Il neo presidente subito al lavoro: le sue prime telefonate ad Abu Mazen, Olmert, Mubarak e Abdallah II di Giordania. Intanto ordina la sospensione dei processi a Guantanamo, che sarà chiusa entro la fine del 2009
Il presidente Barack Obama ha fatto a quattro leader del Medio Oriente le sue prime telefonate dall'Ufficio Ovale chiamando il palestinese Abu Mazen, il premier israeliano Ehud Olmert, il presidente egiziano Hosni Mubarak, il sovrano giordano Abdallah II in vista «di una pace durevole». Obama aveva detto più volte, nelle ultime settimane, che intendeva fare della ricerca della pace in Medio Oriente una delle priorità della sua amministrazione. Il nuovo presidente ha voluto lanciare un messaggio dedicando le sue prime telefonate agli esponenti del Medio Oriente più direttamente coinvolti nel problema israelo-palestinese. Barack Obama sta esaminando anche la nomina di un inviato speciale per il Medio Oriente, con l'ex-senatore George Mitchell favorito. L'ex-presidente George W. Bush era stato criticato per avere dedicato piena attenzione alla questione della pace in Medio Oriente solo nella fase finale del suo mandato.
Come da tradizione delle cerimonie di inaugurazione di tutti i presidenti americani anche il primo giorno di lavoro di Obama, mercoledì 21 gennaio, è iniziato con una preghiera pubblica nella cattedrale di Washington dove si è recato con la famiglia Obama, assieme a quella del vicepresidente Joe Biden. Subito dopo il neo presidente ha incontrato i principali consulenti economici e militari alla Casa Bianca. «Oggi si festeggia ma domani si comincia a lavorare», aveva detto martedì sera durante uno dei balli durati fino a tarda notte, ma che non hanno impedito ad Obama di affrontare fin dalle prime ore del mattino l'agenda degli appuntamenti.
Guantanamo: stop ai processi per quattro mesi. Obama ha pronto per la firma un ordine esecutivo che prevede la chiusura della prigione di Guantanamo entro l'anno. Lo indicano fonti della nuova amministrazione, citate in forma anonima dai media negli Usa. Non è chiaro quando ci sarà la firma. Da subito, però, su ordine del nuovo presidente degli Stati Uniti, i pubblici accusatori dei tribunali di Guantanamo per i crimini di guerra hanno chiesto ai giudici militari di "congelare" per quattro mesi i casi pendenti. Lo riferisce una fonte giudiziaria. A Guantanamosi sta preparando, fra l'altro, il processo contro cinque presunti responsabili dell'11 settembre, che rischiano tutti la pena di morte. «Nell'interesse della giustizia e su richiesta del presidente degli Stati Uniti e del segretario alla Difesa Robert Gates - si legge in una nota distribuita alla stampa - il governo chiede, rispettosamente, che le commissioni militari autorizzino un aggiornamento delle procedure nei casi menzionati fino al 20 maggio». La mozione della pubblica accusa sarà presentata a due giudici: il primo, Stephen Henley, ha in carico il processo contro cinque uomini accusati di avere organizzato l'attacco dell'11 settembre. Il secondo, Patrick Parrish, si occupa del caso di Omar Khadr, un canadese arrestato 15 anni fa in Afghanistan per l'omicidio di un militare americano. Il presidente Obama aveva promesso che la chiusura della prigione di Guantanamo sarebbe stata uno dei suoi primi atti una volta alla Casa Bianca. Egli ha dunque deciso di cominciare sospendendo il sistema giudiziario istituito nel 2006 dall'amministrazione Bush per giudicare i detenuti di Guantanamo perseguiti per crimini di guerra.
Contro la crisi economica. C'è ovviamente anche la crisi in cima ai pensieri nel "day one" del presidente Obama. Salutato nel giorno del suo insediamento da una chiusura molto negativa di Wall Street, ha organizzato per oggi una riunione con gli adviser economici per mettere a punto il piano di rilancio per banche e economia. Con 11 milioni di americani senza lavoro e miliardi di dollari andati in fumo sui mercati azionari, nel suo discorso inaugurale Obama ha sottolineato la necessità di rimettere in sesto «con un'azione rapida» l'economia, piegata da due guerre e una recessione. Gli interventi più urgenti sono il varo del piano di stimolo fiscale da 825 miliardi. Miliardi che potrebbero aumentare se sarà confermato l'obiettivo di aumentare di 3-4 milioni i posti di lavoro. Gli interventi per risolvere i problemi delle banche americane insolventi con nuove regole e un sistema di controlli e garanzie efficaci. Gli interventi a favore di chi ha un mutuo ma non riesce più a pagare le rate, anche per arginare i pignoramenti che spingono al ribasso il mercato immobiliare.
Ritiro Iraq. Alla riunione del Consiglio di sicurezza parteciperà anche il generale David Petraeus, capo del Comando centrale americano, già comandante in capo delle forze americane a Baghdad. Durante l'incontro si parlerà di presenza militare in Iraq e Afghanistan: Obama dovrebbe chiedere ai comandanti un piano per il ritiro delle truppe combattenti dall'Iraq in 16 mesi, come promesso durante la sua campagna elettorale. Petraeus è appena rientrato dal suo viaggio in Afghanistan e Pakistan, di cui riferirà al presidente Obama.
Un senatore di origini arabe inviato per il Medio Oriente. Obama rivolgerà l'attenzione anche al Medio Oriente: secondo la stampa americana, potrebbe arrivare quanto prima la nomina George Mitchell a inviato in Medio Oriente. L'ex senatore del Maine, 75 anni, sarebbe il primo esponente politico con origini arabe a ricoprire un simile incarico. Suo padre, Joseph Kilroy, era un orfano irlandese che fu adottato da una famiglia libanese che aveva anglicizzato il cognome in Mitchell. Sua madre, Mary Saad, era un'immigrata libanese che lo ha allevato nella fede cattolica maronita. Mitchell è un esperto negoziatore, nominato nel 1995 inviato speciale degli Stati uniti per il processo di pace nell'irlanda del nord. Nel 2000, verso la fine dell'amministrazione Clinton, fu incaricato di guidare una commissione internazionale per indagare sulle cause della violenza in Medio Oriente.
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