Il Dalai Lama ha accusato la Cina di aver portato «l'inferno sulla terra» nel suo tormentato Tibet e ha accusato Pechino, nel giorno in cui si compie il 50esimo anniversario della prima rivolta contro il regime, di aver causato la morte di «centinaia di migliaia» di suoi compatrioti.
In un atteso messaggio diffuso attraverso la sua pagina web, il leader spirituale tibetano ha ripercorso la storia recente del Tibet e ripetuto la sua richiesta di «un'autonomia legittima e significativa per il Tibet» (e non dunque l'indipendenza della Cina).
Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, ricorda che dopo l'occupazione il governo cinese ha portato a termine «una serie di campagne violente e repressive», che hanno imposto anche la legge marziale e più recentemente programmi di «rieducazione» che hanno causato una «profonda sofferenza» nella popolazione tibetana, che vive «nella paura costante».
Il Dalai Lama si è detto certo che la causa del Tibet alla fine vincerà. «Dobbiamo guardare al futuro e lavorare per un mutuo beneficio. Noi tibetani vogliamo una legittima e significativa autonomia per vivere nel quadro della Repubblica Popolare cinese», ha dichiarato il leader spirituale tibetano in un discorso al tempio di Tsuglag Khang nella cittá indiana di Dharamasala, dove ha sede il governo tibetano in esilio.
Nel suo discorso, il Dalai Lama ha ricordato i decenni di «sofferenze indicibili» provocate dal regime cinese con centinaia di migliaia di tibetani uccisi e centinaia di templi distrutti. Tuttavia, ha assicurato, «sia che guardiamo i fatti da una prospettiva globale o nel contesto cinese, vi sono per noi ragioni di sperare in una rapida soluzione della questione del Tibet». «Il fatto che la questione del Tibet sia viva e che la comunità internazionale se ne interessi in maniera crescente -ha sottolineato- è già un risultato. Da questo punto di vista non ho dubbi che la giustezza della causa del Tibet prevarrà, se continueremo a seguire il cammino della non violenza».
La comunità tibetana in esilio in India ha in programma oggi numerose manifestazioni per ricordare la rivolta anticinese di 50 anni fa che portò alla fuga del Dalai Lama a Dharamsala.
Pechino in risposta ha accusato il Dalai Lama di diffondere false voci sul Tibet. Il portavoce del governo cinese, Ma Zhaoxu, ha sostenuto che la «cricca del Dalai Lama diffonde menzogne e confonde il bianco col nero».