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Istruzione, Italia Cenerentola d'Europa

di Claudio Tucci

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28 novembre 2009
L'Abc del decreto sui precari della scuola

Un quindicenne italiano su 4 fa fatica a leggere e a comprendere testi linguistici. Sono, per l'esattezza, il 26,4%, circa il 2% in più rispetto alla media europea, che si ferma a quota 24,1 per cento. Meglio di tutti si confermano i ragazzi finlandesi (solo il 4,8% ha scarsa capacità di lettura), mentre fanalino di coda sono i giovani romeni (53,5%) e bulgari (51,7 per cento). La rilevazione è arrivata direttamente dalla Commissione europea, che ha presentato i "progressi" compiuti dagli Stati membri in relazione ad alcuni obiettivi chiave nei settori dell'istruzione e della formazione per il 2010.

L'Italia migliora sul fronte degli abbandoni scolastici, che scendono al 19,7%, e su quello della scolarizzazione, che sale al 76,5 per cento. Siamo, invece, agli ultimi posti per quanto riguarda il finanziamento pubblico all'istruzione: un modesto 4,73%, contro il 5,05 della media Ue. Ancora troppo poco in rapporto al Pil. Anche se, poi, l'ultima rilevazione Ocse sugli apprendimenti dei ragazzi del Vecchio Continente, ha ribadito che i livelli di conoscenza a scuola non migliorano in funzione della quantità di soldi spesi, ma da come questi vengono effettivamente impiegati.

Meritano, invece, qualche approfondimento in più i dati che arrivano da Bruxelles sulle scarse competenze linguistiche dei 15enni italiani. I "voti" riportati dall'Italia sono tutt'altro che soddisfacenti. Soprattutto, rispetto alle prime rilevazioni, invece di andare avanti, siamo addirittura peggiorati di ben 7,5 punti percentuali. Nel 2000, infatti, a Lisbona, la Commissione, riflettendo sulla competenza degli adolescenti europei nell'interpretazione dei testi linguistici, aveva ritenuto "tollerabile" avere, nel 2010, non più del 10% di quindicenni fermi ai livelli minimi di preparazione (a quelli, cioè, che le ricerche Ocse-Pisa fissano alla capacità inferiore: livello 1). Quel 10%, poi, pochi anni dopo era stato rivisto e alzato al 17 per cento. Ebbene, nel 2000, la media dell'Unione europea si era attestata al 21,3%, mentre l'Italia raggiungeva un incoraggiante 18,9 per cento. A poco meno di 2 punti percentuali dall'obiettivo 2010 del 17 per cento.

Negli anni, però, la situazione anziché migliorare è andata via via peggiorando, fino ad arrivare a quest'ultima rilevazione, al 26,4%, che ci colloca agli ultimi posti in Europa. E non è affatto consolatorio sapere che le cose non sono andate meglio in molti altri Paesi, dove anziché progredire i livelli medi di competenza linguistica dei propri 15enni, hanno, piuttosto, elevato «i livelli di incompetenza», tanto che la media dell'Europa a 27, anziché scendere, è salita di 2,8 punti, passando dal 21,3% del 2000 al 24,1% del 2006.

Le scarse performance degli adolescenti italiani spingono, anche, a un ulteriore riflessione. Qualche settimana fa il nostro ente nazionale di valutazione, l'Invalsi, nel rendere noti gli esiti della rilevazione degli apprendimenti dei bambini delle elementari, aveva evidenziato una buona capacità linguistica e letteraria dei nostri giovanissimi. Questo significa che nel corso degli anni queste competenze si perdono. O per lo meno si riducono sensibilmente. E non è solo colpa dei «troppi videogiochi in circolazione nelle mani dei ragazzi», come, invece, sembra ritenere il commissario Ue all'istruzione, Maros Sefcovic. Il problema, in realtà, è più complesso e necessita di una riflessione seria.

28 novembre 2009
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