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Francia, legge anti-pirateria: fuori da internet chi scarica

dall'inviato Attilio Geroni

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13 Maggio 2009

Una nuova autorità amministrativa contro l'onda d'urto del popolo della Rete. Un meccanismo di sanzioni da applicare secondo una "risposta graduale" contro un esercito di pirati del web che invece ha già una risposta immediata alla legge definitivamente approvata oggi, con il passaggio al Senato. La legge ai tempi di internet e contro chi scarica illegalmente i contenuti artistici, musica e film. Difficile da progettare, ancora più difficile da applicare e avversata in molti casi anche da chi, teoricamente, avrebbe dovuto difenderla.

L'obiettivo è regolamentare la giungla del download che si fa beffa del diritto d'autore. È una zona d'ombra densamente popolata, circa la metà dei 30 milioni di internauti, secondo le statistiche. Dopo il voto favorevole di ieri dell'Assemblea nazionale, anche il Senato oggi ha detto sì con una larga maggioranza: 189 contro 14. I socialisti, che hanno condotto una dura battaglia contro il testo, hanno già annunciato un ricorso al Consiglio costituzionale. Alla Camera i voti a favore sono stati 299, quelli contrari 233 e ciò significa che 44 deputati dell'Ump e del Nuovo Centro non si sono espressi a favore. Non sarà contento Nicolas Sarkozy, che dell'approvazione di questa legge aveva fatto una questione di principio dopo la clamorosa bocciatura del 9 aprile con la quale era stato azzerato il primo dibattito parlamentare.

La legge sulla Creazione e internet è considerata una delle più restrittive d'Europa in materia, secondo molti invasiva e limitante delle libertà individuali. L'authority responsabile della sua applicazione (Hadopi, secondo l'acronimo francese) avrà a disposizione l'arma del doppio avvertimento e dovrà rintracciare, con la collaborazione dei fornitori d'accesso a internet, gli autori del download illegale, o meglio i protocolli di rete nei quali viene registrata la violazione. Ci sarà una prima mail di avvertimento nella quale si ricordano i termini di legge, seguita, in caso di nuova violazione, da una lettera raccomandata che rappresenta l'ultimo monito prima della sospensione del collegamento a internet. Ciliegina sulla torta, un emendamento inserito nell'ultima fase della discussione prevede che l'abbonamento continui a essere pagato anche durante l'interruzione del servizio.

Non è però detto che l'eventuale approvazione al Senato ponga la parola fine alle vicissitudini del provvedimento. I socialisti hanno già detto che faranno ricorso alla Corte costituzionale, mentre resta sempre aperto il fronte con il Parlamento europeo, che la settimana scorsa ha approvato a larga maggioranza un emendamento al pacchetto telecom in cui si oppone all'oscuramento di internet da parte di un'autorità amministrativa. Parigi conta di regolare la faccenda in sede di Consiglio europeo (una riunione dei ministri delle tlc è prevista il 12 giugno) ed è convinta di poter raccogliere alleati per la sua causa.

Il dibattito in materia è stato feroce anche al di fuori delle aule parlamentari. Esponenti autorevoli del mondo artistico hanno accusato il Partito socialista, contrario alla legge, di "divorzio" dal mondo della cultura. Juliette Greco, Pierre Arditi, Maxine Le Forestier hanno perfino scritto al segretario del Ps, Martine Aubry, e la destra ha ovviamente gioito di questa pretesa spaccatura su una legge che dopotutto difende la creazione, il diritto d'autore e un'industria in crisi. Gli animi erano talmente surriscaldati che c'è perfino scappata la vittima collaterale con piccolo giallo annesso: il licenziamento di un giovane dirigente di TF1, Jérôme Bourreau Guggenheim, responsabile dell'innovazione web del gruppo televisivo, colpevole di aver scritto una mail, finita sulle scrivanie del ministero della Cultura e misteriosamente smistata al suo datore di lavoro, nella quale criticava il progetto di legge.

Comunque vada, la Hadopi sarà operativa in autunno e le prime sanzioni arriveranno eventualmente nel 2010. Il popolo della rete è già organizzato e si sprecano i siti che dovrebbero aiutare ad aggirare un provvedimento ancora in fase di approvazione. Un esempio tra i tanti, quello di peer2me, fondato da due giovani di Nizza, che dà agli internauti una chiave d'accesso per creare un network privato di download, ovviamente illegale.

attilio.geroni@ilsole24ore.com

13 Maggio 2009
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