta di Stephff
Election day
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-