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Word Economic Forum:
il grande business di Davos

di Lino Terlizzi

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26 GENNAIO 2009
INTERVISTA / André Schneider: «Stiamo costruendo un'altra sede» (L . Te.)

Attese presenze record nella cittadina dei Grigioni dal 28 gennaio al 1° febbraio: il forum di Davos, dato molte volte in declino, altrettante volte è risorto


Il World economic forum (Wef) di Davos, che si svolgerà nella cittadina dei Grigioni dal 28 gennaio al primo febbraio, rischia quest'anno presenze record. Il titolo «Reshape the post-crisis world» indica la necessità di ridisegnare il mondo del dopo-crisi. I leader dell'economia e della politica cercheranno risposte soprattutto sull'attualità. Klaus Schwab, presidente del Wef, ha annunciato 2.500 presenze, con 43 capi di Stato o di Governo, 37 ministri economici, 19 banchieri centrali e 1.400 top manager.

Ma basta la drammaticità dell'attuale crisi a giustificare questa concentrazione di leader nei Grigioni? Il forum di Davos, dato molte volte in declino e altrettante volte risorto, per la verità è anche un caso di management di un evento. Dietro il Forum c'è infatti un'organizzazione ramificata. Klaus Schwab, 70 anni, cittadino tedesco, è il fondatore del Wef: ha creato il Forum, che allora si chiamava European management conference, nel 1971. Nel 1987 il convegno ha assunto l'attuale denominazione.

Oggi il World economic forum, che ha sede a Cologny (Ginevra), è un gruppo articolato. Attualmente lavorano per il Wef circa 400 persone, la gran parte delle quali nell'area di Ginevra. Il forum dispone anche di un ufficio a New York e di un altro a Pechino. L'organico è fatto di molte e diverse nazionalità, non mancano gli italiani.

Vediamo qualche numero. Il Wef, che organizza anche altri convegni nel mondo, ha registrato nel bilancio 2007/08 oltre 135 milioni di franchi (circa 92 milioni di euro) di ricavi, in aumento del 18 per cento. Le uscite sono aumentate del 19% e risultano ammontate a 133,27 milioni di franchi (circa 90 milioni di euro). Il risultato positivo di 2,38 milioni di franchi (1,6 milioni di euro), di poco inferiore a quello dell'esercizio precedente, è andato alla Fondazione non profit che governa il tutto e che dispone così di un capitale di 22,30 milioni di franchi (15 milioni di euro). Le entrate del Wef vengono dalle quote dei membri (34,50 milioni franchi, 23 milioni di euro), dalle iscrizioni ai convegni (33,76 milioni di franchi, 22,6 milioni di euro), dalle partnership (58,70 milioni di franchi, cioè poco meno di 40 milioni di euro). Inoltre la città di Davos registra con il forum un giro d'affari di circa 60 milioni di franchi (oltre 40 milioni di euro).

Il cammino all'inizio non è facile, ma nel 1988 c'è il primo evento clamoroso: la firma della «Dichiarazione di Davos», con cui Grecia e Turchia avviano il processo di pace. Segue un crescendo di presenze di manager internazionali e di leader politici, con il corollario di vertici e incontri a lato del forum. Per Schwab e per il Wef negli anni '90 c'è il successo, ma di lì a poco inizieranno anche le critiche. Schwab potenzia l'organizzazione, perfeziona la struttura. A lato creerà anche la Fondazione Schwab per l'imprenditoria sociale e la Fondazione Young global leaders. Lo stile manageriale è forte, ma il suo ruolo viene dai critici etichettato come accentratore, e l'elevato turnover di manager all'interno del Wef sembra confermare la diagnosi.

Nel 2000 il «Washington Post» e il «Wall Street Journal» sollevano interrogativi sulla trasparenza della Fondazione non profit e su eventuali conflitti di interesse legati all'attività di Schwab. Il fondatore del Wef respinge le critiche e ricorda che la Fondazione è sottoposta alla vigilanza delle autorità elvetiche. Gli anni Duemila sono però anche quelli delle manifestazioni «no global» e delle critiche al Wef come vertice delle multinazionali. Schwab qui sorprende quanti lo ritengono troppo rigido. Se da un lato nel board della Fondazione ci sono rappresentanti di grandi gruppi e se tra i partner del Wef vi sono nomi come Nestlé, Ubs, Microsoft, Coca Cola, Unilever, Hsbc, Volkswagen, Nasdaq, d'altro canto Schwab favorisce il dialogo tra le multinazionali e quanti si oppongono alla globalizzazione. Lo «spirito di Davos» diventa anche confronto con gli oppositori. Si parla di economia e di politica, ma anche di clima e sviluppo sostenibile. Non tutti gli oppositori ci stanno, ma attorno al Wef si allenta la tensione.

Il Wef quest'anno si aprirà con un intervento del premier russo Putin. Al forum parteciperanno tra gli altri il premier cinese Jiabao, la cancelliera tedesca Merkel, il premier britannico Brown, quello giapponese Taro Aso.

Sul versante italiano, tra i nomi previsti vi sono quelli del ministro Giulio Tremonti, del governatore Mario Draghi, della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dei banchieri Corrado Passera e Alessandro Profumo. Nella lista non ci sono per ora esponenti del mondo dello spettacolo, una presenza altre volte discussa. Schwab, forse, ha evitato un'altra critica.

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