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Attentati in due alberghi
in Indonesia: nove morti
Forse italiani fra i feriti

di Marco Masciaga

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17 luglio 2009

NEW DELHI – Il terrorismo è tornato a colpire questa mattina la capitale indonesiana Jakarta. Due ordigni sono esplosi in altrettanti hotel di lusso facendo almeno 9 vittime, tra cui alcuni stranieri. Ferite 42 persone. La Farnesina ha fatto sapere che non ci sono italiani tra le vittime, tuttavia sono in corso accertamenti poichè secondo il ministero indonesiano della Sicurezza e la polizia vi sarebbero, invece, nostri connazionali tra i feriti.

Le esplosioni, al JWMarriott e il Ritz-Carlton, due alberghi a poche decine di metri l'uno dall'altro nel cuore del quartiere degli affari, sono avvenute intorno alle 8 locali mentre numerosi ospiti stavano facendo colazione e hanno colpito il ristorante del Ritz-Carlton e una sala non lontana dalla lobby del JW Marriott. Secondo alcune fonti una terza esplosione, avvenuta poco più tardi in un altra zona della città, non avrebbe provocato vittime, mentre secondo altre avrebbe fatto due morti. Nel primo pomeriggio, ora locale, le polizia indonesiana ha rinvenuto un ordigno inesploso all'interno del JW Marriott.

Gli attacchi di questa mattina rischiano di far ripiombare l'Indonesia in un incubo, quello del terrorismo, probabilmente di matrice islamica, che sembrava essere finito con lo smantellamento di Jemaah Islamiyah, un'organizzazione estremista legata ad al-Qaeda, e l'esecuzione di tre dei responsabili degli attentati di Bali del 2002 che costarono la vita a 202 persone. L'ultimo attacco terroristico in grande stile avvenuto nel paese risale al 2005, quando, ancora a Bali, nel mirino finirono alcuni ristoranti della località turistica.

L'operazione di questa mattina sembra invece rivolta contro la comunità d'affari internazionale che frequenta la capitale di questo paese di 240 milioni di persone con la più grande economia del Sudest asiatico. Non si tratta della prima volta che accade. Nel 2003 un altro attacco terroristico, sempre contro il JW Marriott, fece una dozzina di vittime e l'anno successivo i terroristi scelsero come obiettivo l'ambasciata australiana. Tra le vittime dell'attentato al JW Marriott di questa mattina c'è anche Timothy Mackay, chief executive officer della società del cemento Holcim Indonesia.

Ma il significato dell'ultimo attacco va ben oltre il suo impatto sulla comunità d'affari indonesiana: è la conferma che, pur in presenza di grandi sforzi per smantellare le reti terroristiche (come quelli compiuti dalla polizia locale con il supporto determinante di Australia e Stati Uniti) renderle del tutto inoffensive è operazione estremamente complessa. Non solo, politicamente gli attacchi di questa mattina sembrano voler incrinare l'immagine dell'Indonesia come paese modello del mondo islamico, capace non solo di compiere con successo la delicata transizione da decenni di regimi autoritari (prima con il presidente Sukarno e poi con Suharto) verso la democrazia. Ma anche quella di una nazione musulmana vasta quanto in larga misura ostile alle interpretazioni più intolleranti e militanti dell'Islam.

Con l'attacco di questa mattina si allunga ulteriormente l'elenco degli hotel a cinque stelle frequentati principalmente alla clientela occidentale che sono stati colpiti in Asia negli ultimi anni. Prima del JW Marriott e del Ritz-Carlton di Jakarta, pochi mesi fa era stata la volta del Pearl Continental di Peshawar in Pakistan, dove persero la vita 9 persone. Prima ancora, a novembre, ad essere colpiti furono il Taj Mahal, l'Oberoi e il Trident di Mumbai (le vittime dell'attacco, che coinvolse anche una stazione e un centro ebraico, furono oltre 170), mentre a settembre fu ancora un hotel della catena Marriott, quello di Islamabad in Pakistan, e venire devastato da una spaventosa esplosione costata la vita a 54 persone.

17 luglio 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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