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Al circo triste della sanità americana

di Daniela Roveda

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13 agosto 2009
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LOS ANGELES - «Oggi è arrivato un paziente con un testicolo grande come un pompelmo, ce l'aveva così da due anni, non ho mai visto niente di simile». È stato il primo paziente del dottor Matt Hendrickson, arrivato quando era ancora buio alle 5 del mattino di ieri al Forum di Inglewood, un'arena da 18mila posti, per assistere a una scena da non credere: migliaia di persone allineate tutt'attorno allo stadio trasformato in ospedale di fortuna, gente accampata dalla mezzanotte con sacchi a pelo e thermos di caffè caldo, distesa per terra. Famiglie con bambini e carrozzine. Tutti in paziente attesa di essere visitati gratis da un medico dell'organizzazione volontaria Remote Area Medical. «Come dice il nome stesso, la Remote Area porta l'assistenza medica gratuita nelle zone più remote del Terzo Mondo, dove spesso ci si arriva solo con il paracadute. Qui siamo nel cuore di Los Angeles», commenta Hendrickson. «Mi dica lei come sia possibile».

Los Angeles, metropoli di 12,8 milioni di abitanti nella ottava economia del mondo (la California), seconda città della nazione più ricca del mondo, ha 2,7 milioni di abitanti senza assicurazione medica, che per la maggior parte non possono permettersi di andare da un dottore. Millecinquecento si sono presentati al Forum nella notte di lunedì nella speranza di essere visitati martedì, ma solo i primi 747 hanno ottenuto l'ambito biglietto d'ingresso, l'ultimo l'hanno dato via alle 5 del mattino, un'ora prima che aprissero i battenti. È Alicia Barton, disoccupata di 37 anni, a parlare: sono le 3 del pomeriggio di martedì, ed è in fila dalle 3.40 del mattino. Complessivamente aspetterà 27 ore per essere visitato: «Ho perso il lavoro da segretaria al provveditorato di Los Angeles - racconta - che è stato costretto a licenziare perché lo stato californiano in rovina ha tagliato i fondi. Qui, quando si perde il lavoro, si perde anche l'assicurazione medica, e se dovessi pagarmela da sola, mi costerebbe 150 dollari al mese. È dieci anni che ho bisogno di un paio di occhiali nuovi. Ma adesso sono disoccupata, come posso permettermelo?».

Denise Kelly-Byrd, invece, è stata fortunata e dopo un'attesa di 13 ore è entrata, caricata su un carrello perché non può più camminare. La scena che è apparsa ai suoi occhi era quella di un campo profughi africano: sul parterre, dove un tempo si alzava in volo Magic Johnson dei Lakers, lunghe tavolate coperte di siringhe, bisturi, trapani e garze insanguinate fungevano da immenso studio dentistico per cinquecento pazienti che si sono susseguiti senza pausa per 13 ore consecutive, assistiti da una cinquantina di dentisti e infermieri in camice giallo e blu, in moto perpetuo.
Gli spogliatoi, dove si sono preparati allo spettacolo Michael Jackson da bambino, Elvis Presley e Paul McCartney, sono stati adibiti a studi di agopuntura e chiroterapia, a laboratori diagnostici per raggi X, mammografie e analisi del sangue. Dietro a un tendone il reparto oculistico, con le apparecchiature per l'esame della vista ma anche un mini laboratorio per preparare lenti e occhiali a velocità record. Centinaia di volontari, reclutati dalla Remote Area Medical tra le organizzazioni di beneficenza di Los Angeles, mantengono l'ordine, fanno la guardia alle porte, rispondono alle domande dei pazienti in attesa, chiamano con il megafono i nomi e i numeri degli astanti, scortano i pazienti nei meandri di questo immenso edificio e assistono gli handicappati.

Al centro di questo brulicare di gente in continuo movimento c'è Stan. Lo si riconosce subito dall'uniforme color kaki, più adatta al clima della Tanzania che della California, ma questo è il suo abito quotidiano dal 1985, anno in cui fondò la Remote Area Medical per assistere popolazioni isolate dell'Amazzonia. Stan Brock, 72 anni, inglese di nascita, dirige l'intera operazione personalmente. Lo circonda una dozzina di volontari in attesa di sottoporgli l'ultimo problema del giorno: quanti pasti ordiniamo per domani visto che oggi 300 pazienti sono rimasti digiuni? Dove andiamo a recuperare delle siringhe, già finite tutte? A che ora iniziamo a distribuire i numeri dati tutti? Stan non perde mai la calma, questa è la clinica ambulante numero 576 messa in piedi negli ultimi 25 anni. Metodicamente riempie un taccuino di appunti, raccoglie dettagliate informazioni sull'attività del giorno: l'80% dei pazienti è venuto per vedere un dentista, ma solo 30 dentisti volontari si sono presentati ieri, oggi ce ne vorranno almeno 100. La domanda di esami della vista è stata massiccia, 372 richieste, ma c'erano solo cinque oculisti, ce ne vorranno almeno 20 domani. «La tragedia della sanità in America non sono solo i 50 milioni senza assicurazione, ma i cento, duecento milioni di "sottoassicurati", quelli che hanno un'assicurazione base che non copre però i check-up, le spese dentistiche e oculistiche», dice.

Quando ha iniziato a fornire l'assistenza medica gratis agli indios della Guyana nel 1985, Brock non avrebbe mai immaginato che sarebbe finito a offrire questo servizio di volontariato in California o in Tennessee. Ma è negli Stati Uniti che si svolge ormai il 60% dell'attività della Remote Area Medical, soprattutto nelle aree rurali più isolate dei monti dell'Appalachia o nelle riserve indiane del west.
  CONTINUA ...»

13 agosto 2009
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