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La rivista Rolling Stone sfida gli internauti

dall'inviato Paolo Madron

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22 luglio 2009
Max Taibbi in un video del sito www.rollingstone.com
Al Boston Globe tagli per 10 milioni
Un giornale aperto: il segreto dell'Unità

NEW YORK - Quanto dureranno i giornali di carta, quant'è vera l'oramai nota profezia di Philip Meyer rilanciata a suo tempo dall'Economist che dovrebbero definitivamente estinguersi nel 2043 o giù di lì? La storia che stiamo per raccontare sembrerebbe purtroppo avvicinare la data del fatale trapasso.
Alla fine di giugno Rolling Stone ha pubblicato una lunga inchiesta di Matt Taibbi, giovane cronista d'assalto che somiglia come una goccia d'acqua a Roberto Saviano, dove si descrive Goldman Sachs come la sentina di tutte le nefandezze. Una sorta di Spectre in grado di manovrare ai piani alti del pianeta con il solo scopo di ingrassare (cosa che le riesce bene, visti i risultati dell'ultima trimestrale) i suoi bilanci. Per inciso, la società non gode in questo momento di grande popolarità per la decisione, in barba alla crisi, di distribuire bonus stellari ai suoi dipendenti. Siccome menar fendenti sulla più blasonata banca d'affari del mondo è come rubare in chiesa, l'articolo, grazie anche a un curioso percorso, è diventato oggetto di uno spasmodico dibattito multimediale. Le cui modalità, tralasciando i contenuti, interessano per rispondere alla fatidica domanda di cui sopra. Il percorso comincia su Twitter, dove arriva la segnalazione del pezzo insieme alla difficoltà di rintracciarlo in rete. Sul sito della rivista pare non ci sia, o che sia praticamente impossibile scaricarlo. Chi lo cerca si deve accontentare di qualche brano estrapolato senza troppa accuratezza. Twitter, che limita i messaggi a 140 caratteri, è l'evoluzione sincopata di Facebook. Serve per dibattere senza incorrere nella prolissità del più famoso dei social networks, ma soprattutto per allertare nel tempo di un sms la tribù dei twittisti interessati che qualcosa merita la loro immediata attenzione. E se, come nel caso in questione, quel qualcosa non si trova, allora è la sua inaccessibilità che diventa oggetto del dibattito.

Qualcuno fa subito osservare che il responsabile è proprio Rolling Stone, che ha deciso di pubblicarne online solo qualche scarno estratto. A noi giornalisti vecchio stile pare un'ovvietà: se l'articolo esce sul web in contemporanea con la sua pubblicazione cartacea, perché mai spendere dei soldi per comprare la rivista? Sbagliato. Gli internauti il giornale tradizionale non lo prendono neanche in considerazione. Piuttosto che comprarlo all'edicola sotto casa ponendo fine al grottesco tira e molla, preferiscono dibattere per giorni sulla sua non reperibilità online. E così hanno fatto fino all'altro ieri, quando finalmente l'intero articolo era disponibile sul sito di Rolling Stone. Ma intanto la frittata era fatta: discutere per quasi quindici giorni di una parte per il tutto genera per forza di cose false interpretazioni che ora molti critici biasimano. Una discriminante che però scompare schiacciata dal gigantesco ipertesto che si è scatenato sulla rete, fatto di commenti sui commenti che si inseguono levitando nei vari blog. La precisione non è di questo mondo (virtuale).

Nel frattempo Taibbi ha capito di aver creato un caso. E in perfetta ortodossia multimediale lo alimenta sulle varie piattaforme. Ringrazia per la pazienza di chi solo il 14 luglio ha potuto leggere l'intera inchiesta. Fa dei video in cui ne riassume i capisaldi, ma soprattutto anima sul suo blog un dibattito con coloro che ne hanno letto solo gli estratti. Parallelamente, anche i siti dei grandi giornali e gli aggressivi incomers come The Daily Beast o Huffington post cominciano a discuterne in quella che è oramai una sorta di generazione spontanea di contenuti sul tema. E le agenzie, come Bloomberg, sfornano opinioni illustri e meditate, contribuendo a elevare il confronto dalla vischiosa palude dell'estemporaneità. Tutto naturalmente accade online, troppo rapidamente perché i giornali cartacei possano dire la loro senza il rischio di risultare palesemente obsoleti. Così restano irrimediabilmente - e anche un po' malinconicamente - tagliati fuori. Tutto però è partito dalla carta, che ha fatto da matrice. Ma solo per chi i giornali di carta ancora li legge. Per chi li misconosce, a far da matrice sono stati gli estratti dell'articolo sul sito della rivista e poi, in un secondo momento, la sua versione completa.
Il caso Taibbi è una testimonianza esemplare del fatto che oggi esistono due tipologie di lettori separate da un muro: quelli tradizionali ma al contempo aperti all'innovazione digitale, dei quali è facile preconizzare la non lontana estinzione. Quelli, ben più numerosi, che contemplano solo la seconda e che sono destinati a incrementarsi geometricamente. Un dettaglio, ma non troppo: chi ha seguito la vicenda su internet ha potuto farlo del tutto gratis, dal dibattito nelle sue varie diramazioni fino alla pubblicazione integrale dell'articolo. Come la mettiamo con chi vuol far pagare i contenuti in rete?

22 luglio 2009
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